Il poster

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Come daccordo, al terzo giorno mi presentai all’appuntamento. Olly non era ancora rincasata ed io approfittai del silenzio e di quel vuoto per impregnarmi di tiepidi ricordi. In camera sua. La cornice d’argento sulla libreria, quella con le spighe di grano in rilievo che un tempo faceva ombra ai tre volumi preferiti di Olly: Romeo e Giulietta,  Il Piccolo Principe, e La Divina Commedia. Una volta c’eravamo noi due nel riquadro argentato. Io e mia sorella. Ce l’ho fisso in mente lo scatto rubato da papà in quell’ultima vacanza di famiglia. Ridevamo come pazzi tra le onde dello Ionio. Ma adesso, un gattino maculato in un cesto di fragole era ciò che ritraeva la lucida cornice. E alle sue spalle nessun libro, solo un candelabro e un portamatite pieno. “La tenda sempre spalancata perché i sogni possano volare e gli angeli ci possano trovare” ci raccomandava mamma, ed è così che Olly l’aveva lasciata: spalancata.  Ma dov’è il poster? Non può averci rinunciato…  Mia sorella non è mai stata come le altre, l’intelligenza assieme ad una sviluppata creatività ne hanno da sempre fatto una perla di cristallo. Nessuna come lei, nei pregi e nei difetti. In certe situazioni il suo modo di fare… di pensare… è debilitante. Ti lascia di stucco. Da ragazzini tra gli amici di scuola, tra i coetanei del quartiere, tutti avevamo un poster in cameretta. Anche più di uno. Era la moda. Dall’idolo del cinema, alla pop star del momento. Il mio raffigurava il mezzo busto in larga scala dell’icona rock di tutti i tempi, beh perlomeno la mia: Phil Collins. Non Olly. Lei s’era progettata una gigantografia particolare. Speciale. Ci mise settimane a finirlo, ritagliando, ingrandendo, stampando e incollando immagini da libri di storia e vecchi giornali.  Ci teneva troppo, deve essere da qualche parte…  Avevo ragione. Lo ritrovai arrotolato in un cassetto. E lo riattaccai proprio dove Olly lo aveva inchiodato appena completato. Alla parete di fronte al letto. Seduto al suo lettino, tornò vivo il ricordo di quel giorno: 
“ Ma che combini con quei pezzi di carta?” le avevo chiesto incuriosito.
“ Mi costruisco il modello da seguire” sintetizzò senza distogliere lo sguardo dalla scrivania.
Vidi i suoi occhi luccicare d’emozione quando mi mostrò l’opera terminata. Io ne restai basito.
“ Così ad ogni risveglio saprò come affrontare la giornata, perché infondo tutta la vita non è che di giorni e di ognuno di essi puoi farne una svolta”  aveva detto tra un colpo di martello e l’altro. 
Dal letto di Olly, adesso avevo dirimpetto il mosaico di tutti i suoi pensieri, speranze e paure. Otto facce. Non più foto, ma ritratti abbozzati. Olly le aveva fissate così tante volte da averne imparato a memoria tratti e fattezze. Tre facce per la prima fila, Tre alla seconda, e due per l’ultima fila. Chi erano? Per me che sono un ignorante, perfetti sconosciuti, infatti fu proprio quello che lo chiesi.
“ E chi sono questi?”
“ Edward Jenner, il medico britannico che nel 1796 mise a punto il primo vaccino… quello contro i vaiolo; a seguire il mitico Vasilij Aleksandrovič Archipov, il marinaio sovietico che durante la crisi USA-URSS del 1962 a bordo del sottomarino B-59 convinse il suo capitano a subire gli attacchi della portaerei americana…, avevano un siluro a testata nucleare pronto al lancio ma dissuadendo il suo capitano dal contrattacco Archipov evitò l’innesco della terza guerra mondiale”  indicando col manico del martello mi presentò i primi due protagonisti della prima fila, poi passò al terzo “ e qui ho il piacere di mostrarti il volto di Gabriele Falloppio, l’anatomista che nel 1550 ricavò da budella animali, una guaina per pene… quella che qualche tempo dopo il dottor Condom presentò come preservativo. Quindi ricordati di lui quando hai da fare con le tue dolci conquiste”
“  Sì, contaci. Penserò proprio a Falloppio. E quelli sotto?”
“ Oltre alle persone che salvano la vita, ci sono altre che col loro ingegno le hanno migliorate. Ed io devo un particolare grazie ad Alfonso Bialetti, il torinese che nella sua fonderia ha messo a punto quella irrinunciabile invenzione chiamata moka. Non potrei vivere senza caffè. A seguire i fratelli August e Louis Lumière, senza il loro cinematografo sarebbero stati impensabili  tutte le evoluzioni innovative che si sono susseguite. E subito dopo Adriano Olivetti, come poteva mancare l’ideatore della prima macchina da scrivere?! …Prima di tastiere, computer, ed I-Phone c’è lui. È un’idea che innesta il cambiamento. La prima. Quelle che seguiranno sono pura conseguenza”
“ E gli ultimi?”
Uno scintillio d’emozione evaporò da ogni sua parte. Esplose da ogni suo poro.
“ Sono Gennaro e Christian!” esclamò luminosa.
Il mio mento allungato espresse tutta la perplessità che quella breve risposta suscitò.
“ Non c’è cognome, razza e dato d’anagrafe. Un Gennaro e un Christian ci sono da sempre e ci saranno per sempre” continuò, “ Sono quelli che il tempo non ricorderà, che nessun libro e nessun riconoscimento ne riporterà mai la biografia, neppure le iniziali. Non hanno evitato la fine del mondo, non hanno inventato nulla, niente di niente il loro ingegno ha sviluppato. Ma salvano e migliorano la vita altrui con una mano tesa e tanta voglia di dare, iniziando da chi gli è più vicino”
" Sono bellissimi non trovi?" mi parlava senza mai staccare lo sguardo dal poster oramai inchiodato, " Guardali. Si somigliano. Ti assomigliano. Volevo i loro occhi fissi a me ogni sorgere del sole. Fatti pure tu il tuo poster!" a braccia conserte mi dedicò un'occhiata fugace, poi riconsegnò subito l'attenzione alla creazione cartacea, " Sì, fatti un bel poster come il mio. Tu mettici le facce che vuoi naturalmente. Quelle di chi ti rispecchia... i visi in cui ti ci vorresti rispecchiare... per l'intento. Non per la faccia in sé, per l'epoca e il vissuto.  È il coraggio di osare l'unica cosa che gli devi invidiare... E l'intento. Anche l'intento. L'intenzione per cui hanno osato provare !"  “
" E perché all’ultimo posto non ci hai messo nessuno?  ”
“ Perché bisogna agire affinché sia tuo quel posto. Se non sei nella prima fila non importa, è troppo ambizioso. Se non sei nella seconda non disperare, ci hai provato… è questo che conta. Ma se neppure la morte ti regala l'ultimo posto di quest'ultima fila, vuol dire che c'è qualcosa che sbagli, che forse il bene lo fai male”.

Già il bene e il male. E Olly non avrebbe mai permesso che il male fosse tornato su Violet. Si presentò all’appuntamento. In realtà era solo rientrata a casa e non s’aspettava certo di trovarmi lì in camera sua. Ma senza domande mi seguì spavalda nella sua decisione.
Tra le claustrofobiche gallerie del mondo interrato la condussi fino a Fenrir. Al suo capezzale. La tensione mi si era annodata in gola. Invocai sangue freddo. Trepida pazienza. Questione di un attimo. Solo cinque amare e odoranti gocce di oleandro e avremmo potuto intraprendere l’ascesa verso la libertà. Immobile all’entrata facevo da sentinella perché nessuno ci scoprisse. Vedevo Olly china sul mostruoso supremo. Esitò qualche minuto, ma alla fine afferrò la pantakleos che le pendeva al collo, e fece ciò che le avevo raccomandato. Avvelenò Fenrir. Uccise il meschino. Era quello che credevo.

 

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