Ancora Non So

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Le montagne corrono veloci oltre i finestrini ampi del pullman, il tramonto colora tutto d'arancio e il pullman stesso è circondato da un silenzio che pare irreale, soltanto il lieve ronzio della radio ad intrattenere i passeggeri

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Le montagne corrono veloci oltre i finestrini ampi del pullman, il tramonto colora tutto d'arancio e il pullman stesso è circondato da un silenzio che pare irreale, soltanto il lieve ronzio della radio ad intrattenere i passeggeri.

Nonostante quella bellezza prorompente, la stanchezza insistente e il dolore ai polpacci, Manuel non riesce a chiudere occhio, impegnato com'è a percorrere con lo sguardo il profilo dolce di Simone che si staglia tra le luci e le ombre aranciate della sera che cala.

Dorme, Simone.

È crollato addormentato appena sfiorato il sedile, rannicchiato contro la stoffa ruvida che gli schiaccia una delle guance e costringe il volto in un espressione teneramente buffa.

Manuel vorrebbe sfiorarlo, accarezzargli le labbra, offrire un po' di sollievo a quella scomoda posizione che sicuramente gli causerà dolore, una volta svegliato.

Li attende un viaggio lungo, saranno a Roma a tarda notte.

Simone borbotta piano, si stiracchia come può in quello spazio ristretto e apre leggermente gli occhietti pieni di sonno, "Manu?"

"Ehi"

"Mi fa male la schiena"

Amore.

Manuel tira sù il bracciolo che divide i due sedili, s'appoggia bene al finestrino e allarga le braccia, "Vieni qua".

"Ma non stai scomodo tu?"

"No. Vieni qua dai, riposati"

Vieni qua dai, fatti guardare ancora un po', finché non scopro il modo giusto per farlo.

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Pseudo citazione di silvestri alla fine. E nel titolo.

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