Dopo aver lasciato Fable a casa sua, guido senza meta per un'ora, osservando i vecchi panorami familiari. Questa piccola città dove ho trascorso gli ultimi tre anni è più casa mia di quanto lo sarà mai il posto in cui sono cresciuto.
Certo, la mia città natale è contaminata da brutti ricordi, eccetto gli ultimi giorni con Fable.
Supero il campus, lo stadio in cui passo la maggior parte del mio tempo, è tutto deserto. Attraverso il centro, i negozi, i bar e gli Starbucks, rallentando un po' davanti al La Salle's, che sembra mezzo vuoto. Considerato che non sono neppure le cinque, non mi sorprendo. Gli studenti non rientreranno in città fino a domani.
La pioggia cade ancora, e quando mi rendo conto che sto guidando da più di un'ora senza una destinazione, decido di dirigermi verso il mio appartamento. È dalla parte opposta della città rispetto a Fable; io vivo nella zona nuova, quella bella. Dove i vicini sono tranquilli e i giardini curati alla perfezione. Non come quei quartieri vecchi e affollati, pieni di studenti giovani e chiassosi perché gli affitti sono economici.
Scommetto che il mio appartamento è grande il doppio del suo, e io ho solo una camera da letto. Sono l'unico inquilino, mentre lei ha la madre e il fratello, e tutti e tre cercano solo di andare avanti...
Do un pugno al volante, poi un altro, ignorando il dolore che si irradia dalle nocche lungo la mano. Il mio allenatore mi ucciderebbe se mi vedesse mentre cerco di distruggere la mano che uso per lanciare. Immaginare la sua rabbia mi fa venire voglia di colpire il volante di nuovo, e al terzo pugno mi pulsa la mano.
Ma il dolore mi fa stare meglio. Mi ricorda chi sono. La mia vita sembra così semplice. Tutto quello che ho sempre voluto mi è stato offerto su un piatto d'argento. Sono un viziato. Mi vanto con i miei cosiddetti amici, faccio la bella vita nel mio appartamento, mi pavoneggio in campus con una ragazza per braccio perché loro mi definiscono un eroe, che ha salvato la squadra di football nelle ultime due stagioni.
Il mio mondo... è un mondo di merda. La confessione di Adele mi ha scioccato. Ho guidato fino a qui senza dire una parola, e neanche Fable ha aperto bocca. Mi sento in colpa per essermi comportato così, ma cosa potevo fare? Chiacchierare con lei del più e del meno, del tempo, della nostra musica preferita e oh, del fatto che la mia matrigna mi ha appena rivelato che mia sorella non è affatto mia sorella, bensì mia figlia?
La mia vita è una telenovela. Non so come gestirla. Non sono sicuro di credere a Adele, ha gia mentito
in passato. Mente sempre. Forse stava cercando di traumatizzarmi. Di spaventare la mia ragazza e farla scappare. Ma lei è più testarda di così.
Inoltre, sono capacissimo di allontanarla e respingerla da solo. Sono diventato uno specialista negli ultimi giorni.
E per questo sono pieno di sensi di colpa.
Incapace di sopportare i miei pensieri, chiamo Adele mentre sono ancora seduto nell'auto nel mio parcheggio, la pioggia che picchietta a un ritmo stabile sul tetto.
«Lucas». Adele risponde al secondo squillo e sembra sorpresa di sentirmi.
«Dimmi che era una bugia». Le parole mi sfuggono e strizzo gli occhi, aspettando – e temendo – la risposta.
Resta in silenzio per un attimo. Sento la musica in sottofondo, forse è al ristorante. Mi chiedo se sia con mio padre. Spero che abbia avuto la decenza di allontanarsi dal tavolo. «Non era una bugia. Lei era tua figlia».
Lascio andare un sospiro duro, mi sembra che mi siano collassati i polmoni. «Come lo sai?»
«Dio, Lucas, la solita vecchia storia. Tuo padre e io... abbiamo provato per anni ad avere un figlio senza successo. E un giorno mi è venuta l'idea che tu potessi essere il candidato perfetto. La seconda scelta migliore, per così dire, e lo eri. Ho pianificato le visite in base al mio ciclo, ho fatto qualche buco nel preservativo, ed è stato un successo istantaneo». Parla a voce sommessa, e suona così razionale che avrei voglia di urlare.
La bile mi sale in gola. Avevo sedici anni quando ho messo incinta questa stronza. Solo sedici. «Quindi mi hai ingannato. E hai ingannato anche mio padre. Ci hai presi in giro entrambi. Spero che tu sia orgogliosa di te stessa».
«Non mi sono mai presa gioco di voi, credimi. Amo moltissimo tuo padre. E amo anche te, Lucas. Una donna non può amare due uomini? Avete così tante qualità, simili e diverse. Vi volevo entrambi», sussurra. Il fatto che mi volesse quando ero solo un ragazzino mi fa vomitare.
«Be', ci hai avuti. Soddisfatta?», sbraito, pronto a riattaccare, ma poi sento che dice il mio nome, agitata.
Decido di ascoltarla, non so perché. «Cosa?»
«Non non lo dirai a tuo padre, vero?»
Saperlo lo devasterebbe. Anche se la cosa non può essere accertata, dal momento che Vanessa è morta, non parlerò. Perché dovrei ferirlo? Danneggerei per sempre il nostro rapporto, e lui è l'unica famiglia che conti per me. Porterò questo segreto fino alla tomba. «Non glielo dirò. Non per salvare il culo a te, ma a lui»
Sospira, la voce tremante. «Grazie, Lucas»
«Non ringraziarmi. Non lo faccio per te».
«Certo che no», risponde. «Cosa mi dici della tua ragazza? Lo sa, dato che l'ho confessato davanti a lei. Vuoterà il sacco?»
«No», rispondo in automatico, perché so che è così. Mi fido di Fable. Non lo racconterebbe ad anima viva.
«Non è da molto che vi frequentate. E se lei decidesse di rovinarci, vendicandosi? Potremmo non riprenderci mai, se la verità venisse a galla». Adele è così drammatica, mi chiedo quasi se si ecciti.
«Fable non aprirà bocca. Smettila di preoccuparti». E con queste parole chiudo la comunicazione. Non voglio parlarle mai più. Non voglio parlare e basta.
Resto seduto in macchina a pensare. L'interno è umido, la condensa copre i finestrini, e la pioggia sta cadendo più forte. Non mi va di tornare nel mio appartamento e passare la notte da solo. Sono troppo confuso, troppo concentrato sulle parole di Adele.
Vorrei che non mi avesse mai detto la presunta verità su Vanessa. Sarebbe stato molto più semplice sopravvivere senza saperlo.
Ma ha condiviso il suo squallore, e ora sono per l'ennesima volta legato a lei. Proprio quando penso di essermi liberato dalle sue manette per sempre, lei mi trascina a sé e mi imprigiona di nuovo.
E getta via la chiave.
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One Week Girlfriend - Luke Hemmings
Fanfiction"Torneremo ciascuno alla propria vita. Dove tu mi odi e io odio te. Sarà una bugia. Forse prima di tutto questo ti odiavo, ora però credo di amarti."