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«Bene! Eccoci qua, buona permanenza. Sempre se vivrai abbastanza per raccontarlo.» il Fante di Cuori spintonò la ragazza dentro una cella facendola cadere pesantemente sulle ginocchia e poi se ne andò. I suoi passi rimbombarono per l'intero piano mentre Laureline lentamente raggiungeva l'angolo più nascosto della sua area e si massaggiava il braccio che Ilosovic le aveva stretto troppo forte fino ad allora. Non aveva idea del perché quest'ultimo si ricordasse di lei, ma al momento non era la cosa prioritaria a cui pensare. E poi, aveva già una mezza idea della ragione.
«State bene signorina?»
Nel sentire quella voce la ragazza rabbrividì. D'istinto in fretta si sistemò i capelli alla bell'e meglio, giusto per mostrarsi almeno un po' presentabile anche se forse non contava. Prese un bel respiro e si voltò. Dall'altra parte del corridoio, nella prigione, difronte a lei, c'era lui. Paralizzata, lei si limitò ad annuire per rispondere a quella domanda per poi sedersi composta a gambe incrociate per terra, senza badare alla polvere che avrebbe macchiato il suo abito nero dalle balze lilla sulla gonna. Lui scosse la testa «Ne siete sicura?» proseguì sinceramente preoccupato, lei si spostò in modo che la lanterna delle cella la illuminasse leggermente e annuì di nuovo sperando di esser più convincente «Se posso permettermi...come vi chiamate?»
«Laureline.» rispose in un sottile sussurro quasi impercettibile. Non approfondì molto, non era importante al momento fargli sapere che da bambini erano migliori amici. Tuttavia, nonostante l'emozione positiva che stava provando nel rivederlo, si sentiva terribilmente in imbarazzo. Non le era mai capitato, ma il fatto che per lui ora fosse una completa estranea in qualche modo rendeva la situazione piuttosto scomoda. Un sorriso si distese sulle sue labbra «Molto melodico e carino come nome. Simbolo di sapienza e gloria.» disse in tono poetico.

Lei abbassò il capo per nascondere il viso leggermente arrossato, dopo di che si rialzò «Già...non sono certa che mi si addica molto però.» obbiettò con una smorfia amara. L'altro la guardò con la testa inclinata a destra per qualche minuto «Perché dite così? Sembrate una fanciulla tanto a modo.» ribatté poi in risposta, leggermente confuso. Lei non poté trattenere una piccola risata «Diciamo...più o meno. Lei invece, signore?» controbatté continuando la conversazione. Non poteva credere di star parlando con lui come se non si fossero mai incontrati prima e per di più nelle segrete di una fortezza in cui tutto emanava malizia e inquietudine. Di certo non si immaginava che il loro incontro sarebbe avvenuto in tali circostanze. Anzi, a dirla tutta, da un paio di anni ci aveva quasi del tutto rinunciato. Convinta che il destino non avesse in programma un'altra possibilità per loro. Ma a quanto pare era dalla parte del torto e fu molto contenta di esserlo. Lui si avvicinò alle sbarre e allungò la mano «Mi chiamo Tarrant Altocilindro. Più comunemente noto come "Il Cappellaio". È un piacere conoscerla signorina Laureline.» si presentò sorridendo ancora «Altrettanto. Come mai è rinchiuso qui sotto?» rispose lei imitando il gesto. Si strinsero a distanza la mano abbassando il capo. Lui per inscenare un inchino, lei una riverenza.

Lui scosse la testa in segno di negazione «Ah-ah...niente formalità, per favore. Mi mettono a disagio.» affermò rimettendosi al suo posto al centro del suo spazio.
«Scusa...»
«Tranquilla. Beh...è cominciato tutto con Alice. È tornata Sottomondo e la Capocciona insieme alle sue guardie le sta dando la caccia per impedirle di fare a pezzi il Ciciarampa nel giorno Gioiglorioso. Comunque, presumo tu sappia già questa storia, quindi passerò al sodo. Vedi, mi hanno catturato perché credono la protegga e su questo hanno ragione. Dopo avermi portato qui, hanno provato a interrogarmi per farsi dire se sapessi dove si stava nascondendo quella ragazza. Io sfacciatamente risposi dicendo: "Perché dovrei?"» raccontò animatamente gesticolando per rendere l'idea. Laureline constatò che la sua allegria anche nei momenti meno felici non era sparita.
«Non potevo dirle che Alice fosse proprio accanto a lei -è furba quella ragazza nonostante abbia perso la sua Moltezza- quindi cambiai argomento dicendo di aver ragionato sulle parole che iniziano con la lettera M come miserabile, malizia eccetera. Purtroppo la regina non l'ha trovato divertente e per un momento voleva giustiziarmi, mi venne allora l'idea di proporle una una nuova linea di cappelli. Le elencai tutti i modelli che avrei potuto confezionare e diversamente da quanto mi sarei aspettato, non ci volle molto per convincerla. Dunque, mi liberarono e misero subito a lavoro procurandomi tutto il necessario. Per la notte però mi portarono qui e così...eccomi qua dentro fino a domani, quando mi permetteranno di riprendere in mano il mio mestiere che nonostante sia per lei...non mi dispiace. Era da un po' che non trovavo l'ispirazione.» concluse il discorso parlando un po' più piano per non far rimbombare troppo la voce. Là sotto c'era un'eco pazzesco.

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