La vendetta

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La fine dell’ergastolo. Il peccato mandato in prescrizione. La nostra prigione s’era aperta, ed un’altra si era creata. Quegli ignobili bastardi rinchiusero tutte le donne in gabbie recintate. Trattate peggio che delle bestie. Non sentivo il pianto di una donna da così tanto, e udire all’unisono tutti quei singhiozzi stridenti… le urla… le grida soffocate… Terribile. Fu davvero terribile. Il dolore mi graffiava in mezzo alle tonsille. L’odore di terra bagnata è così fresco, penetrante. Dovevo chiudere gli occhi e inalare quel profumo più che potessi quando la pioggia inumidiva la Terra, ma adesso erano lacrime che l’annaffiavano. Lacrime bagnavano il terreno.
Come si fa ad essere fautori di tristezza e compiacersene? Goderne? Io proprio non lo capisco. Le mie mani fremevano dalla voglia di uccidere. Di vederli dissanguare in atroci sofferenze. Li avrei impalati. Ecco, è proprio questo che avrei fatto. Uno per uno. Tutti i bapu. Infilzati come spiedi. Un grosso palo di ferro arrugginito dal culo fino a sbucargli da quelle teste piene di merda. Che cosa credi che io non pensi mai alla morte… a quanto possa sembrare semplice la soluzione a “certi” problemi un colpo di pistola o un fendente alla gola? Ma aspetto, ragiono, rifletto. Schiaccio la rabbia nell’incomprensione e non lascio mai i miei panni di essere migliore. C’è ancora un limite di cui non ti ho parlato, quello che lega indissolubilmente gli altri quattro. E non dovrei essere io a suggerirtelo. Se speranza ancora c’è dillo tu. Dimmelo tu qual è quel limite. Su, coraggio! Il sudore scrosciava dalle nostre fronti. Gli saremmo voluti piombare addosso e fermarli, in qualsiasi modo, ma è proprio quando il fuoco della rabbia ti divampa dentro che devi stringere i denti e prender tempo. Mai mutare l’ ira in odio!
«Ma adesso vuole ucciderle?» Tusco, scioccato dalle urla di donna scuoteva nervosamente la testa.
«Non lo so», Milo si sforzava a tenere gli occhi bassi pur di non guardare in faccia la disperazione.
«Non penso, non è una vendetta all’altezza di Fenrir,» ribattette Fernando ai due commilitoni, «ha in mente qualcosa di orribile per loro, non so cosa ma sarà mostruoso»
«Allora dobbiamo cercare di capire, dobbiamo scoprire le sue intenzioni prima che sia troppo tardi» valutò Plaus.
«Già, hai ragione. E voglio dare proprio a te l’incarico di questa missione», decisi di affidare il da farsi a Plaus, «indirizzaci tu a quali mosse fare»
«Non è un impresa facile…», Plaus iniziò uno snervante andirivieni onorato e appesantito dal compito assegnatogli «Fenrir è diventato più sospettoso nei riguardi di tutti i bapu da quando è stato avvelenato, ha capito che c’è qualcuno attorno a lui che gli rema contro e la bocca la tiene ben chiusa sui suoi piani…direi serrata».
Poi d’un tratto si fermò e la voce passò da rassegnato a intuitivo:
«Però uno c’è di cui Fenrir si fida senza remore: Jormungandr!» esclamò illuminandosi in volto, «Seguiamo il serpe e forse sveleremo i suoi malvagi disegni».
Spie dei meandri oscuri diventammo. Ci spartimmo i giorni del rettiliano in ogni sua mossa.
Fernando lo seguiva al risveglio, Milo vegliava il suo sonno, Tusco i suoi pasti, c’era chi gli faceva da sentinella persino al bagno. Gli stavamo col fiato sul collo.
Finché uno dei nostri non tornò con la notizia.
«Oh mio dio, Skinrir!», Milo mi venne incontro sconvolto, «È peggio di quanto credessimo!!!»
«Calmati… calmati», bloccai le mie mani sulle sue spalle «prendi fiato e dimmi che succede»
I suoi occhi sbarrati vibravano in preda all’agitazione.
«Credimi, non l’avremmo mai potuto prevedere una cosa del genere!»
«Cosa?»
«Vuole farle vivere qui… qui!»
«Ma cosa vai farfugliando giovane pazzo?!», lasciai la presa e gli diedi le spalle in un’incredulità che ti accappona la pelle.
«Te lo giuro Skìnrir… credimi… è così…»
Con le mani mi lavavo la faccia senz’acqua, mentre il più giovane degli scudieri continuava a parlare.
«Stava dormendo, e poi all’improvviso non stava più nel letto… mi sarò appisolato qualche istante, non l’ho fatto apposta, l’ho cercato ed è da Fenrir che stava, li ho sentiti parlare… gli diceva che è tutto pronto… hanno istituito delle specie di scuole, non so spiegarti… ma vuole insegnare alle inviolate a vivere nello Jouthermen prima di impadronirsi di Violet per sempre. Vuol far vivere loro la stessa pena che è stata inflitta a noi…»
Chiamai a raccolta le poche energie che avevo e presi fiato.
«Ancora?! Quanto ancora devono pagare le donne?»
«Allora, che cosa è successo?», Plaus col fiatone appena accorso assieme a tutti gli atri de Lo Scudo, «siamo venuti il prima possibile»
«Fenrir vuole insegnare alle inviolate a vivere come un bapu,» spiegai loro prendendo man mano coscienza di quel che stavo dicendo, «Vuole insegnare alle inviolate come pensa un bapu. Come agisce un bapu. Vuole vendicarsi condannandole all’involuzione!»
«E che intendi fare?» Plaus con pacche sulla schiena provò a smorzare la mia disperazione.
«Non glielo permetteremo… Devo parlare con mia sorella. È questo che devo fare. Mantenetevi sempre in allerta, potrei non essere io quello che varcherà la soglia. Vado a cercare Olly».

UPSIDE DOWN Vol 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora