Capitolo 37

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Ero davanti quell'edificio bianco e spento, almeno per me, non volevo entrarci, non sapevo con quale coraggio farlo, avevo voltato le spalle a tutti loro e ora mi dovevo presentare li come se niente fosse, ma lo dovevo fare, lo dovevo a mio padre, anche se ero arrabbiata, anche se provavo ancora rancore per quello che avevano fatto io dovevo andarci, non sapevano se si sarebbe ripreso e non me lo sarei mai perdonata se gli fosse successo qualcosa senza che io gli abbia fatto un ultimo saluto.

"Salve, la stanza del signor John Cooper?" mi fermai dinanzi alla segretaria dell'ospedale

"Lei chi è?" mi guardò di sottecchi

"Sono la figlia, Madeline Cooper"

"Ok" disse e controllò sul computer "terzo piano, stanza venti" continuò sorridendomi

Corsi verso l'ascensore e schiacciai il pulsante ripetutamente in modo isterico fin quando non si aprì, plagiai contro il numero tre e aspettai che le porte si chiusero per salire. Si fermò e quando quelle porte si schiusero mi catapultai fuori e corsi verso la ricerca della stanza venti.

Mi fermai immediatamente, mio fratello era fuori quella stanza seduto su una sedia posta li fuori con le mani sui capelli, non mi aveva ancora vista, ma io lo notai subito, notai quegli occhi pieni di lacrime, notai la sofferenza, la disperazione e la tristezza. Feci un colpo di tosse e lo vidi alzare lo sguardo e fermarsi verso di me, si alzò e mi venne incontro, mi aspettavo di tutto, ma tranne vedere e sentire le sue braccia attorno al mio corpo. James mi stava abbracciando dopo tanto e non ci pensai due volte a ricambiare quel meraviglioso abbraccio pieno di amore, amore tra due fratelli che nonostante tutto non smisero mai di volersi bene, un'abbraccio bisognoso.

"Sei venuta" affermò guardandomi attentamente con gli occhi lucidi

"Si, non potevo non venire" abbassai lo sguardo, ma lui me lo fece rialzare

"Grazie, papà è dentro con la mamma, ti aspetta" si allontanò per andare a sedersi dov'era l'attimo prima che arrivassi io

Feci alcuni passi che mi portarono dinanzi quella stanza, il mio viso si riempì di lacrime il secondo dopo vedendo la scena che si era palesata davanti ai miei occhi. Mia madre aveva la mano di mio padre tra le sue, lo guardava con occhi innamorati, anche dopo tanti anni, come aveva sempre fatto, mentre mio padre la guardava con un sorrise flebile e gli occhi a malapena aperti, lei lo guardava addolorata e provava a parlargli provando a non far trapelare la sua tristezza e per non farglielo notare a lui, ma si vedeva che faceva fatica, lo sapevo.

"Papà" zoppicando, con lo sguardo basso e con gli occhi lucidi dissi quella parola

"Madeline" tossì per lo sforzo fatto pronunciando il mio nome "non pensavo saresti venuta, avevo perso le speranze" continuò e io corsi tra le sue braccia, le braccia di mio padre, il mio eroe

"Vi lascio soli" mia madre mi diede un'occhiata rassicurante e uscì dalla stanza

Ci allontanammo dall'abbraccio e ci guardammo negli occhi, i miei lucidi e con le lacrime che sarebbero scese a momenti e i suoi che invece erano felici, felici di vedermi. Mi spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e si mise ad accarezzarmi la guancia, mi lasciai cullare dal duo tocco dolce e delicato.

"Un po' me ne vergogno" prese parola fermandosi d'un tratto

"Per cosa?"

"Per quello che ho fatto, non avevo capito quanto tu lo volessi e l'amassi, non ti ho messa al primo posto come avrei dovuto fare, non ti sono stato vicino come avrei voluto e non abbiamo fatto cene di famiglia insieme per conoscerlo e me ne vergogno" si fermò un attimo "non avrei dovuto mettere prima il mio odio di mia figlia, la mia principessa" continuò esitando

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