28: Rapporti

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Todoroki's pov

Mi sono girato e ho iniziato a correre.
Ho corso fino a quando non ho sentito il sapore di sangue in bocca.
Ho corso fino a quando il vento non mi ha fatto lacrimare gli occhi.
Ho corso fino a quando le gambe non hanno ceduto.
Non so dove fossi arrivato e non mi importava.

Caddi in ginocchio a terra in mezzo alla strada e lasciai che le lacrime bagnassero il mio viso.
Quella certezza che si era abbattuta con tanta brutalità che non sapevo se avrei potuto reggerla.

Due braccia mi abbracciarono da dietro e per un attimo ho pensato che fossero quelle di mia madre e che tutto questo fosse stato solo un sogno.
Ma non era così, era tutto orribilmente vero.

Mi girai e strinsi Katsuki a me con tutta la forza che avevo nelle braccia, stando attento a non fargli male.
Nascosi la testa nell'incavo tra la sua testa e la sua spalla e continuai a piangere.
Lui era la unica certezza in una vita costruita sulle bugie.

Mi accarezzava i capelli e continuava a ripetere "va tutto bene, va tutto bene".
Mi calma un pochino e cercai di parlare.

"E-era colpa m-mia, ver-ro?"
"No. A qualsiasi cosa tu ti stia riferendo. No."
"Loro se ne sono andati per colpa mia"
"No"
"Allora perché sono scappati lasciandomi là?!?!"
"Volevano andarsene..."
"E non potevano portarmi con loro?"
"Io non penso che-"

"Perché? Perché tu non sei arrabbiato con i tuoi fratelli? Perché non gli dici nulla e sei così allegro di vederli? TI HANNO ABBANDONATO!"

Scattai in piedi arrabbiato e lui fece lo stesso.
"NON. È. VERO"
"Allora perché sei l'unico che è rimasto qua? Gli altri hanno una vita felice e tu sei qui a farti distruggere!"
"Ho avuto mille possibilità di scappare! Non è colpa loro!"
"Se non è colpa loro, come dici tu, allora tu sei un codardo"

Mi guardò ferito e deluso.
Ero ancora arrabbiato ma sapevo benissimo che sfogarmi su di lui fosse la cosa più sbagliata che potessi fare.
Lui prese un respiro profondo e riassunse la sua espressione calma.

"Senti, mi rendo conto che tu sia arrabbiato con i tuoi fratelli perché ti senti abbandonato, ma guarda le cose dalla loro prospettiva. Non sapevano come fare e hanno scelto una strada a caso"
"Non li biasimo, ok? Capisco bene perché se ne siano voluti andare. Ma perché non mi hanno portato con loro? Mi hanno lasciato là"
"Avranno abbozzato un piano su due piedi, e scommetto anche che tuo padre avrebbe potuto scovarli se desiderava. Perché incolpi loro e non lui?"
"Io lo incol-. Aspetta. Cosa ti fa credere che lui lo sapesse? Magari avevano inscenato davvero un incidente in auto"
"S-si, ma io...parlavo del terzo fratello...insomma, avrebbe potuto cercarlo..."

Lo guardai male mentre sentivo la rabbia crescere di nuovo in me.
"Da quanto? Da quanto lo sai?"
"N-no, aspetta, io-"
"DA QUANTO LO SAI?!?!?!"
Strinsi i pugni mentre la rabbia invade a la mia mente.
"Da quando ho letto la tua cartella. Sapevo solo che non erano morti. Non sapevo altro"
"NON PENSAVI CHE AVREI VOLUTO SAPERLO?!?!"
"scusa" mormorò.

Ero fuori di me ed alzai un pugno per colpirlo mentre con l'altra mano lo tenevo per il colletto.
Lui si copri' il volto, ma io lasciai andare sul fianco il braccio alzato e lasciai il suo colletto per fare un paio di passi indietro spaventato.

Ero come lui.
Io ero come mio padre.

Stavo facendo esattamente ciò che lui si aspettava da me.
Lo avevo quasi picchiato. Ancora.
Perchè lui era ancora qui? Perché mi amava?
Non potevo più dare torto ai miei fratelli, non valevo nulla, perché salvarmi?
Lui abbassò le braccia e mi guardò.

"Va...tutto bene?"
Mi riavvicinai e lo abbracciati stringendo quanto più forte potessi.
Io lo amavo e l'amore non picchia.
Lui ricambio' è riuscii quasi a sentire il suo sollievo, cosa che mi fece sentire ancora peggio.

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