La chiamata

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La vita di Meredith non era delle migliori. Lavoro, casa, lavoro, casa. Meditava, si preparava, usciva, tornava a casa, meditava e dormiva.

Era questa la sua routine. Non le dispiacque, per i primi giorni. Perché il lavoro che faceva era quello che aveva sempre sognato, non riusciva neanche a scoprire quella piccola linea tra lavoro e piacere.

Non aveva molti amici, solamente una sua amica, conosciuta alle scuole superiori e ritrovata a NY, Kelsy, e il suo ragazzo Jonah. Quelle poche volte che usciva con loro, si sentiva di troppo, alcune volte sembrava che manco la vedessero.

Anche quando tardava ad arrivare a casa, pensava al lavoro. Pensava a quale vestito avrebbe indossato il giorno dopo e per quale azienda. Come le avrebbero sistemato i capelli e quali colori avrebbero utilizzato per colorargli le palpebre.

"Meredith, ti è arrivata una lettera."

Questo fece sobbalzare la ragazza. I suoi capelli mori e lunghi ondeggiarono con lei quando si alzò.

Le goti, come sempre, erano arrossate, sia per il calore che c'era in quell'appartamento, che per l'imbarazzo.

La lettera era, come sempre, dai suoi genitori.

Si dovette allontanare da loro a 19 anni, per diventare quello che aveva sempre voluto. La distanza la faceva soffrire molto, perché nonostante non avesse mai avuto un buon rapporto con loro, gli voleva tanto bene.

Erano molto all'antica, ecco il perché della lettera. Non utilizzavano computer, né telefoni e non sapevano neanche cosa fosse internet. Per questo fu lei a adattarsi e imparò a scrivere lettere.

Decise di aprire la lettera una volta che la migliore amica fosse andata via.

"May, devo dirti una cosa."

May era il soprannome che Kelsy gli aveva dato sin da quando si sono conosciute, ma lei non lo sopportava proprio all'inizio, poi, ovviamente, ci fece l'abitudine.

"Dimmi babe." Disse lei, tornando nel letto con lei.

"Ho intenzione di lasciare Jonah."

"Che cosa? Sul serio?"

"Sì, sul serio. Non mi trovo bene come prima. Sono passati tanti anni da quando non sono più single ormai. E vorrei esserlo, sentirmi con tante persone diverse, fare quello che ho sempre voluto senza avere ripensamenti o cose del genere."

"In parole povere vuoi fare la troia."

Si volsero uno sguardo e risero. Meredith amava quella persona. In senso amichevole. Amava il modo in cui fossero sempre sincere l'uno con l'altro, anche se questo le avrebbe portate ad una discussione o ad una litigata. Amava il modo in cui si sentiva bene, tranquilla e felice.

Quelle poche volte in cui si vedevano, per lei era vero e proprio relax.

Lo era anche per Kelsy, che per quello che stava vivendo, la usava come "scusa" per il suo ragazzo, per allontanarsi da lui.

"In parole povere sì." Risero ancora. "Vorrei essere troia con te."

"Oh, amore. Non ho neanche il tempo di bere un bicchiere di vino e guardare una serie tv, figuriamoci andare in giro."

"Posso farti una domanda?"

Meredith si girò su un fianco per guardarla meglio negli occhi.

"Se potessi tornare indietro, sceglieresti lo stesso la vita da modella?"

"Sì. è quello che ho sempre voluto, e non mi importa se non ho tempo, mi piace da morire."

"Quanto ti invidio."

Circle - Sebastian StanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora