Il ring

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L’androne della malefica cittadina riecheggiava di bisbigli. Un insolito popolo in fermento intorno a Jormungandr. Un insettese con registro e penna in mano dinanzi alla folla in visibilio. Stava accadendo qualcosa. La preoccupazione per Olly aveva annullato gli altri sensi. Cercavo lei e nulla avevo ascoltato. Di niente m’ero accorto. Una parola afferrata di là, mezza di qua, e poi capii.
Il sovrano della discarica umana aveva indetto un torneo. Eh sì. Un vero e proprio torneo. Un ring in piazza. Tre round ogni match. In palio, una notte da passare con un’inviolata a propria scelta. È inutile dirti che i bifolchi si azzannarono quasi per correre ad iscriversi. Lo feci anche io. Ne fui costretto. Da qualche giorno i seguaci di Fenrir ci alitavano addosso sospetti, e non avrei fatto altro che alimentarli se non avessi partecipato al combattimento.
«Ciao Skìnrir, ti ricordi di me vero?» Una mano fredda di donna sulla spalla. Era Roberta camuffata con sacchi di tela. «Olly vuole dirti qualcosa» aggiunse sotto voce. 

Ok. Allora significa che Olly sta bene. Mi rasserenai.
Roberta mi portò da Olly ma non appena la raggiunsi suonò il gong d’inizio del terzo incontro. Toccava a me. Sapevo di avere poche speranze, però contavo sulla vista. Certo Maximus è una montagna assassina. Il Goulliver dei cattivi cieco. Completamente cieco. E la cosa poteva giocare a mio vantaggio. Olly restò perplessa quando le diedi le spalle per correre sul ring. Tutte mi guardavano. Lei, mamma, Roberta, Elena, Melania… ed io mi auguravo di poter fare una misera figura. Non vincere, ma che diamine… almeno qualche colpo sferrato andato a segno. E invece fu una colossale figura di merda! A pochi secondi dal campanello d’inizio del primo round, Goulliver mi schiacciò uno dei suoi pugni sulla faccia. Un macigno che mi arrivò sul naso come una palla demolitrice. Seguì una carrellata di colpi. Cazzotti, calci. Non so neppure cosa mi colpisse. Sentivo solo il ferroso sapore di sangue in bocca e i polmoni strozzarsi tra loro. Però volai. Eh sì ,con l’ennesima sberla, un bel pugno piazzato sotto il mento, il bestione mi fece fare un lungo volo diretto fuori dal ring, a metri di distanza.
Ripresi conoscenza sotto le cure delle donne. E i rimproveri di Roberta. Persino uno schiaffo mi incollò la brunetta. Comportamento non certo condiviso da Olly che la riprese subito.
Ma io difesi quel suo agire. Roberta aveva ragione, avevo rischiato davvero di lasciarci la pellaccia.
E poi, mentre la testa ancora mi rimbombava mi penetrò nelle orecchie, assieme a un fischio, la voce sussurrata di Olly. Quella pazza aveva l’idea. Fantasiosa ma intuitiva. Poteva funzionare. Doveva funzionare.
«E come facciamo? Mi dite come facciamo?», Roberta più vicina aveva sentito tutto.
E comunque tutte le donne dovevano sapere del piano di Olly. E così mentre i miei concittadini erano impegnati chi con gli occhi e chi con l’energia ad assistere all’incontro, Olly estese nei dettagli le sue intenzioni:
«Li avveleneremo tutti» disse, «con questo» continuò stringendo nel palmo la pietra di luna al suo collo, «distribuirò gocce del mio oleandro ad ognuna di voi. Poche gocce non li uccideranno, ma basteranno per poter fuggire… Elogiate. Fingete interesse. E quando sarà il momento chiedete un brindisi. E che sia il brindisi all’Era Migliore!»
Le donne si guardarono l’un l’altra intimorite e sconcertate, ma l’idea di libertà distoglie da ogni paura. Le aveva convinte. Mi dispersi nella folla. Olly salì su due casse di legno trovate lì a terra e richiamò l’attenzione dei bapu. Ci provò, ma le serviva un aiuto. Aveva bisogno di me.
«EHI C’È UNA DONNA CHE HA QUALCOSA DA DIRCI!», una volta che tutti si voltarono verso Olly non aprii più bocca, adesso era tutto nelle sue mani.
«Signori dello Jouthermen, noi donne abbiamo parlato a lungo e vorremmo ricompensarvi per tutti i secoli in cui noi abbiamo respirato al sole di Violet mentre voi vivevate nella oscurità, pensiamo non sia giusto che un solo bapu possa godere dei piaceri carnali che una donna sa offrire e quindi… se siete d’accordo, ognuna di noi stanotte si concederà ad uno di voi… saremo onorate di divenire strumento di lussuria nelle vostre mani ».
Fenrir scattò dal trono. In piedi dai lati opposti dello Jouthermen, Fenrir e Olly uno di fronte all’altro.  Oddio, chissà adesso che intenzioni avrà.  Ma la bestia voleva solo ribadire le sue losche intenzioni.
«Ebbene, queste signore ci credono stupidi, si illudono che per una sola notte concessa, smossi da animo compassionevole noi rinunceremo ai nostri intenti e noi, mio popolo del ventre terreno… cosa rispondiamo alle gentil donzelle?»
«JAHUT! JAHUT! JAHUT!» esultarono all’unisono i bapu sferrando pugni destri nell’aria.
«Questa è la risposta dello Jouthermen. Accettiamo la vostra offerta, ma domani… domani Violet sarà nostra! E tu,» esclamò Fenrir puntando l’indice come un’arma contro mia sorella «fragile e ingenua creatura, questa notte sarai mia!».
I giochi ebbero inizio. Le anziane restarono a badare alle più giovani. E ogni bapu si ritirò nel covo con la donna prescelta. Dovevo  scegliere anche io un’inviolata da condurre nel mio pertugio, ma chi? Un sorriso fu la risposta:
«Mi ha mandata Olly. Ha detto che con te sarò al sicuro».

UPSIDE DOWN Vol 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora