Un primo salto: il mio. Poi uno dopo l'altro si aggiunsero al tuffo nell'oscuro anche i cari, fidati, amici. Sapevo che l'avrebbero fatto. Chi è con te, è con te punto e basta.
Io e gli undici soldati. Undici dovevano essere. Undici, non dieci. Tyr con il polso fasciato alla mia destra, Milo alla sinistra. Tusco e Sefonte alle spalle. Ginyk, Astralide ed Hermes davanti. Fernando, Blanco e Cameso gli ultimi a raggiungerci.
«Ma dov'è Plaus?» Solo una volta giù mi resi conto dell'assenza di uno. Mancava il bapu rospo.
«Ha detto che ci aspettava nello Jouthermen» spiegó il giovane talpide, «È restato con gli altri di guardia a Fenrir».
La libertà ti appanna la vista. Plaus non era venuto con noi su Violet ad accompagnare le inviolate ed io non me ne ero proprio accorto.
Percorremmo la via di ritorno come macigni spinti nel fango. A rilento. Lo Jouthermen una grotta fredda. Fredda e vuota. Più percorrevamo la strada del rientro e più si faceva prepotente il senso d'assenza. Il vuoto. Potevi sentire l'eco dell'ansia. Ogni passo echeggiava nell'aria. La desolazione. Non c'era più un bapu. I sudditi di Fenrir tutti spariti, anche se non su Violet erano comunque balzati nella luce senza preoccuparsi minimamente di quale fine avesse fatto il grande supremo della superbia. E su questo non c'era da meravigliarsi.
Ciò che ci lasciò interdetti, fu quel che pian piano diveniva esplicito: Non c'era più nessuno nemmeno dei nostri commilitoni. Dei cento e più bapu arruolati dai miei compagni nel buon esercito non ne era rimasto alcuno. Ci guardavamo attorno sconcertati e amareggiati.
«Ma che fine hanno fatto tutti gli altri?»
«Sono andati via» una voce sottile, si alzò fievole in lontananza.
“Sono andati via”. Beh, la libertà fa gola a tutti. “È giusto così”. Per alleviare la delusione mi imposi che fosse giusto così. Mi rasserenò e addolcì l'amaro soltanto la consapevolezza che adesso in libertà, ci fossero assieme ai bapu, anche gli scudieri a sorvegliarne l'agire.
Andammo incontro alla voce.
Fenrir con le zampe legate comprimeva e allungava lo stomaco in una risata frammentata. Hel chiusa nel box non ci degnò di uno sguardo, invaghita di se stessa non aveva interessi se non per il suo riflesso. Si specchiava nel vetro e con le dita districava nodi tra i capelli.
«Jhormungandr... Jhor mhun ghandr... shaaa la vhia, pher Vhiolet» la voce forzata parlò ancora.
Piegato all'ombra, ai piedi dell'incastro più desueto e remoto dello Jouthermen: Plaus.
Gli corsi incontro.
«Cos'è successo?».
La sua zampa premuta sul collo, «Fa vedere!» Gli sollevai le cinque dita «Oh mio Dio!», zampilli di sangue eruttavano a getto da fori piccoli e velenosi, segni di un morso di serpente.
«Mmm... ho cercato dhi fhermharlo» si risigillò la ferita con il palmo, «Fenrir... gli ha insegnato la via per Violet!» disse investendo in quelle parole ogni forza.
«Non parlare. Risparmia energie»
«Mi sono... huuu... risparmiato anche troppo»
«Sta tranquillo. Ci siamo sbarazzati del viscido» piegato sull'eroe m'inchinai al coraggio. Al coraggio di una scelta.
«Olly... e tua madre... stanno bene?»
«Stanno tutte bene, sono in salvo»
«E tu... tu come stai?»
«Io? Bene, sei tu quello morso da Jormungandr», volevo salvarlo «FORZA, DATEMI UNA MANO!!! PORTATEMI UNA BENDA, UN ANTIDOTO... FATE QUALCOSA!!! NON VE NE STATE COSÌ FERMI A GUARDARE!»
«Non si avvicinano per rispetto. Mio. E della morte che oramai è seduta qui con me...i nostri amici sanno che niente può aiutarmi... niente più»
«Non dire così! Tu ti salverai!»
«Ho sbagliato tanto Matt... fffhhh... fffhhh... tanto» i suoi occhi si arrossarono.
«Non hai sbagliato nulla»
«Sì, sì che l'ho fatto!»
La sofferenza disegna sui visi la vera sagoma dell'anima. E la sua, quella di Plaus era un'anima martoriata, deformata da mille errori. E lì dinanzi a me ritornava alle origini, all'antico splendore.
«Forse in passato... ora è diverso».
Ho incontrato Plaus nel male, che era parte del male, ma nessuno più di lui adesso rinnegava quello stesso male.
«È stato un onore conoscerti... huuu... Eri tu il modello da seguire... sei sempre stato tu. Dovevo capirlo prima»
«È stato tutto mio l'onore Plaus. Grazie per tutto amico mio!»
«...Sto morendo Skìnrir. È la mia ora»
«È colpa mia. È solo colpa mia!» Il forte Plaus appariva sempre più debole ed io non petovo che ritenermi la causa. Avevo spinto tutti loro al limite. Ero stato io a convincere Plaus che un mondo felice si paga anche a prezzo della propria vita.
«Non hai colpe, capito! NESSUNA!» sollevò la schiena per spingermi nelle orecchie quel che stava dicendo.
«Respira piano, non agitarti!»
«MA HAI CAPITO?! HAI CAPITO O NO CHE NON È COLPA TUA?» scagliò quel rimprovero buono dentro i miei occhi come milioni di scintille. Le sue dita dal collo si spostarono sul mio braccio lasciando le impronte della sofferenza.
«Sì, ho capito».Si lasciò ricadere al suolo:
«Bene».«E com'è Violet?» la voce sua solo un respiro soffocato.
«Bella, meravigliosa. E decorata con creature in armonia è davvero un capolavoro. Uno spettacolo straordinario!»
Con un flebile sorriso mi addolcì la visione del suo dolore.
«Non sento più male... non mi fa più male, sai».
"Non mi fa più male, sai" disse, ma non esistono parole che ti possano descrivere fedelmente quanto male fece a me. E se mi scorrono lacrime ogni volta che lo rivedo nei miei ricordi che se ne va... che va via con tutti i suoi difetti è perché fa ancora male. Fará sempre male.
Esalò un ultimo lungo respiro. I suoi occhi si chiusero. I miei si gonfiarono di tristezza. Ma niente, niente a confronto a come divennero dopo un battito di palpebre. Quando riaprii gli occhi, a terra il bapu rana non c'era più. Al suo posto, nelle sue vesti: mio padre. Non hai tempo di porti domande, chiederti i come e i perché. Quando hai inanime ancora caldo tra le braccia chi hai voluto bene veramente, ti sventra gli organi interni e ne fa una poltiglia per maiali.
Mi gettai sul suo petto con l'energia della collera.
«Non è giusto! Non è giusto!!!» i miei pugni chiusi gli martellavano addosso tutta la rabbia nell'impetuosità irrefrenabile di figlio deluso, figlio orfano, figlio abbandonato di nuovo. Strinsi a me, al cuore mio, mio padre. Il mio papà. Finalmente era il papà che io meritavo, era il papà che io volevo, era il papà che ho aspettato così a lungo. Adesso era quel che doveva essere. Troppo tardi ormai.
Ed è per questo che io ora sono qua.“La mia è l’Era delle donne. L’era della pace. L’Era Migliore. Perché, quindi non dovrei dare anche ad un’altra la possibilità di respirare vita vera?”, Olly s’è rimbalzata questa domanda da una parte all’altra delle tempie fino a farsi venire il mal di testa. Ho sperato inutilmente che qualcosa la dissuadesse dall'intento, solo per evitarle il dispiacere di tornarsene su Violet a testa bassa. Ma Olly non riesce a tenersi la felicità solo per se stessa, ha bisogno di condividerla per forza. E così stamane senza riuscir a chiudere occhio, piena d’entusiasmo, è volata qui. Fin giù sulla Terra. A quest'ora le avrà già descritto Violet nei suoi più bei dettagli. Con la gioia che parla al posto suo, le avrà già elencato tutte le meraviglie, gli stupori e i canti senza pianti… le avrà forse anche già offerto di seguirla. Ma la donna non lo farà. La terrestre non seguirà mai Olly. Ne sono sicuro. Sai perché lei, nonostante tutto, non andrà mai via?
Per te. Solo per te. Lei è tua moglie. Tua figlia. Tua madre. Tua sorella. La tua compagna di vita. Lei è quella che ride in faccia e piange nel cuore. Lei è quella che rinuncia al giardino per un unico fiore:Il fiore della speranza. La speranza che tu possa cambiare. Per te non è troppo tardi. Se hai avuto pazienza e desiderio d'ascoltarmi forse sei ancora in tempo. La redenzione esiste, ma non aspettare l'irreversibile. Restaura l'anima. Metti a posto i pezzi che stanno sgretolando piano piano la coscienza. Cambia la tua testa, il pensiero muterà l'agire e quel che farai illuminerà così tanto il tuo cuore che vedrai attraverso la sua luce.
Il mio posto è nel ventre del mondo rovesciato ed è lì che tornerò adesso. Io e il mio esercito saremo i guardiani della felicità di Violet finché Fenrir vive ancora, finché minacce persisteranno. Solo in dodici siamo rimasti. Una volta vomitati tutti fuori dallo Jouthermen, ogni bapu finalmente libero si è dedicato a ricostruire in superficie la distruzione. A riportare in vita il tempo morto che ho lasciato. A ricreare l’Era della riluttanza. L’Era della codardia. L’Era del menefreghismo. La tua Era. Quella a cui ci sei tanto affezionato.
Il vento, il cielo, la terra vi ha resi tutti uguali seppur differenti. Ed io non so più chi tu sia. Non so proprio dirti se un tempo tu fosti un valido membro de Lo Scudo, o un soldato della coalizione di Fenrir. Tu mi sai dire cos’è... quel che c’è dietro ai tuoi occhi... Sei un uomo o un bapu?
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UPSIDE DOWN Vol 2
FantasiaApri gli occhi tutti i giorni e rivedi la stessa identica violenta realtà, nonostante i tuoi sforzi, nonostante ti affatichi, sudi, t'ammali, ti impegni per far sì che qualcosa cambi e poi ti accorgi che niente cambia, niente può cambiare perchè nie...