PER SEMPRE

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A Nash squillò il cellulare;era sua madre.
"«Ehi mamma,tutto bene? Mi manchi!»" le disse.
"«Anche a me e Sky manchi tantissimo »". Nash sentì la madre piangere.
"«dai mamma,due settimane e vengo a trovarvi»"cercò di consolarla.
"«lo so,ma è così difficile stare lontana dal mio bambino. Perché con te non porti anche Cameron e quella ragazza che vive con voi? Mi piacerebbe conoscerla»".
Nash pensò che sarebbe stato carino portare Caroline e Cameron con se'.
"«Sì,verranno sicuramente. Mamma ci sentiamo,ho davvero tantissimo da fare»". Le mandò un bacio e attaccò.
Anche a lui mancava tanto la sua famiglia.
Era arrivato fuori la casa di Taylor. Bussò;lo aprì quest'ultimo.
«Ehi Nash,entra»lo salutò Taylor.
Si diressero in cucina,dove offrì a Nash dell'aranciata.
«Ehi amico,penso tu sappia perché sono qui».Nash era andato dritto al dunque.
«Cassandra?» chiese Taylor con il suo solito ghigno.
«Sì,hai fatto tutto il contrario di quello che ti avevamo detto. Ormai è come una sorella per me,invece per Cameron,nonostante Sharon,penso non nutra solo un amore fraterno. Tu non hai fatto altro che deteriorare le cose. Perché uscisti con lei?».
Il viaggio con Jack e Jack era servito a Cameron per dimenticare Caroline,o almeno serviva per provarci. La mattina della loro partenza Cameron, aveva deciso di tirarsi indietro,voleva restare con Caroline. Ci fu una discussione,ma alla fine Nash riuscì a dissuaderlo.
«Mi chiamò lei,ma capii immediatamente che l'aveva fatto solo per vendicarsi di Cameron».Taylor si alzò e si avvicinò alla finestra,fissava un punto indeterminato.
«Sì,ma perché ci uscisti lo stesso?».Nash lo scrutò e notò che il viso di Taylor era triste,la mascella contratta.
«Perché quella ragazza mi affascina,ha qualcosa di misterioso che mi fa impazzire. Io e Cameron siamo sempre stati grandi amici,mi dispiace che questo ci abbia allontanati. Cassandra è bellissima,mi piace». Taylor fece una lunga pausa,si voltò verso Nash,e continuò dicendo:«Ma,purtroppo,è troppo innamorata di Cameron per accorgersi di qualcun altro» concluse sorridendo.
Nash sapeva che sotto il sorriso di Taylor si nascondeva un ragazzo ferito. Lo conosceva da molto tempo,sapeva quando mentiva e il modo in cui lo faceva.
«Mi dispiace,davvero. Ora vado,devo andare a prendere Cassandra all'ospedale. Ci sentiamo,ok?». Nash si alzò e abbracciò Taylor.
«A presto,salutami il mio amore»scherzò.
Nash uscì e si mise in macchina.
Dorotha era stabile,erano passate circa due settimane dall'infarto,e Caroline era andata a trovarla tutti i giorni. Arrivò davanti all'ospedale,mandò un messaggio alla ragazza.
-Sono arrivato,scendi.
Dopo dieci minuti,dall'ingresso dell'ospedale uscì una ragazza alta,con lunghi capelli castani,un po' più chiari alle punte,che gli sorrideva;Caroline.
Era entrata nella vita di Nash e Cameron all'improvviso.
In realtà di lei non sapevano molto,era una ragazza riservata. Ma dal giorno stesso in cui l'avevano incontrata,e l'avevano accolta,era diventata come una sorella. Nash sentiva il bisogno di proteggerla.
Caroline entrò in macchina,portando con se' un profumo di aria fredda.
«Come sta Dorotha?» le domandò Nash,spostandosi i capelli all'indietro.
«Sta meglio,ma è debole. Ora torniamo a casa?». Caroline era stanca,le doleva la testa.
«Sì,e a proposito...tra due settimana devo andare a trovare la mia famiglia. Non li vedo da quando andai a Toronto,e devo tornare in patria. Mia madre ci terrebbe a conoscerti,vuoi venire?».Nash sperava tanto accettasse.
«Certo! Dove abitano?»Caroline ne era entusiasta.
«Nel "North Carolina"». Lui era così felice che lei avesse accettato così velocemente.
Caroline,invece,si rabbuiò. Il "North Carolina" era non molto distante da New York.
«Cosa c'è Cassandra?».Nash aveva notato il suo cambiamento d'umore.
«È solo che...no,non preoccuparti ho solo un po' di mal di testa».
Avrebbero dovuto prendere l'aereo,sarebbe stata a poca distanza da zia Jenna,non sapeva quanto le fosse convenuto,anche se le sarebbe piaciuto andarci.
Arrivarono a casa. Quando entrarono,Caroline non fu sorpresa di trovare Sharon avvinghiata sul divano con Cameron mentre si baciavano. Spostò lo sguardo,buttò la borsa sullo tavolino basso accanto alla porta e andò in cucina. Nash la seguì.
«Andra,ormai dovresti essere abituata alla presenza di Sharon».
Nash non faceva altro che dirle di lasciar perdere Cameron e di accettare Sharon.
Caroline fece finta di non aver sentito e prese una medicina per il dolore alla testa.
«Andiamo,è passato quasi un mese da quando stanno insieme,perché non lasci perdere?» continuò Nash,insistendo.
«Lo vuoi sapere?!» sbottò Caroline,sbattendo il bicchiere,che aveva appena preso,sul tavolo.
«Perché lo amo,perché ne sono innamorata. Può passare un mese,un anno che non cambierà nulla! Credi che mi piaccia stare male? ». Lo guardò arrabbiata,bevve la medicina,lo lasciò in cucina senza aspettare una sua risposta e si diresse in camera sua.
Voleva bene a Nash,ma a volte non capiva nulla. Era un brutto periodo:Dorotha all'ospedale,Cameron con Sharon,Abigail che da quell'ultima telefonata non si era fatta sentire e Isabelle che la pressava.
Si gettò sul letto e si addormentò.

Quando si svegliò,in casa non c'era nessuno. Trovò un bigliettino dove c'era scritto: "Siamo dovuti uscire,a dopo -Cam&Nash".
Cameron,dopo quell'abbracciò all'ospedale,che venne interrotto poco dopo da un dottore,aveva continuato a parlarle in modo normale,anche se era palese che evitasse di stare solo con lei.
Si aprì l'ascensore,erano Nash e Cameron.
«Cosa si mangia?» chiese Nash,buttandosi sul divano.
«Ma che ore sono?»domandò Caroline. Aveva dormito davvero tanto,pensava fosse ancora mattina.
Cameron rise e si diresse in cucina.
«Cucino io!» urlò.
«Allora moriremo sicuro» mugugnò Nash.
«Ci penso io».Caroline sorrise,e andò da Cameron.
«Dai Cameron spostati,preparo qualcosa di veloce io. Cosa avete fatto? Ho appena letto il messaggio,pensavo foste usciti da poco». Prese degli hamburger dal congelatore e una padella dallo scaffale della cucina.
«Dobbiamo partire per due settimane»le rispose Cameron,rabbuiandosi.
A Caroline cadde la pentola a terra,la raccolse e fissò gli occhi di Cameron.
«Di nuovo? Siete tornati due settimane fa,e poi perché sempre per così tanto tempo?».Accese il fuoco e adagiò gli hamburger sulla pentola.
«Credimi vorrei restare,vorrei un po' di tempo libero...ma è il nostro momento,abbiamo:interviste,spot pubblicitari e quant'altro.Vorrei restare qui con te,vorrei poter andarmi a prendere un gelato senza limiti di tem...»
«vorresti restare qui con "me"?» lo interruppe Caroline. L'aveva detto davvero?
Cameron non rispose,la scrutava e restò immobile.
«Cam,rispondimi. Non sono stupida,so cos'ho sentito,perché non la smetti di evitarmi e accetti il fatto che non è Sharon quella che vuoi,non giriamoci intorno,affrontiamo questo discorso una volta per tut...». Caroline venne bloccata da un colpo di tosse;Nash.
«Cameron perché non vai a prendere il gelato per dopo?» disse con tono duro.
«Sì,ora vado» e si avviò lentamente verso la porta.
«No! Fermati! Hai detto che vorresti stare qui con me,ti sei solo imbrogliato? Almeno dimmelo,dimmi che non ti interesso per niente» Caroline l'aveva bloccato e le lacrime le rigavano il viso.
«Io non ti amo Cassandra. Mi dispiace». Cameron sembrava così sicuro,così troppo sicuro.
«No,non ti credo!»Caroline lo guardava,aspettava una risposta che non venne. Nash la spostò,e lei glielo lasciò fare. Cameron le passò davanti con il viso basso,senza riuscire a guardare gli occhi di lei.
«Va a riposarti,finisco io di cucinare». Nash le posò la mano sulla spalla,lei la spostò e se ne uscì. Non credeva a Cameron,non gli avrebbe mai creduto. Le parole non mentono: "vorrei restare qui con te" aveva detto. Si asciugò le lacrime e si gettò sul letto. Cameron non poteva negare a se stesso per sempre quello che provava. C'era un legame speciale tra di loro.

Molti chilometri più in là,dall'altra parte del continente,a New York,zia Jenna stava mettendo via negli ultimi scatoloni le cose di sua nipote,ormai scomparsa da quasi tre mesi. L'ultima volta che l'aveva vista,come sempre avevano litigato,o forse no. Non se lo ricordava bene. La polizia l'aveva interrogata fino allo svenimento. Ancora stavano continuando a cercare la ragazza,ma si erano quasi arresi.
«ormai spariscono tanti ragazzi,signora si rassegni» le aveva detto un poliziotto. Jenna aveva sempre trattato male Caroline. Suo fratello era morto con la moglie,che Jenna non aveva mai sopportato,e le aveva lasciato quella piccola bambina ribelle,con i capelli lunghi e castani,gli occhi di un bellissimo castano-verde che...No,basta! Non poteva pensare più a Caroline,ma anche se non voleva ammetterlo quella bambina era la sua unica famiglia.
Suonò il telefono,corse a rispondere.
«Pronto?» chiese con quella sua voce acuta e arrogante.
«Salve,è la signora Jenna Hastins? Chiamo dal distretto di New York. Le ricerche sono terminate,la ragazza è impossibile da trovare. Ci dispiace, noi siam...» . Jenna gli attaccò il telefono in faccia,si accasciò a terra e fissò una foto sul tavolino accanto al telefono,che ritraeva lei e Caroline,una delle poche che aveva.
«Che fine hai fatto Caroline?» sussurrò,mentre una lacrima le rigò il viso.
Se mai la ragazzina fosse tornata,l'avrebbe disprezzata ancora di più,ma non le avrebbe permesso di scappare di nuovo. Nessuno si prendeva gioco di Jenna Hastins. Asciugò la lacrima e andò verso la camera di Caroline,prese le cose sulla sua scrivania e le gettò a terra,ruppe tantissime cose. Guardò quello che aveva combinato e distolse lo sguardo dirigendosi in camera sua. Troppe pressioni da parte della polizia,da parte della nonna materna di Caroline,Alessandra,che a un tratto era ricomparsa. Aveva addirittura pensato di voler bene a Caroline,ma tutti questi pensieri la indussero a credere che fosse meglio così,avrebbe ricominciato da capo. Forse nessun uomo l'aveva voluta perché aveva una bambina rompiscatole con se',ora avrebbe potuto cercare un marito,in molti dicevano che fosse una bella donna.
Scese accanto al telefono di nuovo,prese la foto con Caroline e la gettò a terra. Il vetro si frantumò. Sorrise e sempre sussurrano disse :
«Addio Caroline,per sempre».

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