Epilogo

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«È sempre un piacere sentirti Laureline. Stammi bene e saluta tutti da parte mia. Mi mancate.»
«Anche tu, Alice. Te l'assicuro.»
Si salutarono con la mano per poi scollegarsi. Quindi la Regina Nera prendendo un bel respiro uscì di casa, sigillò la porta e in un attimo si teletrasportò davanti alla casa dell'amico - che forse non doveva più definire così, ma...dettagli. Era ancora troppo strano avere Tarrant così vicino, nonostante stessero insieme da già due mesi circa.

A proposito, la sua famiglia era felicissima per loro e dopo esser stata liberata aveva deciso di tornare a Haliois per ridare al villaggio il fascino di un tempo che dopo la divisione delle tre sorelle era stato un po' messo da parte.

Sorrise tra se al pensiero e vide tutti gli amici in lontananza, radunati vicino alla fontana - ad eccezione del principe Evernever. Suo padre aveva finalmente compreso il suo valore dopo aver visto come aveva risolto l'inflazione mentre lui era malato e ora gli aveva ceduto la posizione di Re definitivamente. Quando l'ha saputo, Laureline per felicissima per lui perché sapeva quanto ci teneva al suo regno, seppur facesse finta che fosse il contrario. Allo stesso tempo però le dispiaceva un po', l'aveva aiutata a comprendere i suoi sentimenti in un certo senso, aprendole gli occhi e lei...non aveva potuto far nulla per lui e Alice. Questo la rammaricava un po', ma cercava di non pensarci.

«Allora. Siamo pronti per il pic-nic?» chiese Pinco-Panco al suo gemello che alzò il sestino che aveva in mano per confermare. Kalea se lo fece passare e con un piccolo trucco di magia, apparecchio ogni cosa con cura sull'erba, sistemando anche un paio di coperte su cui sedersi. Laureline la guardò orgogliosa e si commosse nel pensare che fino a qualche anno prima avesse avuto difficoltà ad accedere una candela, ora imparava tutto così in fretta che lei quasi non riusciva a starle dietro. A volte la interrompeva finché spiegava perché già afferrato il concetto perfino.
Le sorrise e Kalea ricambiò con lo stesso gesto, portandosi una ciocca di capelli rosa dietro l'orecchio. Quel ciuffo ribelle non voleva mai star al suo posto.

«Ah no. Io non mi piegherò a fare una cosa tanto plebea.» disse Iracebeth con disgusto, guardando l'erba verdeggiante come se fosse qualcosa di estremamente sporco. Odiava la sporcizia.
«Dai Isi, resta. C'è la torta alle more.» le disse Mirana indicandole il dolce accanto al cestino, sapendo che la sorella non ci avrebbe rinunciato. Infatti sbuffò e si arrese, sedendosi «E va bene!»
Da quel giorno, non c'erano più stati litigi cruenti, scontro fatti di insulti o cose simili tra loro e Laureline era sicuramente più che felice di questo. Finalmente andavano d'accordo. Avevano deciso di governare insieme il Sottomondo -anche se con qualche idea differente ogni tanto- e ora le cose andavano bene come non mai. Avevano chiesto la stessa cosa a Laureline, ma lei rifiutò. La sua terra era disabitata perciò come un tempo non avrebbe avuto molto da fare e poi...non poteva abbandonare Memower. Specie ora che era diventata un punto di riferimento anche per Kalea.

Quest'ultimo porse una fetta di torta alla ragazza, sfiorandole le mani e lei d'istinto sorrise. Non poteva farne a meno quando era con lui e ancor di più ora che sapeva che lui provava la sua stessa emozione in sua compagnia. Tutti insieme mangiarono, parlarono e scherzarono. Raccontando storie e ricordando l'amica lontana che purtroppo non sarebbe più tornata. Ogni porta al Sottomondo per lei era stata chiusa perché doveva vivere la sua vita senza scompigliare nulla. Per fortuna però, aveva un sacco di progetti da realizzare quindi non si sarebbe di certo annoiata con sua madre in giro per il mondo.

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Ben presto arrivò la sera e tutti cominciarono a congedarsi per tornare alle proprie case. «Ci vediamo Kalea.» dissero i gemelli all'unisono abbracciando l'amica, salutando poi Laureline con un cenno che lei ricambiò con un piccolo sorriso.
Poi salutò le sorelle che si allontanarono verso i rispettivi castelli - Laureline aveva sistemato con qualche incantesimo la Rocca Tetra di Iracebeth. Continuò il giro, salutando il Leprotto Marzolino, McTwisp, Malinkin e infine Stregatto che la abbracciò forte. «A presto Laureline. E attenta a...lo sai. Non voglio che ti mangi.» le disse con entusiamo, lanciando un'occhiata furtiva al Cappellaio che incrociò le mani dietro la schiena e iniziò a fischiettare, dondolando sui talloni con fare innocente.
«Si...anche se sapevo che sarebbe finita così.» detto questo, Stregatto se ne andò lasciando in completo imbarazzo la ragazza che inevitabilmente diventò rossa dalla testa ai piedi. Senza possibilità di non esser notata.

Tarrant infatti le sorrise dolcemente, poi le si avvicinò. «Sei carinissima quando fai così.» le sussurrò all'orecchio, rendendola partecipe dei suoi pensieri. Laureline lo guardò, lasciando che le sfiorasse la guancia e per un attimo ebbe il forte desiderio di un bacio. Arrivò però Kalea ad interromperli «Scusate, ma io volevo cenare e poi andare a letto. Ho sonno!» disse indicando casa e sbadigliando.

Laureline incrociò le braccia «Tu, sonno? Ma davvero? Com'è possibile, di solito non ti addormenti prima delle dieci di sera.» ribatté divertita, con una piccola risata.
«Beh, oggi sono stanca. Pinco e Panco mi hanno fatto correre come una matta.» rispose la ragazzina scrollando le spalle. L'altra dunque annuì e insieme a Tarrant, seguì Kalea che cominciò a saltellare verso la porta. Camminava sempre in quel modo, a prescindere che l'energia le mancasse o meno, per lei era un gioco di cui non avrebbe mai fatto a meno.
Il Cappellaio si mise a preparar qualcosa mentre Laureline controllava gli esercizi di grammatica di Kalea che le aveva dato il giorno prima, constatando con piacere che erano quasi tutti corretti. Poi, quando lui le chiamò, si sistemarono tutti intorno al tavolo per cenare con un buon arrosto accompagnato da patate al forno.

«Ehm...ti dispiace se stiano qui per stanotte?» chiese Laureline posando la forchetta a fine pasto. Kalea era crollata, stava già russando con la testa poggiata alla tavola.
Lui la guardò e il cuore gli si scaldò, annuì meccanicamente per poi alzarsi e prendere la ragazzina in braccio per portarla sul divano. Grazie Terry. Laureline sorrise tra se per poi ricomporsi quando lui riapparve sulla soglia della cucina.

A quel punto ci fu un minuto di silenzio, poi a lui venne un'idea. Senza spiegazioni, prese la mano della ragazza e la portò fuori «Ti ricordi il nostro gioco preferito in assoluto?»
«Ricorrersi. Ma cosa..?» rispose confusa lei cercando di tornare dentro per il forte vento che infuriava e che già le stava congelando le braccia nude. Non stava capendo, cosa c'entra quel gioco in quel momento?
Lui la bloccò «Quando lo facevamo?» le domandò di rimando, insistente e determinato. Indicò con lo sguardò il cielo e Laureline seguendolo, vide i raggi della luna illuminare l'intera valle in un favoloso alone di mistero. Sembrava fossero in un mondo fantastico, fuori da ogni schema. Sotto quella luce, il paesaggio assumeva un'aria così magica e surreale. E lì ricordò «Al chiar di luna.»
Tarrant sorrise vittorioso e le toccò il braccio per dirle che era il suo turno. «Ah, ora ti prendo!»
«Non credo proprio, Laury. Sono sempre stato io il più bravo.»

Era vero, Laureline non aveva possibilità contro di lui a quel gioco. Era di gran lunga più veloce di lei. Tuttavia, non si dette per vinta e tentò comunque. Lo mancò qualche volta, ma alla fine lo prese. Lui la guardò, fingendosi offeso per un secondo per poi riprendere la corsa per darle la caccia.
Continuarono a rincorrersi per una decina di minuti, fino a quando per sbaglio Tarrant -accelerando- non le andò addosso. Si ritrovarono l'uno sopra all'altra ed entrambi non poterono trattenersi. Scoppiarono in una fragorosa risata che illuminò gli occhi di lei che ricordò i bei tempi passati e immaginò tutti quelli che sarebbero arrivati. Saranno splendidi, ne sono sicura. Finché lui sarà con me, tutto sarà assolutamente perfetto.

Si spostò, lasciando che lui scivolasse alla sua destra. «Sei completamente matto, Terry!» gli confessò guardandolo negli occhi, ora non aveva più alcun problemi a farlo e perdersi in quelle iridi sfumate era qualcosa di meraviglioso.
Il cuore di lui perse un battito e allungando una mano, con delicatezza scostò una ciocca di capelli da quel candido viso per osservarlo meglio. Poi sorrise -leggermente malizioso- e disse: «Tutti i migliori lo sono, mia cara.»

FINE

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