Fable

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Giorno 3, ore 19:02

Mi ha ignorata tutto il giorno, il che mi sta bene. Davvero.
Non mi importa di essere lasciata da sola nella casa degli ospiti perché santo cielo, l'ultima cosa che voglio è passare del tempo con i suoi folli genitori. Luke è uscito presto stamattina per giocare a golf con suo padre e non è ancora rientrato. Non ho idea se sia mai passato da casa. Per quanto ne so possono anche giocare alla famiglia felice nell'edificio principale mentre io sono qui da sola.
Accidenti, sembro perfida persino a me stessa! E poi so che non passato da casa, perché io sono sempre stata qui e non l'ho visto.
Stare da sola mi ha riportata alla realtà. Di nuovo. Ed è una buona cosa. Rimango troppo coinvolta quando sono con Luke e non va per niente bene. Così, standomene qui da sola in questa casa fantastica con una vista fantastica, so che è tutta una fantasia.
Prima ho beccato Adele che curiosava. Sbirciava oltre le finestre e faceva il giro della casa. Sono rimasta a guardarla per un po', nascosta in un angolo, ma poi ha iniziato a seccarmi. Cosa stava facendo? Voleva spiarmi? O cercava Luke?
Alla fine non ho resistito e ho aperto la porta di colpo quando l'ho vista appostata sul davanti.
«Sta cercando qualcuno?», ho chiesto con il tono piu spocchioso possibile.
Ha incrociato le braccia al petto, elegante come sempre nel suo maglione bianco e leggings neri. Vestita così, io sembrerei una sciattona. Certo i suoi vestiti sono probabilmente di marca e sono costati un sacco di soldi, mentre la mia maglia e i miei leggings sarebbero di Walmart o Target.
«Pensavo che fossi fuori».
«Sperava che lo fossi, questo è certo».
Non so dove ho trovato le palle per parlarle in quel modo, ma l'ho fatto. La corsa a casa ieri sera è stata una tortura. Nessuno parlava e la tensione era insopportabile. Una completa inversione di marcia rispetto al tragitto precedente, quando io e Luke ci siamo baciati e lui mi metteva le mani dappertutto.
Adele ha fatto un sorrisino. «Non ti piaccio molto, vero?»
«Credo che il sentimento sia reciproco». Ho cercato di sembrare indifferente, ma avevo lo stomaco a pezzi per il nervoso.
«Non durerai, lo sai? Non sei il suo tipo».
Certo che non sono il suo tipo.  È abbastanza evidente, ma non credevo che quella strega della sua matrigna me lo avrebbe detto in faccia così brutalmente.
«E qual è il tipo di Luke?»
«Qualcuno che somigli a me». Poi ha fatto un sorrisone, consapevole che le sue parole mi avevano colpita dritto in pancia. Senza aggiungere altro, si è voltata e se n'è andata.
La risposta di Adele mi ha tormentata per tutto il giorno. Che diavolo intendeva dire? Non mi è piaciuta. Parla di Luke e lo guarda come se lui le appartenesse. Quasi come se fossero loro quelli che hanno una relazione. È disgustoso, e mi chiedo se per caso non abbiano combinato qualcosa in passato.
Che orrore. Spaventoso. Luke apparentemente la odia, e questo mi fa sorgere un'altra serie di pensieri. Un sacco di 'e se' a cui non mi piace pensare perché sono troppo tremendi da affrontare. Non è affar mio, mi ripeto più volte mentre me ne sto seduta da sola a meditare.
Ma lui mi ha trascinata in questo caos. Quindi ora è un po' affar mio, giusto?
Sbagliato. Alcune cose meglio non saperle.
Non se qualcuno soffre a causa loro.
Questo dibattito interno va avanti per il resto della giornata, finché non sono un fascio di nervi e aspetto con ansia il suo ritorno. Dov'e finito? So che le partite di golf possono durare secoli, ma ora di tempo ne è passato troppo. E sono certa che sia con suo padre, perché sono ore che tengo d'occhio il dannato garage e non è ancora tornato nessuno.
Anche se Adele è uscita circa trenta minuti fa e questo mi spaventa. E se fosse andata da qualche parte per incontrarli?
Merda. Non so cosa fare.
