cinque

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<Jungkook, Jungkook, Jungkook, aiutami per favore...> disse mia madre urlando dalla sua stanza
Corsi più in fretta che potevo, aprii la porta ed era inerme nel suo letto in una pozza di sangue.
Mi girai verso mio padre che continuava a piangere ripetendo <mi dispiace>
Corsi subito verso di lui accecato dalla rabbia e lo presi per il collo. Per difendersi mi taglió con il coltello che teneva in mano facendomi cadere a terra tenendomi la ferita.

Mi svegliai nel cuore della notte con una fitta al fianco.
Avevo fatto l'ennesimo incubo. Mi faceva male la ferita ormai cicatrizzata, probabilmente per aver ricordato il dolore che mi aveva procurato.
Mi alzai dal letto e andai a prendere il mio pacchetto di sigarette, lasciato sul tavolo la sera prima, e mi diressi verso il piccolo balconcino.
Mia madre era morta ormai da sei mesi per mano di mio padre. Dopo quello che aveva fatto ero scappato da Busan, il più lontano possibile da quell'uomo che aveva ucciso l'unica donna che amavo più della mia stessa vita. Ecco perché mi sono trasferito a Seoul.
Conosco Hoseok da quando eravamo piccoli, si era traferito a Seoul un paio di anni prima, e dopo aver saputo che cosa mi fosse successo si era subito offerto di aiutarmi.
Grazie a lui ho un appartamento proprio sopra il suo negozio, in cui lavoro. Essendone il vice responsabile e avendo bisogno di personale, mi propose di dargli una mano.
Tra le gare che facevo per Ken e il lavoro da Hoseok riuscivo a pagarmi l'affitto e anche l'università.
L'aria era davvero fredda quella notte e anche molto silenziosa. Tra le strade non c'era anima viva. Si poteva sentire solo l'aria leggera che accarezzava e faceva risuonare le foglie degli alberi.
Avevo finito di fumare il più velocemente possibile ed ero rientrato per via del freddo che mi aveva pervaso.
Sospirai tornando verso la mia camera.
Avevo perso completamente il sonno, presi il cellulare dal comodino per vedere l'orario, 4.05 era troppo presto per fare tutto.
Sospirai nuovamente prendendo il mio quaderno degli schizzi dalla scrivania e tornai sul letto.
Attaccai le cuffie al telefono lasciando partire la mia playlist.
Lasciai andare la mia mano libera sul foglio sotto le note di Creep dei Radiohead.
«what the hell am I doing here?»
«I don't belong here»
Frustrazione, ecco cosa provavo ogni giorno in questi ultimi sei mesi, il costante senso di stanchezza che mi perseguitava. Non mi sentivo parte di quel luogo, non più...
Finii la bozza che avevo nella mia testa, scacciando qualsiasi pensiero che poteva turbare il mio sonno quasi imminente; la musica continuava ad andare, con quel senso di tranquillità che mi stava dando, mi lasciai così cadere sul materasso facendo partire "The beach" dei The Neightbourhood.
Lentamente la melodia riportò tra le braccia di morfeo, facendomi finalmente riposare un po'.
Riuscii a dormire almeno un'ora in più prima che la sveglia suonasse alle 6.15, oggi era lunedì, di conseguenza mi aspettava almeno altri 5 giorni prima di tornare in sella al brivido e al piacere che mi davano le gare.
Ripensai a Ken, quel ragazzo voleva a tutti i costi sapere chi fosse Blackdragon della gara di sabato. Nonostante gli avessi detto di non saperne nulla aveva continuano ad insistere, anche ieri pomeriggio.
Taehyung mi aveva supplicato con lo sguardo quando mi chiese di coprire suo fratello.
Ammetto che tutta quella situazione mi aveva piuttosto incuriosito, però non volevo immischiarmi nei problemi di Taehyung e Jimin. Mettendomi nei loro panni penso che mi darebbe un enorme fastidio se qualcuno provasse anche solo ad entrare nei dettagli privati della mia vita.
Lasciai perdere l'argomento e rifeci il letto per poi andare in cucina a mangiare qualcosa.
Stamattina avevo lezione all'accademia. A breve sarebbero iniziate le prime sessioni. Subito dopo le vacanze di Natale.
