Luke

7.2K 431 27
                                    

Appena mettiamo piede nella casa degli ospiti, tiro un sospiro di sollievo, grato di essere fuori dalla casa soffocante in cui sono cresciuto. Non posso credere che Adele si sia comportata così, come una fidanzata gelosa pronta ad affondare gli artigli in Fable. L'ha persino chiamata la mia piccola Fable, dannazione.
E mio padre l'ha guardata malissimo. Mi è venuta la pelle d'oca, perchè stavolta non sono io quello che si è beccato un'occhiataccia. È peggio di come avevo previsto e sono in imbarazzo.
Forse dovremmo andarcene. Forse dovrei mettere Fable su un pullman e spedirla a casa, per non sottoporla a questa umiliazione. È terribile, non voglio che subisca tutto questo. Le lascerò i soldi.
«I tuoi genitori sono pazzi».
Quella voce dolce che insulta le persone che mi hanno cresciuto mi sconvolge a tal punto che scoppio a ridere. E non riesco più a fermarmi. Una bella sensazione.
Quand'è l'ultima volta che ho riso così? Non me lo ricordo.
«Stai ridendo perchè ho detto la verità, o perchè è meglio ridere che urlarmi addosso per aver criticato i tuoi?». Fable sembra nervosa, ma nella sua voce intuisco una punta di divertimento.
«Sei brutalmente onesta e lo apprezzo», le rispondo quando riprendo a respirare. «E sono d'accordo: sono pazzi».
«L'atmosfera era così tesa là dentro. Non capisco». Si guarda intorno. La casa degli ospiti è ampia, le finestre che si affacciano sull'oceano sono identiche a quelle della casa; è notevole, ma in scala ridotta. Qui è molto più confortevole, non ha quell'aspetto "guardare ma non toccare". «Oh, c'è una terrazza qua fuori. Vado a dare un'occhiata».
Attraversa la sala e si dirige verso la porta, aprendola senza esitazioni. La seguo all'esterno, curioso di sentire altre osservazioni sulla mia folle famiglia.
È già appoggiata alla ringhiera, il vento che le scompiglia i capelli chiari. Si infila una mano nella tasca del cappottino nero e tira fuori una sigaretta con l'accendino, l'espressione imbarazzata. «Ho quasi sconfitto la dipendenza, giuro, ma mi piace portare qualche sigaretta con me in caso di emergenza».
«E quello che è successo là dentro è considerato un'emergenza?»
Fable mi fa un sorriso veloce prima di mettere la mano a coppa intorno all'accendino e prova una, due volte. Tre, prima di riuscire a produrre una fiamma. La sigaretta le pende dalle labbra mentre porta il fuoco all'estremità, inspirando.
«Oh dio, certo». Emette una scia di fumo al di là della ringhiera, e la piccola nuvola grigia rimane sospesa nell'oscurità per un po' prima di svanire piano. «Tuo padre... Credo mi stesse squadrando un po' troppo».
«Direi di sì», concordo a voce bassa. «Mi dispiace».
«Non è colpa tua». Fa un gesto con la mano come a scacciare l'atteggiamento di mio padre.
«Sono io che ti ho portata qui. Tecnicamente è colpa mia».
Un altro cenno della mano per mimetizzare le mie parole. «Io non la vedo in questo modo. Ma ti dico solo questo: la prossima volta che porterai una ragazza di copertura a casa tua, preparala un po' meglio».
Ridacchio. Non porterò mai più una ragazza a casa mia. Se riesco a ottenere quello che voglio, non metterò mai più piede qui. Non mi interessa quanto questo posto sia bello. Lo odio. Questa casa è una prigione per me.
«Posso farti una domanda personale?»
Mi sfugge un sospito sfinito. Le ragazze - Fable inclusa - e le loro domande molto personali saranno la mia morte. «Spara». Non ho nulla da nascondere.
Stronzate.
Ho così tanto da nascondere che il pensiero mi terrorizza.
«Luke... sei gay?»
Santo cielo! Perchè tutti lo pensano?

One Week Girlfriend - Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora