«Porti a casa qualcuno?». Papà mette la mano sopra il ricevitore, ma riesco ancora a sentirlo. «Adele, Luke porta qui qualcuno per il Ringraziamento».
Che imbarazzo. Non volevo che papà spifferasse tutto alla mia matrigna, non ora che sono a telefono con lui. L'avrebbe saputo prima o poi, ma io speravo poi.
«Come si chiama?», la sento chiedere. No sembra contenta. Mi si stringe lo stomaco.
«Fable», mi affretto a dire a mio padre.
Lui rimane in silenzio e a un certo punto penso che abbia riattaccato; poi però sento Adele sussurrare in sottofondo «Allora, Andrew, come si chiama?»
Sembra una bisbetica gelosa. Probabilmente lo è.
«È un soprannome o cosa?», mi chiede lui.
«È il suo nome». Non ho altre spiegazioni. Dannazione, conosco a malapena Fable Maguire. È del posto, ha vent'anni, ha un fratello piccolo e lavora in un bar.
Fable ha anche dei bei capelli biondo chiaro, occhi verdi e tette fantastiche. Ma a mio padre non lo dirò. Ci arriverà da solo.
Sento ancora parole smorzate e capisco che sta spiegando a Adele che Fable è il suo nome. Lei ride. Che stronza. La odio. Mia madre, Liz, è morta quando avevo due anni. Non me la ricordo, anche se vorrei. Mio padre ha iniziato a frequentare Adele quando avevo otto anni e l'ha sposata quando ne avevo undici.
Adele è l'unica madre che io abbia mai avuto. Non la voglio, e lei lo sa.
«Be', porta la tua piccola Fable qui con noi, è più che benvenuta». Papà si interrompe, e io mi irrigidisco, perchè temo quello che potrà aggiungere. «Non sei il tipo da ragazza fissa».
«Lei è diversa». L'opppsto della ragazza con cui si aspettano che stia. Ai miei occhi, questo la rende perfetta.
«Sei innamorato di lei?», chiede papà a voce bassa. «Adele vuole saperlo».
La rabbia mi ribolle dentro. Come se fossero fatti suoi. «Non lo so. E poi cos'è l'amore?»
«Non fare il cinico».
Senti chi parla. Mio padre è un tipo abbastanza distaccato. Non ricordo l'ultima volta che l'ho visto baciare o abbracciare Adele. Di certo non bacia o abbraccia me - non che io lo lascerei fare.
«Si be', usciamo da un po', ma non lo so». Faccio spallucce, poi mi ricordo che non può vedermi e mi sento un idiota.
«Non ce ne hai mai parlato prima»
«Cos'è, il terzo grado?». Inizio a sudare, solo perchè sto mentendo. Oggi non ho ancora parlato con Fable ed è giovedì sera. Partiamo sabato pomeriggio. Dobbiamo incontrarci e metterci d'accordo, anche se suppongo avremo abbastanza tempo durante il viaggio in macchina di quattro ore per affinare i dettagli.
Mi si secca la gola al pensiero di rimanere da solo con Fable nel mio pick-up per quattro ore. Cosa le dico? Non la conosco, e sto per portarla a casa di mio padre a fingere che stiamo insieme. Dobbiamo comportarci come una vera coppia.
Cosa mi è venuto in mente?
«Sono solo curioso. Ci racconterai i dettagli quando sarete qui, sono sicuro. Sabato sera, giusto?»
«Già», deglutisco. «Sabato sera».
«Dovremmo essere a un evento del Country Club. Hai ancora le tue chiavi?»
«Sì». Dannazione, non ho per niente voglia di tornare. Sono successe cose spiacevoli a casa. È da un pezzo che evito quel posto come la peste. Sono stato fuori città per le vacanze nell'ultimo paio d'anni, e ho passato il Ringraziamento o il Natale in Australia, nella multiproprietà di mio padre. Oppure sono rimasto a scuola per gli allenamenti di football, o per qualunque altra bugia mi sia venuta in mente pur di rimanere lontano da loro.
Vita dura, lo so. Da fuori, la mia famiglia sembra perfetta. Be', per quanto possa essere perfetta con una madre morta e una sorella morta, una matrigna fuori di testa e un padre gelido.
Sì, davvero perfetta.
Purtroppo mio padre ha insistito perchè quest'anno passassi il Ringraziamento a casa. L'ultima volta che abbiamo parlato, mi ha detto che era stanco del fatto che tutti cercassimo di evitare quella casa durante le feste. Secondo lui abbiamo bisogno di nuovo ricordi. E io non ne voglio. Non lì. Non con Adele.
«Ci vediamo sabato». Sento i passi di mio padre contro le piastrelle del pavimento, come se si stesse allontanando da Adele. «Stavolta andrà tutto bene, figliolo. Vedrai. Il tempo sarà bello e tua madre è molto più in salute».
«Non è mia madre», sibilo a denti stretti.
«Cosa?»
«Adele non è mia madre».
«È l'unica madre che tu abbia mai avuto». Fantastico. Ora è offeso. «Perchè non riesci ad accettarla? Dio, è parte della tua vita da così tanto tempo».
La parte della mia vita più orribile - non che possa dirglielo.
«Non mi piace la facilità con cui dimentichi la mia vera madre. Io non voglio farlo», dico arrabbiato.
Per un po' rimane in silenzio; intanto guardo fuori dalla finestra e non vedo nulla. È buio, pioviggina, il vento sferza ancora, frustando i rami nudi degli alberi che punteggiano il cortile del complesso di appartamenti in cui abito. Oscillano nel buio.
La gente pensa che la mia vita sia fantastica. E invece non lo è. Mi faccio in quattro per studiare e giocare, perchè mi aiuta a dimenticare. Ho degli amici, o forse non proprio: per la maggior parte del tempo solo solo. Come ora. Sono seduto nella mia stanza, al buio. Parlo con mio padre, e dannazione, vorrei raccontargli la verità. Però non posso. Sono in trappola. Ho bisogno di qualcuno che mi aiuti a sopportare quella che potrebbe essere una delle settimane peggiori della mia vita. Grazie a Dio c'è Fable: quella ragazza non ha idea di quanto mi sia utile.
E non dovrà mai saperlo.
STAI LEGGENDO
One Week Girlfriend - Luke Hemmings
Fanfiction"Torneremo ciascuno alla propria vita. Dove tu mi odi e io odio te. Sarà una bugia. Forse prima di tutto questo ti odiavo, ora però credo di amarti."