27: Fratelli

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Bakugou's pov

Quindi ero qui. E stavo per raccontare tutti i miei segreti a Todoroki. Io mi fidavo di lui e lui si fidava di me. Meritava di sapere.
Ritornare anche solo con la mente al passato era difficile, e faceva terribilmente male.

"Credo che noi non fossimo voluti. Mia madre ci odia perché ci vede come siamo la rovina della sua giovinezza, della sua bellezza, della sua libertà, e della sua relazione.
Quando siamo nati io e il mio gemello la situazione era già degenerata da tempo. In casa nostra regnava o la violenza e i litigi. Credo di non aver mia sentito i miei genitori parlare senza sputarsi addosso insulti"

"Kat..."
"Non mi interrompere"
"Scusa"

"Mio padre ci odiava perché ci vedeva come la ragione del comportamento di nostra madre. Odiava soprattutto me perché sono la sua copia sputata e perché, al contrario degli altri che facevano di tutto per andarle contro, io cercavo di compiacerla.

Non mi piaceva litigare, e cercavo sempre di proteggere i miei fratelli mettendomi in mezzo e prendendomi le loro colpe.
Erano piccoli e spaventati, agivano di impulso. Mio fratello maggiore è scappato compiuti i quattordici anni. Ogni tanto abbiamo ricevuto qualche notizia, ma nulla di che. Mia sorella che ha due anni meno ha fatto la stessa cosa quando LEI ha compiuto quattordici anni. Non li biasimo per essersene andati. Non aveva senso restare in un posto dove venivi distrutto e basta.

I miei hanno divorziato un anno dopo e hanno preso un figlio ciascuno.
Apparte la cronologia dei fatti, il problema non erano i litigi, non erano le urla di dolore che di sentivano a stanza di distanza, e non erano neanche tutte le botte prese.

Il problema era che, dopo ogni volta, mi guardavano negli occhi e dicevano:
"Lo vedi? È colpa tua. Tu sei la causa dei nostri problemi. Tu non saresti mai dovuto nascere"
Ed era vero. In qualche modo c'era sempre un legame, un filo per quanto sottile, che mi rendeva responsabile dell'accaduto. Io non sarei dovuto nascere. Si aspettavano un terzo figlio, il quarto è stato un incidente. Io sono un errore, sono nato sbagliato.
All'inizio trovavo assurdo che fosse tutta colpa mia, ma più andavamo avanti e più le cose peggioravano.
Iniziai a crederci anch'io.
Mi sembrava di sorreggere il cielo e ogni volta che loro si facevano male mi scusavo fino a perdere la voce.

Ho fatto del mio meglio per tirare avanti, eppure ancora mi chiedo se non sarebbe stato meglio farla finita tanto tempo fa.
Io lo so che tu non hai paura di tuo padre o di mia madre.
Ma io la conosco. Sarebbe capace di venirmi a cercare su un altro pianeta, solo per guardarmi negli occhi e dirmi che è tutta colpa mia. E io non potrei fare altro che darle ragione.

Se invece ci sposiamo tuo padre le darà molti soldi, così lei andrà in un posto migliore e si lascerà alle spalle tutti noi. Magari ci augurera' di morire presto e con molto dolore, ma ce lo augurera' a tremila chilometri di distanza.
Non me la sento di disubbidire. Mi dispiace dover sacrificare la tua libertà per questo, ma non riesco"

Mi abbracciò e io scoppiai a piangere aggrappandomi a lui.
"Ehi, ehi, tranquillo. Nulla è colpa tua, se il nostro matrimonio basterà a togliercela dalle palle, allora benvenga"

Mi accarezzo' la testa con delicatezza, ma allo stesso tempo con una presa ferma attorno al mio bacino.
Mi faceva sentire protetto, al sicuro, ed è strano perché non mi sono mai sentito così...così...bene.
Non lo so, non so come spiegarlo, sto solo bene.

Mi separai e asciugai le lacrime sulla manica della camicia.
"S-scusa"
Mi accarezzo' la guancia sorridendo dolcemente.
"Non devi scusarti di nulla"

Sorrisi debolmente.
"Mi dispiace di farti questo, lo so che...che dovrei fare qualcosa per te...però...io non-"
Mi mise un dito sulle labbra e mi accarezzo' il volto.
"Mi va benissimo e non sono arrabbiato con te, anzi, se quella se ne va sarò più che felice"
"G-grazie"

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