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«Cappellaio. Oh, come sono contenta che stai bene.» esclamò Alice andando incontro all'amico non appena lo vide entrare nella sala del trono. Laureline ci rimase male, ma non tanto per il rapporto che avevano ma per il fatto che di lui la ragazza si fidava. A dirla tutta sotto sotto era un po' gelosa, ma solo perché un tempo quel gesto così banale era il rituale per ogni incontro. E le mancava terribilmente.
I due amici sciolsero l'abbraccio. «Anch'io. Non pensavo di uscirci vivo. E invece...Stregatto? Il mio cappello.» disse il Cappellaio cercando con lo sguardo il declino che gli apparve accanto con il copricapo tra le zampe. «Addio, dolce cappello.» sentenziò per poi portarlo al proprietario che protettivo lo nascose dietro la schiena. Poi quando il gatto se ne andò, lo indossò.

Delle braccia avvolsero Laureline che ci mise un po' a capire che appartenevano alla piccola Kalea. Era appena tornata dopo una gita nel frutteto e appena vide che la ragazza stava bene le era corsa incontro. Era così in pensiero per lei. Laureline anche se un po' spaesata ricambio il gesto per non risultare maleducata e poi si staccò. «Ma tu...mi conosci?» chiese con un po' di speranza che si spense dopo la risposta che ricevette: «No. Non vi ho mai vista prima, ma ero preoccupata per la vostra sorte. La Regina Rossa ultimamente è più irascibile del solito e uccide chiunque gli capiti sott'occhio e non è affatto giusto.»
L'altra annuì e si scambio uno sguardo preoccupato con la sorella che per evitare l'argomento fece a tutti segno di accordarsi in sala da pranzo per un momento di tranquillità. Kalea, il Cappellaio e gli altri acconsentirono andando verso la tavolata, Laureline invece la chiamò sfiorandole il braccio. «Ti spiace se non vengo? Ho bisogno di...» sospese la frase, non riusciva a dire alla sorella che si sentiva fuori luogo e che pertanto preferiva stare per conto suo per un po'. Sperò che lo capisse da sola senza interpretare quel comportamento meschino e fu così. Mirana le sorrise candidamente. «Certo, sorella. Vai. Anche il signor Evernever deve parlarti.» disse indicando idealmente con un gesto secco  del mento il cortile all'esterno. «Va bene, grazie...Mirana.» rispose l'altra avviandosi alla porta. Poi si bloccò ricordando l'ordine che Iracebeth aveva dato a Stayne. «Ehm...sarà meglio che prepari il tuo esercito. Nostra sorella verrà presto. Ho provato a parlarle, ma non vuole darmi ascolto e a questo punto penso non lo farai nemmeno tu.» detto questo sparì dietro la parete lasciando l'altra con l'amaro in bocca. Voleva bene alle sorelle ma non riusciva a dimostrarlo come avrebbe voluto e quindi tendeva a compiere azioni sbagliate nei loro confronti anche se in buona fede. Iracebeth e Laureline però questo non potevano saperlo finché non fosse stata lei a esternarlo. Prese un bel respiro e mostrandosi il più felice possibile andò dagli amici.

Intanto Laureline arrivò in giardino accorgendosi che il cuore le batteva all'impazzata. Ignorò la cosa e si concentrò sul ragazzo che le stava andando appresso. Vedendola non poté fare a meno di abbozzare un sorriso al quale lei non rispose limitandosi a sedersi sulla panchina vicina. «Sono anch'io felice di vederti. Comunque...devo dirti una cosa.» inizio prendendo posto, ma irrequieto con la gamba tremante. Laureline lo guardo interrogativa per invitarlo a continuare, chissà di cosa voleva parlarle Erebus. Quest'ultimo scoprirò e si costrinse a bloccare quel tic nervoso, poi parlò: «Mio padre vuole che torni a casa.»
Si morse il labbro inferiore, non era il vero argomento che avrebbe voluto approfondire ma non ce la fece quindi opto per il discorso che avrebbe affrontato dopo. Laureline era sua amica e pensare che le avesse mentito volontariamente non era una spiegazione logica dal suo punto di vista. Era sempre stata molto diretta con lui, quindi perché avrebbe dovuto?
«Fantastico. Non sei contento? Vi rivedrete, magari risolverete le vostre divergenze.» disse la ragazza incoraggiante. Lui scosse la testa. «No, quello non accadrà mai. Vuole che lo assista perché è malato. Lui mi cerca solo quando gli fa comodo, per il resto finge che io non esista.» ribatté demoralizzato. Avrebbe dato qualunque cosa perché le cose andassero bene tra lui e il padre, ma purtroppo quest'ultimo neanche lo considerava suo figlio.
«Oh...beh, quand'è che parti?» proseguì lei cercando di rallegrare l'aria intorno a loro. Si era fatta di colpo pesante, lo era sempre perché si punzecchiavano a vicenda, ma in quel attimo per Laureline stava diventando davvero troppo. Peggio dell'ansia che aveva provato pochi minuti prima di ritrovarsi difronte Tarrant dopo tredici anni. Erebus sorrise appena «Oggi. In tardo pomeriggio.» rispose triste. Gli dispiaceva lasciare quel mondo, si sentiva più a casa laggiù che nella sua terra e poi Laureline era stata la prima persona che l'avesse mai aiutato, accogliendolo in casa sua. Per lui che non era abituato a certe gentilezze -nonostante venisse da un palazzo pezzo di domestici che si occupavano di tutto al posto suo- era rincuorante conoscere qualcuno premuroso. «Quindi tra meno di un ora circa.» la voce dell'amica lo risvegliò da questo pensiero. Le rispose annuendo meccanicamente «Esatto.»

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