Capitolo 8:

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Sono trascorse alcune settimane da quella notte, è tornato tutto alla normalità, non ne parliamo, perché sappiamo che è meglio così, ma siamo consapevoli dei nostri atti.


Più i giorni passano e più ci esponiamo all'altro, sembriamo una vecchia coppia sposata: facciamo la spesa assieme, bisticciamo 24/7, ci stravacchiamo sul divano dopo una lunga giornata di lavoro, ma allo stesso modo ci prendiamo cura a vicenda, delle nostre fragilità, delle nostre insicurezze e delle nostre debolezze.


Oggi c'è qualcosa che non va, non ho idea di cosa sia, ma il mio rosso non è per niente di buon umore, ok lo so, quello non lo è mai, ma ora come ora è differente. "Qualcosa lo tormenta" continuo a ripetermi, solo che non so come chiederglielo.

Passo la giornata a guardarlo da lontano cercando effettivamente di trovare quale sia la falla tanto che alla fine di fa sera.

Non è venuto da me e probabilmente non mangerà nulla, quindi decido di salire da lui e portargli del cibo.


Una volta arrivato mi apre con un viso spento, non mi rivolge la parola, ma mi lascia lo stesso spazio per poter entrare in casa, come segno di desiderare compagnia:

"ti ho portato la cena Chu, cerca di mangiare"

"mhh", non ce nulla da fare e ne sono consapevole, per cui lo lascio in pace e mi metto accanto a lui sul divano.



Dopo qualche ora, proprio quando mi decido ad andare in bagno, sparisce. Guardo fuori e osservo la pioggia cadere fitta.

Prendo un ombrello ed esco, lo ritrovo lì, seduto sul cornicione della strada, raggomitolato sotto la luce opaca del lampione. Sorrido dolcemente e mi avvicino a lui: "Così prenderai freddo lo sai vero?", gli dico con calma coprendolo dalla pioggia, mi fissa e l'unica cosa che fa è rompermi l'ombrello, "oh beh, va bene anche così", detto ciò lancio via l'ombrello e costringo Chuuya ad alzarsi. 

Inizio a canticchiare una canzoncina francese, all'apparenza senza senso *je te laisserai des mots*, ondeggiando pian piano il rosso con me. Ci muoviamo leggeri a ritmo della canzone

"vedi non siamo pessimi ballerini" dico ridacchiando, non ottengo parole di risposta, ma un sorriso spontaneo compare sul suo volto. Con questo gesto tiro un sospiro di sollievo, vedere il suo sorriso così genuino è un qualcosa di indescrivibile, non mi stancherei mai di guardarlo. 

E passo dopo passo esso si allarga e il mio cuore si riscalda, lo avvolgo a me "sorridi così più spesso ChuChu" gli sussurro, nella speranza che possa sentirmi. I nostri movimenti sono mezzi scoordinati e ora sembriamo solo due coglioni che ridono per nessun motivo apparente.

Continuiamo a ballare sotto la pioggia, nel vuoto della strada e la calma dell'oscurità baciata dalle stelle, e di quella notte ne sarà testimone solo la Luna.


Risaliamo a casa fradici e pochi minuti dopo ci troviamo avvolti dalle coperte e un calice di vino rosso in mano, l'alcolico preferito dal mio partner.

Inizio parlargli del più e del meno, usando un tono calmo e piatto, lo guardo e gioco con i ciuffi dei capelli che gli cadono leggeri sul viso. I suoi occhi hanno un colore così gelido, come se volessero attivare un'autodifesa, ma la sua anima è talmente calda che va oltre alla sua facciata. Ogni volta che li guardo mi perdo nel loro oceano di racconti, al loro interno si celano: storie, rimorsi, parole non dette, emozioni mai esposte. Vorrei proteggerlo da tutto il male che l'universo vuole offrire, voglio curare il suo cuore ed alleggerire la sua anima. Non voglio che la sua mente lo tormenti ancora, voglio che un giorno sia felice, anche se questo comporterà a non essere accanto a lui.

In questo momento ci siamo solo io e lui, il resto del mondo non esiste. L'aria invernale ci avvolge e la mia anima sembra serena, senza angosce o pensieri impossibili da calmare. Nei minuti che passano mi beo sotto l'aria notturna e al calore che emana il rosso. E nell'istante dove il sonno bacia la mente capisco che ormai i nostri cuori sono connessi da un filo invisibile.

The action will have consequencesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora