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«Ma ti ricordi quella volta in cui ci siamo persi nel bosco e non riuscivamo più a tornare a casa.» disse Tarrant entusiasta. Erano sulla Cronosfera, intenti a imboccare la strada per tornare al tempo reale e lui non smetteva più di rammentare all'amica tutte le avventure che fino a qualche ora prima neanche immaginava. Laureline continuava a sorridere e ridere, più felice che mai. «Si, alla fine sono dovuti venire a cercarci.» rispose ingranando nuovamente la marcia.
«Già e tuo padre poi-» continuò lui stoppandosi subito dopo di colpo «Scusa.» si aggrappò alla ringhiera sperando di non aver ferito Laureline. Quest'ultima gli sfiorò il braccio con una carezza e lo guardò con comprensione «Tranquillo Tarrant, non è colpa tua.» gli disse rassicurante con un candido sorriso, lui tentennò la testa «Si però...so che non ti fa piacere parlarne.» ribatté a bassa voce. Ora che aveva recuperato la memoria, ricordava bene che l'amica non aveva un rapporto rose e fiori con il re e voleva rimediare alla sua menzione. Da piccoli, dato che non era un argomento piacevole usavano dei nomignoli per far intendere il soggetto senza esser troppo specifici. Specie nel caso in un non si poteva evitare - tipo quando annunciavano i festeggiamenti di qualcosa.

«Mi dispiaceva di più averti perso.» ammise Laureline arrossendo e sperando che l'amico non lo notasse cosa che invece fece e divertì. Si avvicino a un soffio del corpo della ragazza, così vicino che il cuore di lei si attivò. «Anche a me, Laury. Anche a me. Quasi non riesco a credere di averti davvero dimenticato.»

Lei lanciò per un attimo il timone e si voltò verso di lui «Ehi, non pensarci più ok?» gli disse con fermezza afferrandolo per le spalle «Cos'hanno in comune un corvo e una scrivania?»
Tarrant scrollò le spalle «Niente di niente. Eppure vanno d'accordo.» rispose con una piccola risata. Sulle labbra di lei apparve un minuscolo sorriso al lato «Perché?» ribatté riportando l'attenzione sulla rotta.
«Siamo noi. Simili, ma non uguali.» fu la risposta del ragazzo che finalmente capì a cosa alludeva Alice nella visione. Quella frase, su Laureline ebbe un effetto disarmante. Pronunciata a un centimetro dal suo corpo, la incendiò. Il fatto che i ricordi gli fossero riaffiorati così chiari, la destabilizzava un po', ma la gioia nel sapere che si ricordasse che la scrivania rappresentava il suo sogno di diventare cappellaio e il corvo solitario che simboleggiava il cambiamento in generale (l'evoluzione del suo carattere) era più forte. Siamo di nuovo insieme, Memower sta bene e soprattutto...io sto bene, come mai prima.
Ad ogni modo, la sua vicinanza era tale che la irrigidì un po', ma si impegnò affinché lui non lo notasse e fu così. Non si accorse di nulla, perché i suoi occhi erano sulla specie di portale che si stava aprendo davanti a loro: la via del ritorno.

La ragazza ruotò il volante pian piano e poi lo spinse per accelerrare e in un attimo si ritrovarono al centro dal grande orologio del tempi. Erano tornati al Palazzo del Tempo. Laureline si rialzò, stando attenta a non strappare il vestito, e rimise al suo posto la sfera che nel giro di neanche un secondo si mise in moto, attivando di nuovo gli ingranaggi. «Signori, eccovi qui. Andate, andate. Il mio signore non sarà troppo contento di sapere che avete viaggiato per più di tre ore, attraversando più ricordi.» li avvertì raggiungendoli di corsa Tokkins. Il corpo leggermente fumante per lo fregamento degli ingranaggi - di cui era prevalentemente composto. Lei annuì, scambiandosi un'occhiata complice con l'amico che annuì a sua volta. «Ok, grazie. Spero non sfogherà la sua rabbia su di te. Nel caso, che venga personalmente a punirmi.»
Detto questo, Laureline afferrò il polso di Tarrant e correndo uscirono dalla reggia, facendo particolare attenzione a non cadere nei burroni dalla piazza che la circondava.

Una volta attraversato anche quell'ostacolo, imboccarono la via oscura per tornare all'entrata del pendolo. «Facciamo un gioco?» chiese a un certo punto Laureline interrompendo il silenzio e tirando fuori la lucciola guida per vedere nell'oscurità.
«Certo! Che me lo chiedi a fare?» rispose Tarrant con un piccola risata che lei non poté respingere. Quella risata era il suono più bello che le sue orecchie avessero mai udito. «Ok, volevo esserne sicura. Ti faccio delle domande su di me e tu devi rispondere entro dieci secondi.» spiegò attendendo poi una sua risposta. Questa fu un cenno del capo accompagnato da un pollice in su «Vai!»
La ragazza quindi si portò una mano al mento e pensò. «Il mio...colore preferito?» incominciò con una cosa semplice, per partire "leggeri".
«Viola.»
«La mia stagione preferita?»
«L'autunno, come per me. Alcuni dicono che sia la stagione della decadenza, dopo i calori portati dall'estate. Per altri, invece, si tratta di un periodo di rinascita.» fu la risposta dettagliata del Cappellaio che sorprese piacevolmente lei. La memoria veramente di magico...altro che i miei poteri e i grimori dei maghi del passato.

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