Il perfido Joumungandr scortato dai suoi scagnozzi accompagnava una lunga sciarpa di donne per le vie della disgraziata cittadina. Incatenate l’una all’altra. Si trascinavano come foglie morte mosse dal vento. Spostate e ferite da frustate e insulti.
Lentamente la sciarpa si snodava. Le inviolate venivano smistate di poco in volta in diverse fazioni della lugubre metropoli. A gruppi di quattro, cinque. Dovevo trovare Olly prima che venisse indirizzata anch’essa chissà dove. Ma dove sei… dove ti sei cacciata sorella? Contromano affiancai il treno delle inviolate cercando lei. Una donna si incrociava a ripetizione le braccia sul petto incastrandosi le unghie dalle spalle fino ai gomiti. Un’anziana seminava a ciocche i suoi capelli grigi lungo la via, le si staccavano per le disperazione. Un’altra si schiaffeggiava pesantemente urlando: “QUESTO È UN INCUBO! SVEGLIATI!!!”. Di una bambina ne vedevo solo i piedi, avanzava nascosta sotto la gonna della mamma. C’era chi vomitava. Chi senza forze, veniva sorretta da altre. E chi con lo sguardo assente, camminava come telecomandata. È solo alla coda della sciarpa che trovai Olly. In mezzo a mamma e alle sue amiche. L’afferrai per un braccio cercando di portarmela via il prima possibile. Olly inchiodò i piedi a terra opponendo resistenza. Non voleva lasciare mamma e le sue compagne, la capivo ma non potevo portarle tutte con me. Non in quel momento.
Sotto estorte promesse, la convinsi a seguirmi.
La coalizione aveva voluto preparare una regale poltrona per l’ospite che sarebbe giunta. Fu Milo a insistere:
«Una donna nel nostro covo?! …Viene una donna qui… dobbiamo accoglierla nel migliore dei modi!» il giovane talpide saltava da una parete all’altra in preda all’euforia.
«Su, calmati! Non porto una donna, è solo mia sorella!» Un fratello non vede mai la propria sorella per quello che è.
Una sedia in legno intagliato a mano, fiori incisi e dipinti in oro che sbocciavano in ogni sua nuda parte. Un prato sbocciato attraversato da quattro serpi. Non come simbolo di male, ma di intelligenza, astuzia, forza ed equilibrio. Una corona rovesciata e due ali abbassate incise nella parte più alta della spalliera perché il regno non è di chi ha corone e il cielo non è di chi vola. Tappezzata di velluto viola. Un capolavoro d’artigianato creato su nostra commissione dai grants appositamente per il suo arrivo. Per Olly Violet.
Seduta in mezzo al mio esercito iniziai col spiegarle chi eravamo e a cosa aspiravamo. Che Lo Scudo desiderava un mondo di pace e di serenità, che non avremmo mai ostacolato la gioia delle inviolate, semplicemente l’avremmo condivisa con piacere se possibile. Che Fenrir bramava invece per una terra tutta per se stesso e i suoi seguaci. E che noi avremmo fatto il possibile per fermare la sua avanzata.
Domandavo una cosa e Olly me ne rispondeva un’altra, le facevo un appunto e dibatteva un improbabile argomento. Una crisi di nervi. Stavo per affogarla con le mie mani.
«Ma non mi stai ascoltando?…»
«Ma come devo ascoltarti in queste condizioni?» puntualizzò infastidita. Mi fece notare giustamente che non è che le riuscisse bene dedicarmi attenzione in mezzo ai miei compagni che le si avvicinavano curiosi. Chi l’annusava. Chi la toccava. L’indiscreto Milo le si affacciò persino sotto la gonna.
Era comprensibile quell’eccentrico interesse, ne avevano sentito parlare, ma non avevano mai incontrato una donna. Li feci allontanare comunque, e portai al punto il mio discorso:
«…Ho raccontato a tutti loro di te quando ero certo che ci avresti liberati… che avresti salvato noi e voi uccidendo Fenrir. E invece…»
Le vomitai addosso tutta la rabbia. Tutta l’incomprensione. Era colpa sua. Cioè non è che era colpa sua, ma poteva essere per una volta una gran menefreghista e pensare a se stessa.
Che ci voleva a fargli scendere nella gola qualche goccia di veleno in più a quel bastardo? Niente! Ci voleva stomaco forte e determinazione. Sempre il cuore ci devono mettere in mezzo… ma lasciatelo un po' riposare sto cuore dico io…
«Te l’avevo detto che non avrei potuto. Che non ce l’avrei fatta».
Espirai rassegnazione. Oramai è inutile piangere su sangue versato… Quel che è stato, è stato! Però doveva vedere con i suoi occhi il martirio a cui aveva condannato se stessa e tutte le inviolate.
La trascinai di forza ad una delle griglie sul pavimento da cui spiavamo i movimenti dei seguaci di Fenrir, spostò la montagnola di foglie secche, e da lì vide. Vide il male. Donne obbligate a fare il male. A uccidere animali, a scuoiare lepri e conigli, sventrare vacche e maiali, a costruire armi…
«Ma perché sono costrette a fare quelle cose?»
«…Perché vuole farvi vivere come i bapu quel maledetto!».
«Vieni a vedere, è lui!».
Raggiunsi subito Olly, affacciandomi nella finestra sull’inferno. Era Fenrir, chiedeva a Jormungandr proprio di Olly. Il serpe non gli seppe rispondere, non sapeva dove fosse. Ostentando clemenza in inchini indietreggiati, il serpe lasciò il sovrano e corse via.
«È andato a cercare te Olly. Devo riportarti subito giù»
«E che ne sarà di noi?»
«Lo ripagheremo con la stessa moneta».
Conosci il detto “occhio per occhio dente per dente”?! Beh, se è un tranello che Fenrir aveva giocato alle inviolate, allora è un tranello quello che l’avrebbe incastrato.
«Un bapu non ha punti deboli. Niente commozione. Mai un ripensamento. Nessun pentimento. Un bapu non ha sentimento. Un bapu non ha anima. Però ha un corpo. È fatto di carne… e ho pensato che magari è proprio su quei carnali istinti primordiali che possiamo ricamarci qualcosa». Intasati in un pertugio dello Jouthermen accompagnavo Olly dal resto delle inviolate.
«Qualcosa cosa?»
«Io l’input te l’ho dato, sei tu la donna, quella astuta… quella che ne sa una più del diavolo. Quindi sputa fuori la tua di idea e chiamami quando sarà il momento.» io non sapevo far di più, «D qui devo lasciarti proseguire da sola, ancora pochi passi e salta giù nel terzo buco sulla destra. Cascherai a qualche metro dal recinto con le tue amiche».Manco il tempo di rientrare nel mio covo che il viscido serpe la raggiunse. I due loschi individui che lo accompagnavano agguantarono Olly sotto le ascelle e se la trascinarono via di peso.
«La stanno portando da Fenrir. Lo sapevo! LO SAPEVO, CAZZO!» rilanciando di continuo occhiate nevrotiche nella griglia intrattenevo una discussione con me stesso mentre gli altri componenti de Lo scudo assorbivano silenziosi le mie preoccupazioni, «Che intenzioni avrà quel meschino. Cosa vorrà farle… Non me lo perdonerei se le accadesse qualcosa di male. GUAI A LUI SE LA SFIORA CON UN SOLO DITO! Non riesco ad aspettare. E se mentre sto qui a ciondolare avanti e indietro lui l’ha già ammazzata??? ODDIO! Non oso pensarci. Ginyk perché non scendi a cercarla, va!» pregai il bapu formica, ma ritirai subito la richiesta. Era compito mio. «No, resta fermo. Devo andarci io».
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UPSIDE DOWN Vol 2
FantasyApri gli occhi tutti i giorni e rivedi la stessa identica violenta realtà, nonostante i tuoi sforzi, nonostante ti affatichi, sudi, t'ammali, ti impegni per far sì che qualcosa cambi e poi ti accorgi che niente cambia, niente può cambiare perchè nie...