Quando la porta finalmente si apre, intorno alle sette e mezza, mi sento all'improvviso sollevata. Sento l'eco dei passi di Luke sulle piastrelle del corridoio poi lo vedo passare, diretto in fondo al salone mentre io sono li seduta. Ho addosso una coperta di falsa pelliccia incredibilmente morbida e sono accoccolata sul divano. Non si accorge di me e quindi non dice una parola.
Mi mordicchio un'unghia, e dato che non ho cenato mi brontola lo stomaco. Poi si dirige verso la sua stanza da letto e sbatte la porta e io lascio andare un sospiro tremante. Stavo trattenendo il respiro e non me ne ero neanche resa conto.
Due minuti dopo esce già dalla stanza e quando mi vede si ferma di colpo. «Ehi».
«Ciao». Stringo le labbra e mi sforzo di respirare.
«Non ti ho visto quando sono entrato». Sta benissimo con la felpa scura e quei pantaloni stettissimi, i capelli biondi arruffati dal vento che da queste parti sembra non dare tregua. Scommetto un milione di dollari che sotto porta una delle sue tipiche t-shirt nere.
«Sono stata tutto il tempo qui seduta».
Si passa una mano tra i capelli e le dita mi prudono per il desiderio di fare la stessa cosa. Ricordo quanto i suoi capelli siano soffici come seta e quanto gli piaceva che glieli toccassi. Permette mai a qualcuno di farlo? Sembra così solitario.
La cosa mi riempie di tristezza. Io invece permetto a un fiume infinito di ragazzi senza volto di toccarmi. Lo desidero, perché per un breve momento mi sembra che a qualcuno importi di me. Spesso è una sensazione fugace, e poi finisco per sentirmi vuota quanto prima.
«Non sapevo dove fossi, oggi», dico per riempire il silenzio.
«Mi dispiace essere stato via tanto».
Mi chiedo se scusarsi con me gli costi molto. Scommetto che di solito non deve spiegazioni a nessuno. Minimizzo con un gesto delle spalle: non voglio dare l'impressione che quello che ha fatto mi abbia infastidita.
«Non sono la tua baby-sitter».
«Si, però sei mia ospite. Sono sicuro che ti sei annoiata». Si avvicina al divano, ed in quel momento che l'odore mi colpisce.
Puzza di birra. Ha gli occhi iniettati di sangue, le guance rossastre. Dev'essere ubriaco. Mi ritiro in un angolo del divano quando si siede vicino a me. Odio l'odore di birra – strano, dato che lavoro in un bar.
Ma quando lo sento al La Salle's è diverso. Lì sono occupata, mi muovo, servo i clienti e mi faccio in quattro. In una situazione faccia a faccia, il tanfo di birra mi ricorda mia madre e i suoi merdosi fidanzati che bevono senza sosta. Quasi tutti quelli con cui è stata erano alcolizzati con problemi di accessi di rabbia.
Gli ubriaconi furiosi mi spaventano a morte, e Luke è un ragazzo con un sacco di problemi repressi. Se mostra anche solo un barlume di aggressività nei miei confronti, me ne vado.
«Sono stata bene», gli dico. «Sono rimasta in spiaggia un bel po'».
«Non hai avuto freddo? Il tempo non era dei migliori, oggi»
«Ho pensato di approfittarne finché sono qui. Dubito che tornerò mai in un posto così bello».
«Mi dispiace di non averti fatto compagnia, Fable». La sua voce è dolce, l'espressione... mi spezza il cuore. È così cupo, sconvolto. Vorrei potergli dire qualcosa, fare qualcosa per alleviare il suo dolore.
Mi studia, gli occhi di un azzurro profondo, la testa china di lato.
Mi chiedo cosa veda. Io so cosa vedo: un ragazzo solo e confuso che non permette a nessuno di conoscerlo davvero.
Per qualche ragione, voglio essere io prima ad abbattere il muro. Forse potrei aiutarlo, o forse no, ma lui ha bisogno di conforto. È evidente.
Anime simili si capiscono subito. Per quanto suona sdolcinato, inizio a credere che siamo qui insieme per una ragione precisa.

Namelesshaley:
Salve a tutti, eccomi qui con un nuovo capitolo! Finalmente ho trovato un ritaglio di tempo libero questa domenica e ho aggiornato, era tanto che non continuavo i capitoli, ahah. Voi come state?
Vi piace fino ad ora la storia? Spero di sì!
Grazie a tutti per le visualizzazioni e i voti, davvero! Siete fantastici.
Al prossimo capitolo. Xx

One Week Girlfriend - Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora