I suoni,le persone,tutto le appariva sfocato. Aveva solo uno strano formicolio che le attraversava le gambe e la schiena. Le mani tremavano e la voce sembrava essere svanita del tutto. La testa le doleva in un modo inspiegabile. Quasi svenne,ma un braccio attorno alla vita la tenne stretta e la fece riprendere da quel momento di nebbia nel quale si era precipitata.
Si voltò e vide Nash. Le era accanto,e la guardava con fare protettivo.
Davanti a se' aveva trovato due occhi freddi,colmi di odio:Zia Jenna;era lì davanti a lei. Sharon era appoggiata alla spalla di Cameron e sorrideva maligna. Ma quello che le fece mancare il respiro e il pavimento sotto i piedi più di tutti fu Cameron. Manteneva una torta rosa con scritto "auguri Caroline" a caratteri cubitali. Sì,Caroline. Aveva scoperto tutto.
Ora si spiegavano le sue sparizioni e la telefonata misteriosa. Alana aveva ragione,Cameron stava mentendo. La guardava,ma era come se fosse altrove. I suoi occhi erano come vuoti. Due orbite senza una meta.
«E così,ho avuto l'onore di rivederti nipotina. Quanto tempo è passato? Ti sei divertita? Spero di sì,perché una volta tornata a New York dovrai rispondere della bravata che hai commesso,e della vergogna che hai portato a tuo padre scappando!». La voce di zia Jenna aveva rotto il silenzio e aveva fatto crescere in Caroline un senso di rabbia immane.
«È colpa tua se sono scappata! Hai reso la mia vita un inferno,ti odio!» le urlò contro Caroline.
Zia Jenna sorrideva,oltrepassò Cameron e si mise dinanzi la nipote.
«Anch'io non avrei mai voluto averti nella mia vita,ma è andata male ad entrambe. Ora prendi le tue cose e andiamo». La voce stridula della zia era irremovibile.
«Io con te non vengo da nessuna parte,ti voglio fuori dalla mia vita! Voglio che tu e la tua cattiveria stiate lontane da me! Mi hai trattata peggio di un cane,ero piccola e dovevo vedermela da sola. Mai un abbraccio,una carezza...avevo perso mamma e papà e a te sembrava non importare. Perché a te non importa zia,a te non importa di nessuno». Le lacrime le bagnavano il viso,e invano tentò di trattenerle. Non voleva piangere davanti a sua zia,Sharon e Cameron...
«Caroline ho sentito fin troppe sciocchezze,andiamo». La zia la prese per un braccio e cercò di trascinarla,ma Caroline si scostò.
«Non mi lasci altra scelta. Cameron,caro,chiama i poliziotti qui giù».
Caroline guardò Cameron che si era come risvegliato. Lo supplicò con lo sguardo di non farlo,ma lui si portò il telefono all'orecchio e chiamò i poliziotti.
«Le bugie hanno le gambe corte» mugugnò Sharon.
«Sta' zitta vipera!» le sbraitò contro Christine avvicinandosi a Caroline e accarezzandole la spalla.
Adesso anche Alana raggiunse Caroline.
«Signora,Cassan...Caroline non verrà da nessuna parte con lei» disse Nash ad un tratto.
Zia Jenna lo scrutò curiosa.
«E tu chi saresti?».
«Caroline ora ha diciotto anni,è maggiorenne in modo definitivo».
Zia Jenna restò spiazzata,se ne era dimenticata.
«Nonostante abbia diciotto anni deve tornare a casa perché dobbiamo risolvere delle faccende legali»disse infine.
I poliziotti erano arrivati e si avvicinarono a Caroline che presero per le braccia.
«Lasciatemi andare!» urlò.
In suo aiuto accorsero Nash,Taylor e tutti gli altri. Si creò una baraonda,fino a quando Zia Jenna non urlò:«Caroline se non vuoi che i tuoi amici vadano in prigione per aver attaccato due poliziotti farai bene a muoverti».
Caroline non voleva più creare problemi,consegnarsi adesso significava rinunciare per sempre al suo sogno,a Los Angeles e all'unica famiglia che veramente,dopo la morte dei genitori,aveva amato. Ma non poteva permettere che loro fossero messi in prigione. La legge era legge.
«Fermatevi! Andrò con mia zia...».
Nash le si avvicinò e con le lacrime agli occhi le disse:«Tu sei parte della mia vita,sei mia sorella. Hai mentito sul tuo nome,sulla tua vita passata,ma so che la persona che ho conosciuto è la persona che realmente sei. Non andare». L'abbracciò forte,Caroline lo strinse.
«Mi dispiace Nash,ricordati che sei e sarai sempre sangue del mio sangue. Ma devo andare. Tornerò un giorno,te lo prometto».
Si staccò dall'abbracciò e piano piano salutò tutti.
«Bambina,ti verrò a prendere io se sarà necessario. Tieni questa,ti proteggerà sempre» le disse Dorotha porgendole la collana che portava al polso come un bracciale.
«Non posso accettare Dor...».
«Sì che puoi,anzi devi» le diede un grande bacio sulla guancia e si allontanò.
Era giunto il momento di andare. Si voltò e vide sui visi di tutti un filo di tristezza. Soprattutto Alana,Christine e Dorotha che singhiozzavano.
Incrociò gli occhi di Taylor,non li aveva mai visti tristi e lucidi;le si spezzò il cuore. Infine guardò Nash,gli occhi rossi e gonfi che piangeva a singhiozzi come un bambino.
«Nash,abbi cura di te» disse e si avviò verso l'ascensore seguita da zia Jenna.
Arrivata vicino alle porte dove era appoggiato Cameron si fermò.
Si fissarono in silenzio.
«Solo una domanda devo farti Cameron,poi tra me e te sarà tutto finito». La voce di Caroline non era mai stata così profonda e seria.
«È già tutto finito Caroline». Cameron accentuò il suo nome con enorme disprezzo.
«Perché non me ne hai parlato? Perché fare tutta questa scena? Potevi buttarmi fuori di casa che lo avrei capito,ti avrei dato ragione. Ma chiamare mia zia è stato l'atto più vile del mondo».
Cameron non parlò all'inizio,soppesò ogni parola.
«Ti amavo Caroline,per te ho quasi perso tutto. Tu mi hai ripagato mentendomi. Non ti riesco neanche a guardare in faccia. Non so se vedo Caroline o Cassandra,e non so quale delle due sia più falsa».
Ogni parola era come una lama affilata.
«Avevo un valido motivo,tu non l'hai nemmeno ascoltato! Hai agito d'impulso come sempre. Ma ormai è finita. Addio Cameron». Guardò gli occhi del ragazzo che amava,guardò per l'ultima volta il suo viso. Caroline non avrebbe amato nessuno tanto quanto lui. Cameron era il suo grande amore perduto. Era durato tutto un istante. Dal viaggio fino a quel momento.
Bisogna distinguere i sogni dalla realtà. I sogni sono un illusione,la realtà, invece,è quella che va affrontata ogni giorno.
Si trascinò nell'ascensore. Mentre le porte si chiudevano vide i visi dei ragazzi. Quello di Cameron, soprattutto,che stava dinanzi alle porte. Si fissarono fino a quando l'ascensore non si chiuse e lei si abbandonò ad un pianto disperato.Cameron dall'altra parte sussurò: «Addio Cenerentola» prima di beccarsi un pugno in faccia da parte di Nash.
«Nash sei impazzito?!» chiese massaggiandosi la mascella.
«Cazzo Cameron! È la ragazza che ami,non puoi averle fatto questo per una cazzata!».
«Non mettertici pure tu! Non voglio sentir parlare di lei mai più! Dimenticatela,deve uscire dalle nostre vite così com'è entrata!».
Cameron e Nash si guardavano in cagnesco.
«Tu la ami,lo so che è così. Non lasciarla andare via»lo supplicò Nash.
«Io amavo Cassandra,e Cassandra in realtà non è mai esistita». Prese Sharon e la portò con lui in camera sua.
Nash era disperato. I loro amici dandogli pacche sulla spalla per rincuorarlo iniziarono ad andare via.
Alana lo abbracciò.
«Tornerà,vedrai».
«Non sarà la stessa cosa senza di lei. Cameron si potrà portare a letto quante puttane vuole,ma lo sa che non servirà a nulla. Ho solo paura che quando se ne renderà conto sarà troppo tardi».
Nash si appoggiò al petto di Alana e piano piano si addormentò.Caroline e sua zia,scortate da due poliziotti erano in viaggio per New York. Non si erano rivolte la parola. In aereo era riuscita a sedersi in un posto diverso da quello accanto alla zia.
Guardava Los Angeles dall'alto e non poteva far altro che piangere. Cameron l'aveva lasciata andare,l'aveva pugnalata alle spalle. Nonostante però l'avesse ferita,adesso l'unica persona che avrebbe voluto al suo fianco era lui.Venne svegliata dalla zia che le picchiettava sulla spalla. Doveva essersi appisolata.
«Siamo arrivate,muoviti».
Ecco,era ritornata alla vecchia vita,con la zia che le diceva cosa fare. Si trascinò fuori dall'aereo e seguì la zia in auto.
New York e il suo traffico,lo smog e i rumori incessanti non le erano mancati per niente. Anzi,forse sì ma ora che si sentiva in trappola di nuovo,avrebbe preferito scappare.
Arrivarono nella villa poco distante da Central park,dove aveva vissuto gli anni più brutti della sua vita.
Fuori ad aspettarla c'erano Abigail e Jason.
Si lanciò dall'auto facendo sussultare la zia e corse ad abbraccirli.
Quando si staccarono notò i loro volti.
«Ehi,non dovete essere tristi» gli disse.
«Caroline è colpa nostra se sei stata scoperta» piagnucolò Abigail.
Caroline restò un po' sbalordita,e Jason le spiegò tutto.
«mi dispiace»disse infine Jason.Caroline si dispiacque per aver causato tante sofferenze anche a loro,avevano subito così tanti interrogatori. Non si arrabiò,non l'avevano fatto apposta,anzi,avevano tentato di proteggerla fino alla fine.
«Non fa niente,davvero. Sono felice che siate qui con me».
Abigail le sorrise.
«Carol andrà tutto bene,tornerai a Los Angeles molto presto!». Abigail tentò di confortarla.
«Non credo Abi,e non perché io ora non possa ma perché se io tornassi lì,sì avrei tante persone che mi amano e mi vogliono bene ma non avrei l'unica persona di cui veramente ho bisogno».
Cameron non sarebbe tornato e lei sapeva di doversene fare una ragione.Cameron guardava il panorama dal balcone dell'attico,ripensò a quando portò Caroline lì fuori.
Le parlò della sua vita e dei lati negativi del suo lavoro. Le disse anche che qualcosa era cambiato e lei con il suo sguardo curioso gli chiese il perché. Quel giorno lui le aveva detto di lasciar perdere,e aveva sviato il discorso. Ma quello che era cambiato era lei,lei che era entrata a far parte della sua vita. Non l'avrebbe mai dimenticata,ma l'avrebbe riposta in un angolino del suo cuore cercando di non farla più uscire.
Buttò la sigaretta che stava fumando e tornò dentro pronto per affrontare la sua vita senza Caroline.~SPAZIO AUTRICE
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Voli alto con me?
FanfictionCaroline vive con sua zia a New York. La città,nonostante la sua grandezza, le sembra una prigione. Un giorno,qualcuno le farà aprire gli occhi e lei prenderà una decisione che la catapulterà in una nuova vita. E si sa,i viaggi portano inevitabilm...