Capitolo 29

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Era la vigilia di natale, ed il mio umore non era dei migliori. Il telefono però continuava a distrarmi, e gli squilli ormai avevano preso un ritmo molto fastidioso. Mi allungo per prenderlo e resto sorpresa quando leggo il nome del mio strizzacervelli. Decido di non rispondere. Ho bisogno di una doccia e adesso. A casa come al solito non c'è nessuno, quindi non mi faccio il problema di camminare nuda. Con velocità mi sono preparata per la cena di stasera. Ero felice e preoccupata allo stesso tempo, perché l'indomani la giornata sarebbe stata un vero fallimento.  Mi guardo allo specchio per darmi un'ultima distemata, prendo una borsa molto grande per mettere dentro il suo regalo, bel impacchettato. Scendo giù trovandolo ad aspettarmi. Il mio viso si scalda quando i suoi occhi mi ispiezionano. Ho un vestitino di maglia color lilla per coprirmi dal freddo, un cappotto bianco lungo fino al ginocchio e gli stivali sempre bianchi. <<sei bellissima tesoro>>sorride baciandomi. <<anche tu non sei niente male>>lo guardo nei occhi, e vedo qualcosa di diverso, sembra freddo, quasi come se da un momento all'altro potesse succedere qualcosa di grave, al quale non si può rimediare. Faccio finta di niente ed entriamo in macchina. Non parliamo, o almeno lui non lo fa, mi risponde a monosillabi, e non ne capisco il motivo. Poi ad un tratto sembra riprendersi come se i suoi stessi pensieri fossero sbagliati.  <<scusami tesoro,sono un po stanco>>replica mostrandosi più sicuro possibile, e per chi non lo conosce come me, potrebbe anche crederci. Annuisco e per il momento lascio stare. Devo restare calma, arrabbiarmi ed iniziare una discussione al momento non va bene. Mi chiedo solo come fa a mentire così spudoratamente. Entriamo in casa, l'albero di natale in mezzo alla sala è spettacolare, sorrido pensando a quando l'abbiamo decorato insieme pochi giorni fa. Era stato molto faticoso, ma alla fine era uscito un vero capolavoro. L'albero era fresco, l'aveva preso lui in montagna da un vecchio amico. Era alto almeno 2,30 di una circonferenza abbastanza ampia. L'odore era così forte che si sentiva in tutta la casa. Quando mi aveva chiedo di sistemarlo con lui ne ero stata felicissima. Nel mentre parlavamo mi aveva confessato che in quella casa, da quando era andato ad abitarci non aveva mai festeggiato nessuna festa, perché restava sempre solo e quindi preferiva andare dalla sua famiglia.Con una scusa vado al piano di sopra per nascondere la mia borsa nel suo ufficio. Entro  senza far rumore e vedo dove mettere la borsa. La stanza è molto ampia, di fronte a me c'è la scrivania di mogano nero, sulla destra di quest' ultima c'è la finestra che da sul giardino laterale,  le pareti sono bianche e l' odore di pulito e della sua colonia  mi invade le narici. Il cuore comincia a battermi all' impazzata, respiro profondamente in cerca di calma che non trovo. Cammino in giro per decidere cosa fare, e alla fine l'unica opzione è quella di metterla sotto alla scrivania. Penne, appunti, foto della sua famiglia, c'è addirittura una nostra foto. Ci guardiamo innamorati, e non sapevo minimamente l'esistenza di questa foto. La sfioro con le dita ricordando perfettamente quella sera, quando mi rassicurava perché sapeva che non ero abituata a stare al centro dell attenzione e di quando i paparazzi non mi ispiravano tanta fiducia.Mi blocco, il sangue si gela nelle vene. C'è un fascicolo con il mio nome che non avevo visto prima, o forse non ci avevo dato importava troppo impegnata a . Lo sfoglio, nella prima pagine c'è un mia foto, il mio nome e cognome, data di nascita e anche la mia diagnosi. La testa mi gira, ho la nausea, riesco a restare in piedi sedendomi sulla poltrona. Sfoglio le pagine velocemente, delle lacrime scivolano sul viso. Le labbra mi tremano, e le emozioni di stanno accavallano una su l'altra e la diga sta per scoppiare. Sembra tutto un film, uno stupido scherzo, ma quando vedo la firma del mio strizzacervelli scoppio definitivamente. Mi ha mentito. Ha avuto il coraggio di mentire, sapeva tutto, ogni piccolo particolare, stava solo recitando, è uno sporco bastardo. Non poteva essere tutto rose e fiori. Era impossibile, doveva avere qualche scheletro nell'armadio, nessuno in questo mondo non ha peccati. Lo prendo e scendo le scale arrabbiata più che mai. Sbatto sul tavolo il fascicolo, e subito si gira nella mia direzione per capire cosa sta succedendo. <<voglio delle spiegazioni>>ringhio cominciando ad estrarre tutti i foglio, dal primo all' ultimo, spargendoli sotto al suo sguardo implorante e colpevole. <<sapevi tutto, ogni singola cosa, sei uno