Il primo Natale che trascorrevo a Seoul da solo, o magari con Hoseok, non lo so.
Alle 7.30 finalmente ero riuscito a far tutto ed uscii di casa per andare a prendere la moto nel garage di Hoseok, fortunatamente situato sotto il nostro palazzo. Misi la giacca con le protezioni sotto a quella in pelle imbottita ed il casco dello stesso colore della mia moto, nero.
Aprii i cancelli e uscii lentamente facendo risuonare il suono del motore per tutta la via, chiusi il garage ed il cancello e finalmente ero pronto partire a tutta velocità verso l'accademia.
Non era molto distante da casa mia, erano solo una ventina di minuti. Molto spesso però mi ritrovavo a correre per le vie di Seoul come un pazzo, impiegandoci così la metà del tempo.
Parcheggiai la moto al solito posto, tolsi il casco poggiandolo sulla sella, misi le cuffiette  facendo partire "Alleyways" dei The Neighborhood. Misi il cellulare nella giacca della moto e presi lo zaino entrando poi nella struttura.
Guardai tutti quelli che mi passavano vicino, guardandoli anche male. Non avevo conosciuto nessuno in quella scuola, anzi mi ero fatto soltanto dei "nemici" che si divertivano a fare i coglioni prendendo per il culo le persone; essendo sempre stato una persona rispettosa non sopportavo quando qualcuno davanti a me iniziasse a prendere in giro qualcuno. Tant'è che in seguito a degli eventi mi ero ritrovato ad avere dei problemi con qualcuno.
Raggiunsi il terzo piano dove si trovava l'aula di storia dell'arte del primo anno.
Frequentavo l'accademia delle belle arti a Seoul; anche se facevo il corso per videomaker e scenografia, molte materie come storia dell'arte erano frequentate da tutti i ragazzi degli altri corsi.
Mi misi a sedere ai soliti posti, ovviamente verso il fondo. Lasciai il casco sul banco di fianco togliendomi la giacca della moto per poi posarla sulla sedia.
Aprii leggermente la giacca di pelle lasciando intravedere la maglia bianca che indossavo.
Mi sedetti e ripresi il cellulare in mano, cambiai canzone e misi "Uncomfortable" di Chase Atlantic, appoggiai la testa sul banco e chiusi gli occhi.
«I'm not comfortable, so, I'll take another pharmaceutical»
Mi ero di nuovo addormentato, prima che iniziasse la lezione qualcuno mi svegliò. Era Jimin, non mi aspettavo nemmeno che si sedesse di fianco a me.
"ei ciao Jungkook" disse il moro sorridendomi appena
"ei" dissi togliendomi le cuffiette e mettendo il cellulare in modalità silenziosa, "ti sei ripreso da sabato?" chiesi subito dopo
"sisi, grazie ancora per quello che hai fatto" mi disse
"di niente, ti ho visto in difficoltà, cerco sempre di aiutare le persone in pericolo" risposi distogliendo lo sguardo verso la porta.
Non vedendo nessuno varcarla mi rivolsi di nuovo verso il moro.
"come mai ti sei messo qua? L'aula è per gran parte vuota" dissi guardandolo diritto negli occhi e cercando di individuare che cosa stesse provando alla mia domanda, era leggermente a disagio, si notava dal fatto che avesse iniziato a giocare con le sue dita sul banco.
"non conosco nessuno qua dentro, e ho visto una figura familiare..." disse guardando le sue dita evitando il mio sguardo, "...se vuoi me ne vado d'altra parte" disse poi facendo una breve pausa e finalmente girandosi guardandomi negli occhi.
"fai come vuoi" dissi notando dei ragazzi che stavano entrando.
Jimin non si mosse, rimase lì di fianco a me, e a breve l'aula si riempì di studenti che parlavano divisi in vari gruppetti.
Dopo un paio di minuti finalmente entrò il professore.
Non presi nemmeno un appunto per tutta la lezione, ero concentrato a non crollare per la stanchezza. Jimin affianco a me lo aveva intuito, tant'è che terminata la lezione aveva proposto di offrirmi un caffè per riprendermi.
Accettai e ci incamminammo verso la caffetteria dell'accademia.
"come mai tutto questo sonno jungkook?" chiese Jimin
"non ti dovrebbe importare" dissi solo guardando le figure degli studenti che correvano per andare a lezione
"saltiamo queste ore?" chiese ancora Jimin fermandosi
Mi fermai subito dopo di lui e mi voltai per guardarlo negli occhi.
"perché?" chiesi solo
"non lo so, oggi non ho voglia di fare lezione" disse guardando per terra
"andiamo solo se mi prometti che d'ora in poi quando mi parlerai dovrai guardarmi dritto negli occhi" dissi
Lo vidi alzare subito il volto guardandomi negli occhi e non capendo la mia richiesta.
"detesto le persone che non hanno il coraggio di guardarmi negli occhi quando parlo" aggiunsi
"va bene" disse "adesso andiamo ad una caffetteria fuori da Seoul" disse poi lui superandomi
Lo seguii fuori fino ad arrivare alle nostre moto, l'aveva parcheggiata affianco alla mia.
"dove si trova questo posto Park?" chiesi chiudendo la giacca della moto
"poco fuori da Seoul, al confine con Incheon" disse mettendosi il casco e alzando la visiera per guardarmi negli occhi
"poco fuori? sarà un ora di macchina" dissi ridendo appena
"stai zitto e monta sulla moto, tanto è presto abbiamo tutto il tempo del mondo" disse accendendo la sua moto.
Annui solamente e misi il casco salendo poi sulla moto.
In breve tempo imboccammo l'autostrada verso Incheon. Jimin correva veloce e io gli stavo affianco, sembrava molto sicuro di sè in sella alla sua moto.
Anche durante la gara era concentrato sulle sue capacità, era molto competitivo, e anche molto intelligente.
Per esser stata la sua prima gara contro di me aveva intuito il mio punto forza, avendo una cilindrata molto alta ed essendo molto pratico ormai ero riuscito a raggiungere il controllo della bestia su cui sfrecciavo.
Rallentai appena mettendomi dietro di lui, infondo era quello che sapeva la strada.
Mi ricordai che oggi avrei avuto di nuovo il turno notturno, iniziavo alle 2 fino alle 8 del mattino, sarei entrato alle 9 all'accademia per la prima lezione, e avrei dovuto riposare il più possibile oggi.
Dopo una ventina di minuti eravamo usciti dall'autostrada per il centro di Incheon.
Potevo sentire, attraverso i pantaloni, l'aria leggermente più fredda.
Poco dopo eravamo arrivati davanti ad una caffetteria molto carina, sembrava quasi retrò dall'esterno.
"eccoci qua Jeon" disse Jimin scendendo dalla moto e togliendosi il casco
Feci la stessa cosa e notai che le mie teorie erano corrette, ad Incheon faceva più freddo che a Seoul.
Sicuramente a Busan si stava meglio.
"fa parecchio freddo qua" dissi entrando nella caffetteria seguito da Jimin
"vero, però in estate e primavera si sta meglio che a Seoul" disse poi Jimin
Ci sedemmo in un tavolo e aspettammo che arrivasse uno dei camerieri a prendere le ordinazioni.
L'interno era abbastanza carino, rispettava lo stile retrò con una tinta sui toni del marroncino chiaro, mentre 1/3 era decorato da delle assi di legno, e per renderlo ancora più retrò un lampadario pendente vintage.
"come mai siamo venuti fino a qua?" chiesi spostando la mia attenzione sul moro che stava guardando fuori verso la strada
"ci venivo quando ero piccolo con la mia famiglia, mi era mancato dopo tutti questi anni" disse guardandomi negli occhi
"in che senso dopo tutti questi anni?" chiesi incuriosito
"mi sono trasferito per 8 anni in America da mia zia, dopo essere guarito sono tornato" disse con una leggera nota di tristezza
"capisco, e la causa?" chiesi ancora, ma non ricevetti alcuna risposta sviando il discorso.
"comunque sai già cosa prendere? Sta arrivando il cameriere" chiese distogliendo lo sguardo e guardando il ragazzo che stava arrivando.
Aveva all'incirca la mia età vista la corporatura.
