La preghiera

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Quattro semplici stop. Dei passaggi a livello che non puoi sorpassare. Se vai oltre, c'è un treno che passa ogni secondo, non per portarti chissà dove, ma per lasciarti schiacciato in mezzo ai binari. Un quadrato di fiducia e di rispetto che nulla ha a che fare con una gabbia. È semplicemente il cuore della tua libertà, al di là c'è la libertà di tutto il mondo. Costruisci il tuo quadrato. Fallo per te, e fallo per noi. Credimi, un tempo non ti avrei mai chiesto una cosa del genere. Il giorno che tornò a casa mio padre rinnegai la fiducia negli uomini come il peggiore tra i mali. Schiacciai l'ultimo frammento di fede nel buco più profondo delle aspettative. Dopo che alla sua assenza avevamo dato un irragionevole perché, si ripresentò con due valigie tra le mani.
Al suo "Ciao, come stai?", l'unica risposta sentita che mi uscì di getto fu sbattergli la porta in faccia. Ma mamma, che aveva sentito il campanello, scese le scale dal piano di sopra a balzi, quasi come se quel "din don" le avesse dato una scarica elettrica rimettendo in moto il suo entusiasmo.
«Ma che fai?!» mi rimproverò scansandomi in un lato, «Fallo entrare!». E con un sorriso spalancato a trentasei denti gli aprì la porta di casa nostra.
Avevo visto mia madre disperarsi, impregnare di acqua salata cuscini su cuscini, digiunare settimane intere, nascondere l'album del matrimonio appena io o Olly entravamo in camera, battersi pugni sul petto incolpandosi di responsabilità che non ha mai avuto. Lei... radiosa rosa rossa di maggio, divenne un fiore secco. Io e mia sorella ci muovevamo intorno ad essa con le braccia aperte raccogliendo ogni petalo che le si staccava, finché ho visto quella meravigliosa rosa rimanere uno stelo di sole spine. Le nostre carezze abbracci nella nebbia che ci lasciavano in mezzo alle mani graffi sanguinanti.
Nostra madre viveva ogni giorno aspettando lui. L'attesa è un brivido di piacere solo quando sai già a cosa ti porterà. Ma quando è la speranza, quando è solo quella che l'alimenta... l'accresce... la culla, le cose cambiano. L'attesa diviene un acido inodore che ti consuma da dentro. Non serve a nulla se non ad annullarti far sì che l'attesa sia l'amaro senso per risvegliarti ancora. Perché starsene fermi ad aspettare una chiamata, una risposta, un abbraccio? Prendi i giorni e rendili tuoi, basta! Quel che meriti e ti merita, ti troverà ovunque sarai.... E nel tuo sorriso avrà più voglia di arrivare, o di tornare.
Quel che mi rattristava non era riavere mio padre a casa, ma la consapevolezza che avrei visto ancora una volta la gioia sparire dagli occhi di mia madre non appena sarebbe riandato via. Non riuscii a costringermi a sentire le sue vane spiegazioni, impreziosite da finte scuse. Alla sua lagna miagolata c'ero abituato e non mi faceva più nessuna specie. Mi incollai dietro alla porta. Fermo al muro. C'ero, ma la mia mente scappò lontano. Verso una famiglia gioiosa, sincera... semplicemente verso una famiglia, quello che con lui non lo eravamo più da tanto. Restò. Ma questo già lo sapevo dal momento esatto in cui aveva bussato.
Di notte, come se quella fosse una meritata punizione, mamma l'obbligò a dormire sul divano.
Io, nel mio letto, non dormivo manco per accenno. Causa l'angoscia inevitabile. Ma anche per via dei continui singhiozzi stridenti privi di pianto che fungevano da perfetta colonna sonora ai miei tormenti. Erano una consuetudine le nottate insonni di mia madre, ma andando verso il bagno mi accorsi che quei singhiozzi non provenivano dalla sua stanza. A passi scalzi tornai indietro, verso quella di Olly. Aprii uno spiraglio di bussola. Una candela accesa sul comodino, fu nostra madre a inculcarle che le candele bianche sono portatrici di serenità. Olly stesa sul lettino. Le coperte sotto i suoi continui calci si stropicciavano arrotolandosi ai piedi. Entrai.
