Fable

6.6K 399 2
                                    

Lo inseguo chiamando il suo nome, eppure è come e Luke non mi sentisse. Il modo in cui la sua faccia si è svuotata di tutte le emozioni quando gli ho riferito le parole di Adele è stato spaventoso. Si è spento di fronte a me, ed è stata una cosa stranissima. Una specie di meccanismo di reazione.
Mi sbatte la porta della camera in faccia e io la riapro, precipitando nella stanza come una donna missione. È in piedi, al centro, girato di spalle,la testa alzata a fissare il soffitto. Vorrei leggergli nei pensieri, offrirgli conforto, qualcosa. Qualunque cosa.
E invece me ne sto lì, spostando il peso da un piede all'altro, confusa.
«Vai via», dice con voce cupa ma tranquilla.
«Va bene, ti lascio da solo». Capisco quando qualcuno non ha voglia di compagnia. Lo capisco benissimo.
«No». Si volta verso di me, l'espressione dura e irremovibile. «Intendo dire che dovresti andare a casa. Non c'è bisogno che tu rimanga qui. Non ho più bisogno del tuo aiuto».
Mi si stringe lo stomaco e sento che sto per vomitare. «Non mi dispiace restare...».
«Non ti voglio». Mi interrompe e io serro le labbra. «Non devi subire questa merda, Fable. Hai già abba- stanza problemi».
Ho le lacrime agli occhi. Non mi vuole qui. Non mi vuole da nessuna parte. A mia madre non interessa se sono viva o morta. Mio fratello preferisce stare con gli amici. Non ho nessun amico a parte i colleghi, e quelli sono più che altro conoscenti. Alle ragazze non piaccio perchè pensano che sia una specie di prostituta che vuole rubare i fidanzati.
Ora sono sola. Nessuno mi vuole.
A testa alta, tiro su col naso cercando di scacciare le lacrime. «Vado a preparare la borsa».
Mi volto, lascio la stanza e lui non mi ferma. Non mi sorprende. Cosa mi aspettavo? Che mi inseguisse e mi scongiurasse di non andare?
Certo che no. La mia non è una vita da film. Per lui non conto niente, non devo dimenticarlo.
La mia stanza è immersa nell'oscurità. Accendo la luce e raggiungo l'armadio, dove tengo il mio borsone stracciato e polveroso. E ancora mezzo pieno: non ho mai tolto tutta la mia roba per timore che qualcosa andasse storto.
E a quanto pare le mie previsioni erano esatte.
Inizio a infilare i vestiti nella borsa senza preoccuparmi di piegarli. Non so come fare ad andarmene, ma forse potrei chiamare un taxi e chiedergli di portarmi alla stazione dei pullman. Ho abbastanza soldi nel conto e ho con me il bancomat, quindi posso tranquillamente pagarmi il biglietto per casa. Spero solo di non dover aspettare troppo alla fermata.
Tiro fuori il cellulare dalla tasca e vedo che Owen mi ha mandato un sms. Dice che passerà di nuovo la notte da Wade. Io gli rispondo che mi va bene e che torno a casa in serata.
Mi scrive all'istante: "Che succede? Ti hanno licenziata? Il padre ci ha provato con te?"
Rispondo: "Storia lunga. Ti spiego quando torno".
Poi mi infilo il cellulare nella tasca dei jeans.
Mi sento una fallita. Non riesco neanche a sembrare una fidanzata, e tutto quello che dovevo fare era starmene lì tranquilla e carina. Sorridere, dire sì e nient'altro. Non era così difficile.
Arrabbiata con me stessa, vado in bagno a raccogliere le mie cose, gettando tutto nella borsa per il trucco. Afferro dalla doccia il rasoio e lo shampoo da viaggio balsamo e li butto dentro, chiudo la cerniera, soddisfatta del rumore che produce. Tutto fa eco in questa casa, con i soffitti alti e il pavimento di piastrelle. L'edificio principale è anche peggio, mi da sui nervi.
Forse non mi dispiacerà cosi tanto andarmene. Forse quando sarò salita sul pullman, sarà ricomincerò a respirare.
Mi volto per uscire dal bagno e vedo Luke in piedi alla porta, nella stessa posizione di ieri sera: le mani appese al telaio, il corpo dentro a metà. La felpa si è sollevata, portandosi dietro la maglietta, e i pantaloncini a vita bassa mettono in mostra la pancia. Intravedo un sentiero di peli scuri che parte dal suo ombelico e alzo gli occhi di colpo, mortificata perchè anzichè squadrarlo, dovrei essere furiosa con lui.
«Non andare».
Mi irrigidisco. È semplicemente ridicolo. Questo tira e molla mi sta davvero facendo impazzire.
«Non sono dell'umore per i giochetti, Luke».
Lascia la presa ed entra nel bagno. Faccio un passo indietro, con il sedere urto il bordo del lavello e mi fermo. Sto tremando, ma non di paura. Tremo perchè è cosi vicino che sento il suo odore.
In qualche modo la puzza di birra è scomparsa, rimpiazzata dal profumo caldo e familiare di Luke. Sento il calore del suo corpo, la tensione che emana vibrazioni potenti. «Mi dispiace tanto, Fable. È che... questo posto fa schifo. Non ti biasimo se vuoi andartene, quindi stavo dandoti la possibilità di farlo. Volevo convincermi che fosse la cosa migliore, ma non posso farcela da solo. Non voglio. Preferirei che restassi»
«Fare cosa da solo, Luke? Cosa c'è che non va con i tuoi genitori? Non mi racconti niente e la mia mente... vaga». Rimango senza fiato quando si ferma di fronte a me, cosi vicino che i nostri petti si sfiorano. All'improvviso mi mette le mani attorno alla vita e mi solleva, facendomi sedere sul bordo del lavandino. Emetto un gemito stridulo e lui mi si piazza in mezzo alle gambe. È sempre più vicino e tiro indietro la testa, incontrando il suo sguardo agitato.
«Non voglio parlarne», sussurra. «Vorrei dirtelo, ma non posso».
Gli accarezzo il viso e lui si appoggia al mio palmo, chiudendo gli occhi.
Osservo i suoi lineamenti e sono divorata dal desiderio di baciarlo.
«Tenerti tutto dentro non fa bene». Gli do un colpetto con la mano e apre gli occhi. «Dovresti davvero parlare con qualcuno». Cerco di fargli capire che vorrei essere io la prescelta.
«Non posso».
«Va bene. Quando sarai pronto, sono qui». Tolgo la mano e mi raddrizzo sul lavandino per dargli un bacio sulla guancia. Io sarò sempre qui ad aspettarlo, deve saperlo. Non mi interessa quali segreti nasconde – ho la sensazione che siano piuttosto orribili – perchè io voglio stargli vicino e aiutarlo.
Potrebbe non valerne la pena, ma non credo. Questa persona è entrata nella mia vita per una ragione come io sono entrata nella sua. Forse dobbiamo darci una mano a vicenda.
O darci speranza.

One Week Girlfriend - Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora