Nell'attimo in cui la vedo, libero l'ansia che mi appesantisce il petto con un respiro profondo e purificante. Esco dal ristorante con la scusa di usare il cellulare, mentre in realtà voglio solo andare incontro a Fable.
E fuggire da lui.
Fable sorride, i capelli biondi raccolti in una coda alta che mette in mostra le guance tonde, il naso elegante e le labbra di rosa. Più la guardo più la trovo carina. Anzi, non solo carina...
Fable è sexy, dannatamente sexy, con un corpo sottile che ho visto con più o meno vestiti, da quando stiamo nella casa degli ospiti. Stamattina l'ho beccata avvolta in un asciugamano quando è uscita dal bagno e ha attraversato di corsa la sala precipitandosi nella sua stanza.
Non mi ha neanche visto.
Ma io l'ho vista. Tutta quella pelle color crema, umida e nuda in bella vista, mi ha fatto venire voglia di correrle dietro. Di trascinarla vicino e sentirla avvolgersi a me. Di attorcigliarle i capelli bagnati con le dita e tirarli, portando la sua bocca verso la mia...
Merda. Il solo pensiero mi incendia la pelle. Mi sforzo di tenere tutti a distanza, specialmente le ragazze, ma Fable mi sta penetrando sotto pelle e inizio a desiderarla.
Lei.
Con i suoi jeans aderenti e i maglioni scuri troppo grandi, mi fa venire voglia di mangiarla. E io non ho mai pensieri cosi. Mi fa sentire cose scomode e libera-torie allo stesso tempo.
In altre parole, Fable mi lascia in un costante stato di confusione. «Eccomi». Si ferma di fronte a me, la testa che mi arriva appena al petto. E così minuta. Potrei sollevarla con un dito, mettermela in spalla e portarla via da qui in un baleno. «Pronta a salvarti».
La parola in codice marshmallow non era ancora stata usata, quindi sono felice di vedere che si è precipitata da me in fretta. Non che mio padre fosse par-ticolarmente insopportabile: è che non la smetteva di farmi domande sul futuro. Domande a cui non posso rispondere, perche non ho idea di cosa succederà.
Alla fine non ne potevo più, e ho mandato il messaggio a Fable quando sono andato in bagno.
E ora eccola qui. Pronta a salvarmi. «Grazie per essere venuta».
«È proprio insopportabile?»
«No, però... non mi va di rispondere a tutte le sue domande».
«Oh».
«Ti è piaciuto girare per negozi?». È questo che fanno le ragazze. Shopping, spendere soldi, anche se non credo che Fable abbia molto da spendere. Be', ne avrebbe, se le andasse di gettare via la somma che le ho dato, ma so che risparmia per il fratello.
La nobile cameriera di nome Fable. Sembra una favola moderna.
«I negozi sono troppo costosi per i miei gusti». Arriccia il naso ed è bellissima. «Non posso permettermi di entrarci, figuriamoci se posso pensare di comprare qualcosa. E comunque non mi è mai piaciuto molto fare shopping».
E allora cosa le piace fare, a parte stare in spiaggia?
Non so niente di questa ragazza. E quello che so non lo capisco granche. Siamo due opposti, in ogni senso.
«Cosa ti piace fare allora? Nel tempo libero, intendo». Mi guarda in modo strano, e io mi sento un idiota. «Sai, hobby o cose del genere».
Scoppia a ridere. «Non ho tempo per gli hobby. Mi piaceva leggere».
«Piaceva?»
«Sono troppo occupata». Fa spallucce. «Lavoro, mi prendo cura di mio fratello, pulisco la casa. Alla fine della giornata sono esausta e quando vado a letto mi addormento in un secondo». Distoglie lo sguardo.
«Stessa cosa vale per me». Mi tengo occupato di proposito. Frequento un sacco di classi, anche se non ho idea di quello che voglio fare nella mia vita a parte il football. Il mio allenatore è furioso perchè me ne sono andatoe in questi giorni non mi sto allenando, e mi sento ancora in colpa. C'è una partita importante fra poco e devo essere al massimo.
«Davvero?». Sembra scioccata.
Annuisco. «In quel modo è più facile, non credi? Tenersi occupati, cosi niente può darti fastidio».
Per un po' mi studia con un'espressione perspicace. Come se quegli occhi verde scuro potessero vedere quello che ho dentro e scoprire tutti i miei segreti nascosti.
E questo non mi piace.
«Eccoti». Mi giro e vedo mio padre che esce dal ristorante, palesemente irritato. Guarda Fable e si ir rigidisce.
«Credevo stessimo ancora parlando», dice rivolto a me.
«Oh, scusatemi, credevo aveste finito». Fable inter viene come la piccola fidanzata perfetta, infilando braccio sotto il mio e accoccolando su di me il suo corpo sexy. I suoi seni mi premono contro il fianco e alza lo sguardo adorante verso di me. «Ho bisogno di Drew. Non riesco a decidere quale paio di scarpe comprare».
È brava. Nemmeno due minuti fa si stava lamentando di quanto odiasse fare shopping, e ora si comporta da ragazza smorfiosa che non riesce a prendere una decisione senza il mio consiglio «Deduco che siano per stasera, allora?», domanda papà.
«Cosa c'è stasera?». Fantastico. Non voglio fare la scena per nessuno, è già abbastanza pesante fingere davanti a papà e Adele. Se ci tocca stare fra la gente, sarà come una grande performance ufficiale.
«Una cena speciale per il Ringraziamento al country club. Te ne ho parlato la sera in cui sei arrivato».
Non voglio andarci, neanche morto. Sembra un inferno. «Non saprei...»
«Insisto», mi interrompe papà, con quell'espressione severa che minaccia di non accettare un no come risposta.
«Sembra divertente». Fable stringe il braccio attorno al mio, ma nella sua voce avverto una nota di tensione. Sembra che anche per lei l'idea di questa serata sia un inferno. «Cosa dovrei mettermi?»
«Qualcosa di non troppo formale. Un vestito da cocktail». Papà è raggiante, sa che la sta mettendo a disagio, e la cosa mi dà i nervi. «Sono sicuro che avrai un vestito carino nascosto da qualche parte».
«Papà». Mi infastidisce che le parli cosi, ma come faccio a mettermi contro di lui? Non l'ho mai fatto prima perchè insomma, è mio padre. E tutto quello che ho a questo mondo.
Mi ignora, e non mi sorprende. «Adele vi vorrà pronti per le cinque per non rischiare di far tardi».
Papà dà un'occhiata all'orologio. «Ho un incontro con un cliente fra mezz'ora. Ci vediamo dopo».
Lo guardiamo allontanarsi in silenzio, Fable ancora abbarbicata al mio braccio finche non lo vediamo scomparire. Poi si stacca piano, e subito mi manca.
Stupido.
«Non ho niente da mettermi per una cena da cocktail». Sembra agitata. «Non mi hai detto di portarmi dietro niente di quel genere».
Avrei dovuto farlo. Sono stato un idiota a non pensarci. Ho progettato il mio piano cosi all'ultimo minuto che non ho organizzato i dettagli «Ti comprerò qualcosa», mi offro. «Andiamo a fare un giro, c'è tempo».
Scuote la testa. «Neanche per sogno. Hai già speso un sacco di soldi per me. Non ti permetterò di comprarmi un qualche vestito da cocktail costoso che userò solo una volta. Non stiamo giocando a Pretty Woman».
La cosa divertente è che è proprio quello che stiamo facendo. Ho visto il film, come mezzo mondo, del resto. Se non sbaglio il personaggio interpretato da Richard Gere paga tremila dollari a Julia Roberts, alias la prostituta, perche finga di essere la sua ragazza. E le compra anche dei vestiti. Le somiglianze sono innegabili.
«Non mi importa». Le prendo la mano e la stringo. Mi guarda con un'aria strana, come se non potesse credere che io l'abbia toccata volontariamente senza che ci sia qualcuno a guardarci - ma chi se ne frega.
Deve sapere che non solo mi sta aiutando, ma che anch'io voglio aiutare lei. Non deve sentirsi a disagio. Non voglio che i miei la critichino o che lei si preoccupi di essere fuori posto. Entrambi sappia cosi, ed è già abbastanza brutto.
Ma anch'io sono fuori posto qui. Dall'esterno potrebbe sembrare il contrario, ma la verità è che non ho nulla a che fare con questa gente. Nessuno sa quello che ho passato.
E le cose devono rimanere cosi.
Troviamo una di quelle costose catene di negozi in fondo al centro commerciale all'aperto, dove l'ho la- fondo al centro commerciale sciata stamattina. Fable si sente quasi a suo agio lì: conosce il negozio e anche se dice che è costoso non lo è quanto la maggior parte degli altri lungo Ocean Avenue, quindi va bene anche a me.
È un posto enorme, pieno non solo di vestiti, ma anche di roba per la camera da letto: asciugamani, gingilli vari, e una serie di stronzate senza senso. Fable si precipita dritta verso gli scaffali di vestiti e si muove in fretta, afferrando un abito dopo l'altro e appoggiandosi tutto sul braccio, gli appendiabiti di legno che picchiano l'uno contro l'altro mentre cammina.
«Ehi», le dico a voce bassa, e lei alza la testa e mi guarda con gli occhi grandi. «Non c'è fretta, abbiamo un sacco di tempo».
Fa un sospiro rumoroso e scuote la testa. «Non ho idea di cosa sto facendo. Avrò bisogno del tuo parere».
E io che ne so di vestiti da cocktail?
«D'accordo», rispondo, solo perchè so che dovrei.
«Okay. Dovrai appostarti nei camerini e vedermi con gni singolo vestito per dirmi come sto. Non posso farcela da sola». Sembra terrorizzata. «Grazie a dio hanno un sacco di vestiti per le vacanze. Spero che uno di questi vada bene».
«Ciao! Ti porto questi nel camerino?». La voce squillante proviene da dietro di noi e ci voltiamo per capire chi sia. «Luke Hemmings, oh mio dio, sei tu?».
Maledizione. Il mio peggior incubo è diventato realtà. Sono andato alle superiori con questa ragazza. Credo che si chiami Kaylie. Già, cosi dice il cartellinino.
«Come va?», chiedo in modo poco convincente.
Ha un sorriso cosi ampio e luminoso che per poco non mi acceca. Dev'essersi sbiancata i denti un po' troppo.
«Che bello vederti!». Si lancia su di me e non mi resta che abbracciarla a mia volta.
Percepisco la curiosità e l'irritazione irradiarsi da Fable, in piedi accanto a me. Le offro uno sguardo di scuse ma lei alza gli occhi al cielo. Per qualche ragione, questo incontro la infastidisce.
«Sono contento anch'io di vederti», dico a Kaylie, abbracciandola in modo goffo. Si stacca da me, il sorriso ancora stampato in faccia, gli occhi scuri che luccicano.
«Che hai fatto negli ultimi tempi? Eccetto il football, ovviamente. È da un pezzo che non ti fai vedere da queste parti». Fa un broncio finto. «Manchi a tutti».
«Sono stato impegnato», rispondo con un'alzata di spalle.
«Wow, deduco che non contiamo niente, allora. Non torni nemmeno nella tua città». È come se si fosse scordata di Fable, la cliente che dovrebbe assistere.
Kaylie concentra tutta l'attenzione su di me. «Ci credi che devo lavorare qui? Mi ha obbligata mio padre, cosi imparerò come funziona il mondo. Ha detto che i diecimila dollari di spese mensili dalla sua carta di credito erano fuori controllo». Ride.
Fable è rimasta a bocca aperta. Le ho appena dato tremila dollari per sfamare la sua famiglia per qualche tempo, e questa ragazza si comporta come se spendere diecimila dollari in stronzate a caso non fosse un problema. «Uhm, mi hai chiesto se mi serve camerino?», chiede Fable dal nulla.
Kaylie la guarda, e il suo atteggiamento cambia all'istante. Prima era la buona lavoratrice, e ora sta squadrando Fable dalla testa ai piedi, perche è ovvio che siamo insieme.
Almeno spero davvero che lo sembriamo.
«Ecco». Fable le allunga i vestiti e Kaylie ancora non le risponde. «Vorrei davvero che mi trovassi un camerino libero».
Il sarcasmo nella sua voce è evidente, e mi sforzo di frenare un sorriso. Kaylie prende i vestiti, il labbro superiore incurvato in una smorfia. «Spero che siano della taglia giusta. Sembrano un po' stretti».
Stronza maligna.
Fable le fa un sorriso fuggevole. «Oh, la taglia è perfetta. Ho soltanto delle tette mostruose, quindi sembra che io vesta una taglia in più di quello che sono in realtà. A Luke piace quando sporgono e può vederle. Ha l'accesso più facile. Vero, tesoro?». Batte le ciglia stavolta mi è possibile trattenere una risata.
Questa ragazza, la mia ragazza di copertura, è davvero troppo.
«Vero», mormoro, godendomi lo sguardo di vertito di Fable.
Kaylie borbotta qualcosa e si dirige ai camerini.
«Be', che maleducata» dice Fable appena Kaylie non può sentirci.
«Mi dispiace». In questi giorni mi scuso di continuo. Per il mondo da cui vengo, che minaccia così tanto Fable.
Alza le spalle. «In negozi del genere lavorano sempre ragazze di quel tipo. E io non gli piaccio perchè sanno che qui dentro non posso permettermi nulla».
«Qualunque cosa tu desideri, la pago io». Voglio che Fable esca da questo stupido negozio con così tanti sacchetti da non riuscire a tenerli in mano tutti. Sul serio. Vedo come si guarda in giro. Le piace. Cerca di comportarsi con nonchalance, ma se potesse permetterselo, questo sarebbe il suo tipo di negozio, me lo Sento.
«Voglio solo un vestito», dice a voce bassa.
«E un paio di scarpe», le ricordo.
«Vero, le scarpe».
«I gioielli, se ne hai bisogno. Forse qualcosa per i capelli?». Che diavolo ne so? Non ho idea di cosa se va alle ragazze per agghindarsi.
«Metterò insieme qualcosa. Ci vediamo nei camerini fra quindici minuti». Mi fa un sorriso dolce che mi colpisce come una raffica di vento, rubandomi l'aria dai polmoni.
Voglio che mi sorrida così di nuovo. Era un sorriso vero, non uno fasullo per la gente che ci guarda, come quello che ha fatto davanti a mio padre prima. Que sto era un sorriso genuino.
Genuinamente bello.
Fable si allontana alla ricerca del vestito perfetto Io mi aggiro nel negozio. Inizio a sentirmi a disagio. Non ho mai recitato questo ruolo prima, il ragazzo premuroso che aiuta la fidanzata a scegliere un abito nuovo.
Non vedo l'ora di vederla con addosso qualcosa di diverso dalle solite maglie casual che indossa. «Allora Luke. La tua ragazza è un po'... diversa».
Kaylie è tornata.
Fantastico.
«In che senso?». Mi volto a guardarla, davvero interessato alla sua opinione. Perche diavolo Fable è cosi diversa? Dannazione, anch'io lo penso, ma non riesco ad afferrarne il motivo.
Kaylie alza le spalle. «Non sembra il tuo solito tipo».
Non ho mai avuto un tipo. Non ho mai nemmeno avuto una ragazza stabile alle superiori. Ero troppo impegnato a giocare a football e a baseball. Dovevo scegliere uno dei due sport dopo averli giocati entrambi fino al primo anno di università. Non avevo il tempo di uscire con qualcuno.
«Da quanto tempo vi frequentate?», chiede Kaylie, dato che io rimango zitto.
«Da agosto, quando è iniziata la scuola».
«Oh». Kaylie annuisce, mordicchiandosi un labbro. È un gesto provocante che su di me non ha nessun effetto. «Sai, Luke, ho sempre avuto una cotta per te alle superiori».
Vorrei gridare, ma mi trattengo. Non sta andando come avevo pianificato. Non mi interessa questa merda. «Uh...»
«Non mi hai mai notata, non importa quanto provassi a mettermi in mostra. E dio solo sa quanto mi sono impegnata». Kaylie avanza e fa scorrere l'indice al centro del mio petto, indugiando sui bottoni della maglietta. «Wow, sei muscoloso».
«Kaylie» dico, e faccio un passo indietro. «Ho una ragazza».
«Un vero peccato». Fa di nuovo quella smorfia odiosa. Se pensa che sia una cosa carina, si sbaglia. «Sono sempre stata il tipo che vuole quello che non può avere».
Il fatto che lo ammetta dimostra quanto sia fuori di testa. «Devo andare ad aiutare la mia ragazza Ci vediamo dopo».
«Fammi sapere se ha bisogno di qualcosa!», strilla Kaylie mentre mi allontano.
Già, come no. La terrò alla larga il più possibile. Credo che Fable le sarebbe saltata addosso se avesse visto il modo in cui mi ha toccato.
Avere una ragazza di copertura richiama un sacco di attenzioni indesiderate.Namelesshaley:
Salve a tutti! Probabilmente questo è il capitolo più lungo fra tutti. Comunque sia, stronza Kaylie, no? Ahahah.
Al prossimo capitolo. x
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One Week Girlfriend - Luke Hemmings
Fanfiction"Torneremo ciascuno alla propria vita. Dove tu mi odi e io odio te. Sarà una bugia. Forse prima di tutto questo ti odiavo, ora però credo di amarti."