«Olly, Olly... stai bene?» le domandai sottovoce.
Dormiva. Si agitava. E farfugliava qualcosa in preda a chissà quale incubo. Non stava bene, era evidente. La candela bianca non serviva a un cazzo! Avrei voluto aiutarla... rassicurarla. Mi ci misi seduto accanto. E tentai di essere il buon fratello che meritava. Le asciugai la fronte sudata, una carezza sul viso stanco e provato da tanta sofferenza. Solo io la potevo capire. Solo io. Poi, poi presi la sua mano nella mia sussurrandole all'orecchio l'unica cosa che mi venne da dire. Una stronzata, giusto per conciliarle il sonno:
«Dormi tranquilla, vedrai che domani sarà un giorno migliore!».
Sapevo bene ch'era una menzogna ma la voce non ebbe il coraggio di leggere il pensiero. " Una bugiarda promessa che mi brucia nella gola solo a pronunciarla. Una colossale balla ti sto dicendo sorella mia... perché oggi è uguale a ieri e domani, il domani che ti aspetta sarà peggio di oggi". La sua mano me la tenevo stretta nella mia. Una luna splendente si specchiava nelle lastre della finestra socchiusa. Bella. Stupenda, come tutte le donne. Ed io a quella luna e alle sue figlie stelle rivolsi la mia preghiera:« Mai un Padre Nostro in tutti i miei giorni, ma se qualcuno... o qualcosa c'è che possa rimediare a sto disastro, che mi aiuti! Lo scongiuro! Non c'è terra felice se esisteranno ancora esseri indegni che la calpestano. Per quanto sono stato bravo a delineare dei giusti limiti, ci sarà sempre qualcun altro pronto a disintegrarli senza rimorsi. Ho paura! Paura che un giorno una mia mano arrivi con forza sul volto delicato di una donna... MAI! TAGLIATEMI LE BRACCIA! ...e se poi un domani mi rendessi conto che assieme al dna ho ereditato pure la vigliaccheria da mio padre?! Lascio chi mi ama nella disperazione?! Oh mio Dio... preferisco morire! FAMMI MORIRE! L'ultimo limite che io stesso ho scalfito nelle mie più intime emozioni non so se sono in grado di non sporcarlo con passi maldestri. Non sono stato un uomo restando muto davanti agli stronzi che umiliavano Sergio. Non sono stato un uomo accusando Jack di codardia quando fui io il vile scegliendo di drogare la mia coscienza. Non sono stato un uomo desiderando d'essere un formichiere quando so che le formiche non sono altro se non cristiani a cui nessuno dà più rispetto. Non sono stato un uomo chiudendo la porta in faccia alla verità. Non sono manco stato capace di fermare mio padre quando raccattò due pezze lasciandoci alle spalle... divenne l'esempio di uomo che non sarei mai voluto essere. Ma forse... forse lo sono già diventato. E se questo è un uomo. Se allora questo è l'uomo che sono, e che sarò... DISTRUGGETEMI!!! ...mia madre, mia sorella... le donne meritano gioia, gentilezza... Una visione puramente idilliaca se ci saranno ancora uomini a strapparne i sogni. UCCIDETEMI! CANCELLATEMI DAL MONDO! STRAPPATE VIA DA QUESTO CIELO TUTTE LE LARVE CHE L'INFETTANO... Ve ne prego... che qualcuno mi ascolti. Che qualcuno mi ascolti... ».
La stanchezza mi sopraffò. Gli occhi si chiusero impregnati di lacrime. Stavolta il tappo di sughero con cui ero per anni riuscito a bloccare in fondo all'anima ogni sensibilità, era saltato via... Non aveva più retto, lasciando che un pianto amaro sgorgasse dai miei occhi come lava incandescente. Lo strappo che credevo non si potesse più ricucire. Mi addormentai con la testa sul suo petto. Sul cuore di Olly.
Non lo sapevo, non immaginavo minimamente quello che mi sarebbe capitato dopo quella notte. Il risveglio sarebbe stato scioccante.

UPSIDE DOWN Vol 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora