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«Laureline! Che piacevole sorpresa. Vieni dentro, prego.»
La ragazza entrò nella casa cappellesca -perché a forma di cappello- del Cappellaio, che si spostò per farla passare, accennando un sorriso. Non era la prima volta che passava a trovarlo, anzi...di recente era quasi diventata un'abitudine. Tuttavia, non se la sentì di contraddirlo quindi lasciò correre. Nonostante il ragazzo le stimolasse sensazioni contrastanti e del tutto insensate -secondo lei- non poteva fare a meno di andare da lui ogni tanto, in fondo casa sua non era neanche così lontana da Memower.
Non era del tutto un bene che la Regina Nera trascorresse così tanto tempo fuori dalla sua torre perché a quest'ultima poteva accaderle qualcosa in ogni momento finché non era in casa. Ma Laureline non voleva più nascondersi. Inoltre, si sentiva abbastanza tranquilla, tutto sommato. Era "collegata" a Memower, se non stava bene, lo sentiva e nel caso avrebbe sempre potuto tornare in un minuto - aveva fatto in modo di procurarsi una gran quantità di perle magiche per il teletrasporto. Senza contare che con la scusa di vedere Tarrant, la piccola Kalea e la sorella che cercava di esserle vicina per riallacciare i rapporti...era inevitabile.

Laureline seguì l'amico in cucina che si apprestò a servirle una calda tazza di tè, l'aveva sempre sul fuoco. Lei lo ringraziò con un cenno e ne bevve un lungo sorso finendolo quasi subito. Lasciò che il caldo e dolce liquido le andasse in corpo dandole una piacevole sensazione di benessere che un po' contribuì a calmare i battiti del suo cuore. Tarrant fece lo stesso sedendosi difronte. Per un paio di minuti, poi lui parlò tirando fuori un argomento che lo tormentava da un po' di settimane, ma che prima non aveva avuto il coraggio di confessare. «Sei una veggente giusto? Non hai mai provato a visionare il futuro tuo e di qualcun altro?» chiese con disinvoltura. Era incuriosito da quell'abilità, a quanto ne sapeva solo poche persone sono in grado di apprenderla e nella maggior parte dei casi era solo frutto di un dono innato quindi Laureline doveva essere speciale se sapeva praticarla – non che lui non lo pensasse già.
A questa domanda, lei rise e scrollò le spalle. «Lo sono, ma il futuro non è un'area che mi compete. Per la mia inclinazione alla materia, non mi è possibile. Posso vedere solo gli eventi in tempo reale.» spiegò con calma. Non era la prima volta che qualcuno la sottoponeva a quel quesito, ma ogni volta era un piacere rispondere. D'altronde, amava quella disciplina, era parte di se da sempre. Si poteva quasi dire che fosse stata la Divinazione a sceglierla e non il contrario per quanto la ragazza se la sentisse nel suo elemento. Il Cappellaio sospirò e abbassò il capo, un po' di deluso. Sperava in una risposta un po' più corposa. Se l'amica avesse potuto predire cosa succedeva, le avrebbe chiesto se mai Alice sarebbe tornata – le mancava quella ragazza sempre o troppo bassa o troppo alta. Inoltre, dal giorno in cui se ne era andata, l'aveva sentita solamente una volta nella quale lei gli raccontò che stava per partire per un viaggio d'affari. Naturalmente, il Cappellaio non aveva idea di cose fossero gli affari o i commerci ma solo il fatto di averla sentita l'aveva reso contento. Sperava di rivederla...era la sua amica più cara.

Laureline sembrò cogliere quel pensiero e un po' si intristì, ma in ribattuta la coscienza le ricordò che era normale: lo sai che non può vedere te come sua migliore amica, o come vede Alice. Per lui siete ancora solo dei conoscenti. Non compagni di giochi ed euforia. Chiuse per un attimo gli occhi per non pensarci e poi li riaprì, prese la mano destra dell'amico nelle sue. Lui si irrigidì a quel contatto, ma non si mosse.
«Tarrant. Il futuro è qualcosa che va aldilà di noi e non fa bene a nessuno conoscerlo. Bisogna solo cercare di costruirselo nel migliore dei modi.»
Era vero. In una concezione lineare del tempo, il futuro è la parte di tempo che ancora non ha avuto luogo; in quella relativistica invece è il settore dello spaziotempo nel quale si trovano tutti gli eventi che ancora non sono accaduti dato uno specifico sistema di riferimento. Erebus ne sapeva qualcosa, lui aveva prettamente visioni premature.

«Ah, va bene...capisco.» annuì arreso il Cappellaio, che un attimo dopo comunque si mostrò di nuovo contento. La tristezza non faceva parte di lui, quindi in quelle rare occasioni in cui si sentiva giù di tono, non ci rimaneva mai a lungo. Laureline fu felice che avesse compreso e quindi lasciò andare la presa. Dopo di che, si alzò apprestandosi a rimettersi il mantello sulle spalle e andare verso la porta. «Dove vai?» la fermò lui sgranando gli occhi. Non era mai rimaneva per così poco prima. Di solito restava delle ore intere con lui a chiacchierare, scherzare e dando una mano con le faccende di casa. Lei si voltò verso di lui, imprecando tra se per aver pensato di lasciarlo di punto in bianco senza dare una spiegazione «A Malmorea, ho bisogno di parlare con mia sorella.» rispose sperando di non ferirlo. Tarrant non seppe cosa dire quindi si limitò ad annuire, non poteva costringerla a restare -nonostante gli piacesse la sua compagnia – se doveva andare dalla Regina, a prescindere dal motivo. Non sarebbe stato carino da parte sua e non voleva dare alla ragazza una sbagliata impressione di lui. Di solito non gli importava di cosa pensassero gli altri di lui, ma quando aveva davanti lei...tutto cambiava.

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