Capitolo 35:

124 8 0
                                    


Chuuya's pov:

Voci ovattate si propagano nell'aria, mentre il mio sguardo è fisso unicamente sulla sua figura. I capelli mori e mossi si poggiano morbidi sul cuscino. Le bende bianche si uniscono con le lenzuola, donando armonia alla maglia azzurro chiaro. Vari tubi si inseguono, intrecciandosi tra loro, per poi arrivare ognuno alla destinazione decisa. È una giornata soleggiata e mite. Raggi di sole si riflettono sul viso del moro, evidenziando i piccoli dettagli che lo compongono. Ha un'espressione rilassata, come se stesse facendo il più bello dei sogni "non penso di averlo mai visto così in pace". Gli prendo la mano, accarezzandola dolcemente, per poi osservare i tubi della flebo attaccati a essa. Muovo l'altra mano, passandola tra i capelli setosi. Scosto leggermente le ciocche, così da liberare totalmente il suo viso. Osservo i lineamenti con occhi di riguardo e dolcezza.

Guardo il monitor dei battiti. "Sono regolari", mi dico tra me e me. Fuori alla finestra si nota il tempo mutare. Nuvole grigie si impossessano del cielo, oscurando totalmente la luce solare. Giro di scatto la testa verso la figura serena del moro. Sposto gli occhi sui suoi battiti cardiaci... tempo di pochi secondi e iniziano a calare bruscamente. 


Il battito si è stoppato.



Mi sveglio di soprassalto. Il respiro è affannato e il sudore scorre sulla pelle pallida. Mi stringo la mano al petto, cercando di recuperare l'aria. Deglutisco, stringendo la mascella, trattenendo delle lacrime pronte a uscire. Mi raggomitolo su me stesso, incastonando la mia fronte sulle ginocchia.


Tutto sta succedendo così velocemente, Dazai sta passando troppo velocemente. Non credo nel Tempo e nella sua durata oggettiva. Credo nella varietà dei secondi e da cosa nasce al loro susseguire. Ma Osamu sta camminando troppo velocemente sul filo del Tempo. Sta sfuggendo dalle sue mani, come la sabbia con il vento. Prima dovevo trascinarlo per fargli fare un passo e ora sembra già nella fase finale della sua vita. Non voglio credere che stia per morire, non ci voglio neanche pensare. L'ho riavuto da così poco, che non me ne basterebbe mai di lui. È passato solo qualche mese dalla morte di Oda e già si è portato via un pezzo del moro, non posso permettere che ora se ne vada totalmente. Il mio cuore non potrebbe reggerlo. Che sia nel bene o nel male, averlo accanto è l'unica cosa di cui sono certo di volere. Ogni giorno che mi sveglio con lui accanto è un giorno per provare a vivere. È genuino, pieno di umorismo da vendere e ha così tanto amore da donare.


Non sono così forte come pensi Osamu, quindi ti prego... risvegliati.


Sono seduto accanto al letto d'ospedale, guardando con aria persa il volto del moro.

"Chuuya, lo sai che non è colpa tua vero?" la voce di Yosano rimbomba nella stanza, facendomi risalire dai miei pensieri. Mi volto verso di lei, rimanendo in silenzio alle sue parole. I pensieri scorrono troppo in fretta. Me lo ripete invano, avvicinandosi a me. Siamo a pochi centimetri di distanza quando me lo ridice, ma l'unica cosa che faccio è poggiare la mia testa nell'incavo del suo collo:

"Chuuya...non è colpa tua" e dopo l'ennesima volta, una stretta al petto si amplifica. Ricurvo la mia postura, chiudendo le spalle e abbassando la testa:

"Perché è così difficile?" dico prima di collassare in un pianto quasi isterico. Il mio corpo crolla tra le braccia di Yosano, pregandola di fare qualcosa. Le mie mani si avvinghiano sul suo camice, reggendo le ultime parti della mia integrità. L'aria manca e uno tsunami di emozioni devastano la mia corazza. Sappiamo entrambi che né io né lei possiamo fare miracoli, ma la speranza umana è qualcosa di incredibile.

I miei occhi bruciano, come il mio cuore, mentre un tetro fiume scorre nella mia anima, fuoriuscendo dalle mie iridi. Stringo a me Yosano liberando tutti i demoni che mi porto dentro. Questa sensazione è dolorosa, ma così liberatoria. È davvero questo che significa essere un umano?


Poche volte nella mia vita mi sono sentito tale, quelle emozioni e modi di fare mi hanno sempre creato confusione. Avvolte sono dolorose, altre ti riempiono di gioia, mentre altre ancora ti cambiano totalmente. Sono complesse e stravaganti spesso contradittorie le une con le altre, ma se dovessi scegliere tra il non sentire nulla e sentire il dolore per una persona cara, sceglierei mille volte la seconda. Per quanto faccia male, ogni emozione e sentimento fanno parte della crescita, ci compongono e ci completano. Ho scelto di essere umano dal giorno in cui ho incontrato Dazai e oggi non sarà il giorno in cui rinuncerò nell'esserlo.




Saranno le due di notte, ma non riesco a chiudere occhio.

Sono raggomitolato a terra, stretto a me stesso. Il tempo è bloccato come sempre e io continuo a chiedermi in continuazione il perché di tutto questo. Che senso ha tutto quanto? Perché ogni cazzo di volta che sembra migliorare qualcosa, tutto cade a pezzi? Perché? PERCHE' CAZZO?! Perché non posso essere una persona normale? Perché non posso vivere una vita normale? Perché non posso amare senza tutto questo dolore? Che senso ha continuare a vivere con tutta questa sofferenza? CHE CAZZO DI SENSO HA? Quando avrò IO la mia svolta positiva? Quando la avrò? QUANDO TROVERO' UN LIETOFINE? Voglio tutto lasciare andare...

Il silenzio della casa mi trascina nel più oscuro degli abissi, mentre una notte senza stelle si dipinge fuori dalla mia finestra.



Sono ormai passate due settimane da quando Dazai è entrato in coma. Sono tornato a lavoro e ogni pomeriggio vado all'agenzia a vedere il moro. Gli parlo del più e del meno, di come sia andata la giornata, delle mie mille lamentele e delle grandi novità. La casa è così vuota e silenziosa senza la sua presenza, difatti è un po' buffa come cosa. All'inizio cercavo il più possibile di starmene a casa, così da averlo lì con me e ora faccio di tutto pur di non tornare in quell'abitazione. A volte dormo da Akutagawa, oppure in Agenzia, accanto a Dazai, ma sono consapevole che non posso approfittarne ogni giorno.

Infatti oggi è uno di quei giorni in cui mi tocca tornare a casa a dormire.



Sono le 23 di sera quando rientro nell'abitazione e l'unica cosa che faccio è sedermi a terra, appoggiato al divano, con una bottiglia di vino rosso in mano.

Poco tempo dopo mi ritrovo nella nostra camera. Sono seduto sul letto, appoggiato al muro, mentre ripenso alla sua immagine accanto a me.

Sono avvolto nella sua felpa, eppure il suo calore è così lontano. Il suo profumo è restio nell'aria e una sensazione di gelo mi rabbrividisce tutto il collo. Mi stringo a me. E nell'immensità della stanza, osservo l'infinito cielo stellato dipinto sul soffitto. Il silenzio si sprigiona nell'aria, come il vento ribelle in un giorno di pioggia. La mia anima si svuota, come un serbatoio di benzina, ma l'accendino che dovrebbe accendermi è ormai assente da giorni.

Senza di te questa casa è senza confini e la mia solitudine è padrona del tempo.

In questo momento vorrei provare qualcosa, anche la rabbia va bene, per quanto odi quando si inietta nelle mie vene. Mi andrebbe bene tutto, che sia urlare opiangere fino allo sfinimento. Vorrei sentire il suo caldo abbraccio e i suoisoffici baci. Vorrei accoccolarmi a lui. Vorrei ridere con lui. Vorrei ballarenel buio della notte con lui. Ma alla fine, l'unica cosa che faccio, è pregareper lui. Pregare nella speranza, speranza di salvezza. Non voglio sprofondarenel catrame e non voglio seppellirci il corpo di Osamu, eppure, più ci penso epiù la morsa allo stomaco si allarga. Chiunque sia in cielo, donami la fede.

The action will have consequencesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora