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Da quella prima apparizione, erano passati solo pochi giorni ma gli eventi che captavano una nuova presenza nel Sottomondo non si erano fermati. Laureline cercò di tenerli sotto controllo, per non far crollare la sua dimora, analizzandoli e a volte consultando la sfera che stranamente aveva ricominciato a funzionare come doveva che magari poteva aiutare a capire cosa stava succedendo. Di questo era contenta, quando si attivava da solo, quell'oggetto era un po' inquietante. Quel pomeriggio, stava in salotto a leggere uno dei suoi mille diari, quando il suo fine udito non captò un fruscio dall'esterno. Si alzò dal divano di pelle e posò il taccuino sul basso tavolino accanto, per poi dirigersi verso il portone d'entrata. Aprì controvoglia. Chi mai poteva essere? Nessun'anima viva viveva in quella landa deserta a parte lei.
Fuori il vento soffiava feroce. I pochi alberi ai confini del deserto sussurrano nella sera, portando via un'ombra al chiaro di luna. Sembrava stessero cantando una canzone di dolore e lutto.
«Si? Serve aiuto?» chiese un po' sospettosa. Dalla fitta nebbia che avvolgeva la selva emerse una figura, che quando si avvicinò, divenne nitida. Si ritrovò davanti un ragazzo poco più alto di lei, dai capelli castani ben pettinati e occhi dello stesso colore. Un viso limpido e dalla forma ovale e vestito di tutto punto...l'unica cosa che lo faceva sembrare poco amichevole in un certo senso, era la pioggia. Era completamente inzuppato, da testa e piedi. «Oh, si. Ecco...avrei bisogno di un riparo per la notte. Se non...» le rispose la sua voce melodica e smarrita. «Dai, entrate.» lo invitò ad entrare, sorprendendosi di se stessa. Da quando in qua faceva favori agli sconosciuti? Da mai eppure...aveva appena cominciato. Richiuse la porta e scortò l'ospite dentro. Gli offrì degli abiti asciutti – quelli di suo padre, conservati dopo la sua morte. Laureline non si pose alcun problema a riguardo, infondo non sapeva neanche lei perché li avesse conservati dato il rapporto piuttosto frastagliato che aveva con lui. Il giovane sorrise riconoscente e andò a cambiarsi nel bagno, prima indicatogli da lei.

«Grazie per l'ospitalità, fuori c'è il diluvio.» lo sconosciuto adesso aveva decisamente un'aria più amichevole, ma questo a Laureline non fece ne caldo ne freddo. Si sedette sulla poltrona «Come ha fatto a trovare Memower?» chiese con la mascella serrata. Si stupì di quanta rigidità era capace di tenere, non diede a vederlo però.
«Scusi? Memower?» chiese in risposta lui, confuso.
«É il nome di questa torre, non che casa mia.» non si spiegò il motivo per cui ribatté in maniera tanto fredda, in fondo era più che normale che non conoscesse il nome di quel luogo. Praticamente solo le sue sorelle ne erano a conoscenza.
«Ah capito. Mi scusi...?» il giovane era sinceramente mortificato, anche se non era colpa sua se non sapeva. Tuttavia, si sentì in dovere di chiedere scusa a quella ragazza che aveva avuto pietà di lui. «Regina Nera.» ribatté lei con le mani sui fianchi per darsi più importanza di quella che aveva. Lui rizzò le orecchie «Regina? MiLady!» si inchinò profondamente con rispetto mentre la reale roteava gli occhi, esasperata. In effetti, avrebbe dovuto immaginare quella reazione. Si maledì per aver pronunciato quella parola, anche se l'aveva fatto per proteggersi.
«Per piacere, alzatevi. Piuttosto, voi...chi siete?» proseguì lei andando verso la libreria per rimettere a posto il diario che stava scorrendo prima. Con la coda dell'occhio vide il ragazzo rizzare la schiena e gonfiare il petto «Sono il principe Erebus Evernever, dell'Altomondo.» si presentò, sperando di aver fatto una buona impressione. Questo aspetto a Laureline non attraversò neppure per un secondo la mente, che invece si bloccò nel sentire quel Nome. Si girò di scatto verso il ragazzo e gli si avvicinò «Un attimo. Esiste un mondo al di sopra di questo oltre a quello degli umani?» domandò sgranando leggermente gli occhi. Sapeva che il mondo esterno era quello dal quale veniva Alice, ma non credeva che ne esistesse uno parallelo al suo. Non ne aveva mai sentito parlare, nemmeno nei libri. «Certo. Come per loro esiste il regno dell'aldilà, qui esiste il "Regno dei Cieli"...più o meno.» fu la risposta del principe che mentre la recitò, guardò il pavimento, improvvisamente imbarazzato. La sua terra era chiamata in quel modo solo perché ergeva sulla nuvole, ma per il resto è uguale a qualunque altro reame. C'erano anche là i problemi da risolvere e le incomprensioni. D'altronde in nessuno posto la vita può essere solo rosa e fiori.

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