Non riuscivo a guidare abbastanza in fretta. Il traffico era orribile a causa della pioggia e le strade erano scivolose. Ho dovuto prestare attenzione: ho fatto sbandare accidentalmente le gomme posteriori un paio di volte durante le curve e ho dovuto decelerare. Ho fatto del mio meglio per essere paziente.
Ma con Fable seduta sul sedile del passeggero tutta bagnata e sexy, pronta per essere divorata, non è stato facile.
Appena arriviamo a casa salto fuori dal pick-up e apro la portiera per lei. La pioggia si è attenuata, anche se è ancora stabile, e non ho idea se ci sia qualcuno in casa.
Anche se non me ne importa niente. Sono così ansioso di portare dentro Fable che a malapena riesco a concentrarmi.
Ridacchia quando la trascino attraverso la porta d'ingresso, chiudendola con un'irrevocabilità che mi fa sentire soddisfatto. Nessuno ci interromperà. Non lo permetterò. Devo spogliare Fable. Devo. Non ho scelta.
La spingo contro la parete accanto alla porta, unendole le mani sopra la testa e la bacio finchè il desiderio non raggiunge il picco. Le nostre labbra premono l'una sull'altra con urgenza, e i vestiti bagnati che abbiamo addosso mi stanno facendo impazzire, quindi le afferro il bordo della maglietta e le do uno strattone.
«Me la vuoi strappare?». Mi stuzzica. Adoro il suono della sua voce, quant'è pieno di affetto, e annuisco, incapace di parlare per timore di rovinare la magia.
Mi spinge all'altezza del petto e non ho altra scelta che fare un passo indietro, e la guardo senza fiato mentre prende l'orlo e lo solleva piano, su, finchè non se la toglie e la lascia cadere sul pavimento. È in piedi davanti a me con un reggiseno rosa pallido con inserti di pizzo nero, il seno gonfio sopra le coppe, e tutto quello che vorrei fare è strapparglielo per toccarla.
Quando viene da me ha gli occhi raggianti e la divoro con un bacio, facendole scorrere le mani su e giù lungo la schiena nuda. Mi avvicino sempre di più al seno coperto e poi glielo afferro con la mano a coppa, strofinando le dita davanti, guadagnandomi un dolce gemito con i miei sforzi.
Sussurra mio nome quando le bacio il collo e trema sotto le mie labbra.
Traccio un sentiero con la lingua, gustandomi il suo sapore, il modo in cui si scioglie su di me, e con le mani annaspo in cerca della chiusura del reggiseno finchè non lo slaccio.
Sono così nervoso che mi tremano le mani e mi allontano, accarezzandole i capelli con le dita tremanti. Le spalline del reggiseno sono allentate e infilo le mani sotto le cinghie di pizzo tirandole piano, rivelandola ai miei occhi per la prima volta.
Rimango senza fiato, imbambolato. È bellissima, ha i capezzoli più incredibili che abbia mai visto e la tocco, facendo ruotare il pollice intorno a uno poi all'altro.
Chiude gli occhi, le mani appoggiate al muro, il petto in avanti. Mi chino su di lei e le riempio il collo di baci, il petto, i seni, la valle nel mezzo. La provoco, provocando anche me stesso e dannazione, sento che sto già per esplodere.
Quando le prendo un capezzolo fra le labbra, mi mette le mani nei capelli, il corpo teso mentre muovo la lingua sulla sua pelle. Ansima, e anch'io, e vorrei che non fossimo all'ingresso. Avrei dovuto aspettare almeno di raggiungere un letto.
«Lucas», sussurra, e il suono del mio nome mi raggela mentre i ricordi si impadroniscono di me.
Lascia che ti tocchi, Lucas, vedrai che ti piacerà. Sarà perfetto fra noi. Per favore, Lucas. So come farti provare piacere...
Mi divincolo dalla sua presa e faccio un passo indietro, respirando a fatica, la testa che mi gira in un vortice di ricordi antichi mescolati ai nuovi.
«Luke, che c'è che non va? Che succede?».
Mi concentro su di lei, la guardo staccarsi dal muro avvicinarsi, i seni che rimbalzano a ogni passo, gli occhi pieni di preoccupazione. Sto rovinando tutto, lasciando che il passato oscuri il presente – e maledizione, il mio intero futuro – e sono pieno di una rabbia inspiegabile.
Non doveva succedere, non così, non oggi. Sono incapace di parlare, la lingua pesante.
Lei mi prende la mano, e io mi allontano di colpo come se mi avesse bruciato la pelle. «Luke». La sua voce è severa, adesso, e mi ricorda ancora il passato. Scuoto la testa per scacciare i pensieri negativi, ma non funziona.
«Non chiuderti, Luke. Non scappare. Dimmi cosa c'è che non va». Mi sta implorando, giuro che vedo delle lacrime scorrerle sulle guance, ma non posso dirle la verità.
Se pensa che le cose vadano male, quando saprà tutto sarà anche peggio.
«Non... non posso farlo». Senza aspettare una risposta, mi volto e fuggo nella mia stanza, sbattendomi la porta alle spalle prima di chiudermi dentro. La voglio con me, eppure la voglio lontano, lontanissimo.
Sono una contraddizione vivente e non so più cosa fare. Forse starei davvero meglio da solo.
Non posso vivere così, permettendo a quella donna di controllarmi, però non riesco a fermare le mie reazioni. Ho bisogno d'aiuto. Sono un relitto, e qualcuno deve salvarmi prima che sia troppo tardi.
La paura mi fa rabbrividire mentre mi tolgo i vestiti, lasciandoli cadere in un mucchio bagnato sul pavimento. Ignoro la mia erezione violenta. Sono così duro che il pene mi fa male ma mi rifiuto di toccarmi, non importa quanto sollievo sento quando finisco. Dovrei essere con Fable adesso, non qui da solo con i miei ricordi incasinati.
Sta bussando alla porta, mi chiede di lasciarla entrare. Mi volto, e il cuore mi batte così forte che il rumore mi risuona nella testa e non riesco a sentire nient'altro. Respiro con l'affanno di chi ha corso centinaia di chilometri senza fermarsi e mi tira la pelle.
Sono bollente. Febbricitante.
Mi gira la testa.
Cazzo.
STAI LEGGENDO
One Week Girlfriend - Luke Hemmings
Fanfiction"Torneremo ciascuno alla propria vita. Dove tu mi odi e io odio te. Sarà una bugia. Forse prima di tutto questo ti odiavo, ora però credo di amarti."