22: Sensazioni

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Todoroki's pov

Da quando Bakugou era tornato dall'ospedale si era allontanato molto.
Era più freddo, più distaccato, e parlava poco.
Certo, questo solo con me.
Non volevo che si separasse, lo avevo appena riavuto.
Non potevo permettermi di perderlo di nuovo.

Provai a chiedergli cosa avesse tante volte, ma continuò a non dirmi nulla.
Era frustrante e deprimente.
Cercavo di fare il possibile per fargli capire che ero una persona migliore.
Avevo bisogno di lui più dell'ossigeno, quindi avevo bisogno anche della sua piena approvazione.

Il sabato seguente io e i miei amici organizzammo un'uscita con anche il gruppo di Bakugou.
Ormai erano diventati parte di questa sottospecie di famiglia, erano sempre con noi.
Meglio per chi aveva la sua crush lì, ma io ero abbastanza allergico agli umani.

Uscii dalla stanza per andare a bussare alla stanza di Bakugou, ma lo trovai in corridoio che salutava Michelle.
Lei se ne stava andando, mentre lui teneva in mano una cartella di carta.

"Hey"
"Oh, ehy"
Era freddo, e la cosa mi provocò una fitta al petto.
Cosa avevo fatto per farlo arrabbiare?
Mi voleva bene quando era la peggiore persona sulla terra e ora che ero buono si stava allontanando.
Era il colmo.

"Vieni qua"
Rientra in stanza seguito da lui, che come sempre si preoccupo' di chiudere la porta.

"Oggi usciamo. Ci sono anche i tuoi amici"
"Oh, bene"

Indugiai con lo sguardo su di lui.
"Lo so che te l'ho chiesto cento volte, ma me lo dici cosa c'è che non va?"
"Todoroki, per la centesima volta, va tutto bene"
"Sei sicuro? Se qualcosa ti preoccupa puoi dirmelo"
"Va tutto alla grande, davvero"
"Dimmi la verità. Già da quando sei uscito dall'ospedale ti sei allontanato, da un paio di giorni la cosa sta peggiorando. Che succede?"

Vidi il panico nei suoi occhi mentre cercava di negare il tutto utilizzando come scusa solo la stanchezza e lo stress.
Volevo che si confidasse, ma non potevo obbligarlo a parlare.
Lo avevo già fatto abbastanza.

"Quello cos'è?" chiesi indicando la cartella.
"Niente"
Alzai un sopracciglio e dopo un secondo di tranquillità gliela sfilai di mano.
"Dammela!"

Mi insegui' per la stanza mentre io la aprivo e la leggevo.
Parlava di me e della mia famiglia.
Mi fermai di botto.

"Cos'è questa merda?"
Spostò lo sguardo da un occhio all'altro alla ricerca di una risposta.

"CHE CAZZO È QUESTA MERDA?!?!?!"
Saltò all'indietro preso alla sprovvista dalle mie urla.
La lanciai a terra lasciando che il contenuto si cospargesse sul pavimento.

"Che cazzo ci fai con una cartella su di me e sulla mia famiglia?!?! Che c'è, ti sei fatto stampare il file che avevi su di me sin dall'inizio?!?! Stronzo del cazzo"

Gli tirai uno schiaffo facendolo cadere a terra.
Sapevo di aver appena fatto una cazzata, ma non ero mai stato bravo a controllare la rabbia.
Mi sentivo tradito, ma anche vulnerabile.
Avevo in qualche modo voglia di piangere.
Pensavo che per tutto questo tempo lui avesse fatto il suo gioco, uno in cui io ero solo una pedina.
Contavo qualcosa per lui?
La nostra amicizia esisteva o me l'ero inventata io perché mi sentivo solo?

"MA COME CAZZO TI PERMETTI??!!!"
Lui si alzò e mi tirò uno schiaffo, molto più leggero del mio.
"Non ho MAI avuto nessun file su di te!!! Ho chiesto questa cartella a Michelle mesi fa per prepararti una fottutissima festa di compleanno!!!"

Le sue parole mi lasciarono più sorpreso che mai.
Quella volta, a colazione, è questo che voleva?
Dopo che io lo avevo trattato di merda lui cercava un modo per farmi felice?
Perché, però, ne avrebbe avuto bisogno?
Voleva farmi una sorpresa invitando la mia famiglia?
Perché avevo subito pensato il peggio?
Ah si, lo so perché, perché tutti hanno sempre dato il peggio di loro con me.

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