stronzo, bastardo e sono stata una stupida a credere che in fondo stavi cominciando a provare qualcosa per me>>urlo e piango il mio dolore. <<posso spiegarti Sophie, per favore ascoltami>>mi prega e fa per avvicinarsi ma non glielo permetto. Devo stare lontano da me. Non voglio più che mi tocchi, non voglio più vederlo. <<mi sono fidata di te, sei stato il primo in tutto, e tu invece mentivi, in ogni singolo gesto. Era tutta una finzione, sono finita per amarti invece per te era solo uno stupido gioco>>ringhio puntandogli il dito contro. Gli ho mostrato tutti i miei difetti, le paure, gli attacchi di panico e alla fine non era servito a niente. Mi aveva usato. L'unica persona che credevo di amare  finalmente, era riuscita a deludermi. Il petto mi fa male, per lo sforzo. Le mani coprono il mio viso pieno di lacrime, singhiozzo compulsivamente. Sento le sue dita mi sfiorano le mani, nel tentativo di calmarmi. <<non toccarmi, non te lo permetto>>
<<Nanà per favore, fammi parlare. Io e il dottor Moore siamo amici, da molto tempo. Abbiamo frequentato l'università insieme e ci siamo usciti con i massimi voti in medicina. Mi ha parlato di te, ed è stato prima di conoscerti veramente.>> sospira mortificato.
<<non ti perdono>>mi siedo sul divano abbracciandomi. Il petto mi fa male e non riesco più a respirare, le mani tremano con vigore e vorrei solo scomparire, tornare nel mio letto e restare sola, fin quando le mie ferite non si rimarginano. La voce nella mia testa ricomincia a parlare e non smette. <<so di aver sbagliato, ma ti giuro che ogni cosa che ho fatto e detto era vera>>si inginocchia appoggiando la testa sulle mie gambe.
<<il giorno prima ti avevo vista al semaforo stavo andando nello studio di Brain, stavamo parlando ed ho visto il tuo fascicolo sul tavolo, volevo solo aiutarti, e lo voglio anche adesso, ma credo di sentire qualcosa di più>>sussurra riuscendo a scoprire il viso dalle mie mani e baciando le guance, succhiando via ogni lacrima. Faccio per dimenarmi ma, il mio corpo reagisce in modo diverso da come vorrei, e per un attimo mi rilasso sotto al suo tocco <<mi hai trattato come una paziente tutto il tempo>>dichiaro spintonandolo. <<non è vero tesoro non sono più un dottore da tempo, avrei dovuto dirti tutto lo so, ma non volevo apri una nuova ferita>>
<<fanculo Alex, stavo anche per rinunciare allo stage più importante di tutta la mia vita per te>> impreco e gli mollo uno schiaffo. Resta fermo, e scoppio di nuovo a piangere.
<<dove te ne andrai?>>
<<ovunque ma lontano da te sicuro>> non lo mai visto così indifeso, la tentazione di buttarmi tra le sue braccia è tanta.
<<te ne vai per sempre>>domanda  aspettandosi forse una risposta negativa. <<non lo so>>alzo le spalle come se la cosa non mi riguardasse.  <<se è quello che senti allo fallo, basta che tu sia felice, mi basta questo>>parla così dolcemente che guardo altrove, consapevole che non è quello che voglio. Ma è riuscito a rompere la mia ultima speranza. Ogni singola traccia d'amore.
<<voglio tornare a casa>>la testa mi fa un male assurdo,tremo scossa dal pianto forte, e al momento vorrei solo potermi fare una doccia e andare a dormire. Sapendo anche che gli incubi torneranno più forti di prima.
Annuisce a queste mie parole, restando per un attimo a fissarmi. Gli occhi parlano, e mi stanno dicendo di non andare via, ma ho bisogno di stare da sola.
<<devi promettermi una cosa. So che adesso mi odi ne hai tutte le ragioni, ma promettimi solo che resterai sempre e comunque la mia ragazzina>>la voce gli si spezza e una lacrima solitaria gli scende sul viso. Ci stiamo dicendo addio, e nessuno dei due sa cosa dire. Chiudo gli occhi che sicuramente saranno diventati rossi, per riposare un attimo e isolarmi dalla scena. <<sarò sempre la tua ragazzina>>sussurro per fargli capire che non è l'unica cosa che vorrei dirgli adesso, ma non trovo il coraggio. Sorride consapevole e mi bacia la punta del naso. Si alza e insieme andiamo verso la macchina, per ritornare fuori casa mia. Scendo dalla macchina e come se non bastasse ha cominciato anche a piovere. Sbatto la portiera correndo in casa mia. Corro in camera mia, e il pianto ritorna più forte di prima, consapevole che non ci vedremo mai più....


Ma buonaseaa
Ho fatto un po tardi, ma stavo rischiando di non pubblicare ma  ho risolto subito diciamo così. È stato un po difficile scrivere questo capitolo, perché principalmente ho sentito le loro sensazione🥺
Comunque vi aspettavate una cosa del genere?
Ci sarà un continuo, e non finiranno così le "sorprese"
Ditemi se vi è piaciuto con una stellina o un commento. Baci e al più presto💜

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