"ciao ragazzi, che cosa volete ordinare?" chiese sorridendo a Jimin
"per me un americano" dissi
"per me invece un cappuccino" disse Jimin
Ringraziò e tornò al bancone per dare gli ordini.
"ti ha sorriso ammaliato dalla tua bellezza" dissi in modo sarcastico facendo ridere il moro.
"smettila dai, anche se fosse non è il mio tipo" disse ridendo appena
"ah si? e quale sarebbe il tuo tipo" chiesi incuriosito
"mmh più alti di me, capelli scuri e occhi scuri" disse pensandoci un attimo prima di rispondere alla mia domanda
"praticamente un ragazzo come me" dissi sorridendogli appena facendolo arrossire
"praticamente si, poi non saprei...tu invece? hai uno prototipo?" chiese poi
"mmh, non credo di avere uno prototipo, non mi importa l'aspetto estetico, preferisco qualcuno che sappia capirmi subito senza nemmeno il bisogno di parlare, non so se mi sono spiegato" dissi
"sisi ho capito, praticamente qualcuno che sappia leggere il tuo sguardo giusto?" chiese centrando il punto
"esattamente" dissi annuendo
"ora capisco perché vuoi che le persone parlino guardandoti negli occhi" disse Jimin guardando un secondo fuori dalla finestra, "così che tu possa leggere cosa provano loro, e allo stesso tempo cercare quel qualcuno che sappia leggere il tuo di sguardo" aggiunse guardandomi negli occhi.
"si, bravo" annuì prima che tornasse lo stesso cameriere di prima a lasciarci le bevande.
"adesso posso chiederti una cosa Park?" dissi
"dimmi" disse lui girando il suo cappuccino
"cosa c'è stato tra te e Ken?" chiesi.
Il suo corpo si irrigidì, i suoi movimenti rallentarono fino a fermarsi. Era già a conoscenza del fatto che prima o poi glielo avrei chiesto, avevo bisogno di spiegazioni per proteggerlo il più possibile.
"lo sapevo che me lo avresti chiesto, eccome se lo sapevo, cazzo" disse poi prendendo il suo cappuccino e berlo appena, fece una breve pausa e riprese, "siamo stati insieme anni fa, è stata la causa della mia caduta libera. Quando mi unii al suo circolo ero molto piccolo e correvo come un pazzo scatenato sulla moto, sfrecciando sulle vie di Seoul. In breve tempo lui aveva messo gli occhi su di me, e caddi fra le sue braccia completamente. Divenni il ragazzo più veloce in città, proprio come te ora. Lo rimasi per 4 anni Jeon.
Ero caduto nelle droghe pesanti, in balia di Ken ebbi un incidente, l'ultimo, prima di partire per l'america. Ero sotto l'effetto di stupefacenti e lui mi aveva lasciato gareggiare lo stesso, caddi battendo la testa causandomi un trauma cranico. I miei genitori vennero a conoscenza di tutto, sia del circolo che delle droghe. Così mi trasferii per un bel po' da mia zia in america per cambiare vita e uscire da quel limbo infinito. E dopo otto eterni anni eccomi qua" disse raccontandomi il tutto guardandomi negli occhi, ora riuscivo a vedere quel Jimin impanicato di quella sera alla gara, e la frustrazione al sentirsi ancora debole davanti a quel coglione di Ken.
"non so se te lo ha raccontato già Taehyung, ma Ken ha messo gli occhi su di me Park, sei al sicuro finché ci sarò io" dissi poi lentamente prendendo il mio americano.
Lo vidi leggermente sorridere amaramente. Taehyung glielo aveva già detto.
"Jeon, fai solamente attenzione, quel bastardo-" provò a dire, ma lo fermai subito
"Jimin, stai tranquillo, ci penserò io" dissi solamente.
Il ragazzo annuì e cambiò discorso.
Dopo una mezz'ora in quel bar pagammo il conti dividendo e uscimmo.
"ti va di venire in un posto?" chiese poi Jimin guardando il cielo e poi spostarlo su di me
"e dove?" chiesi incuriosito
"all'oceano, anche se fa leggermente freddo tra poco il sole ci riscalderà meglio, sono le 10 passate" disse il moro
"andiamo" annuì e misi il casco
Jimin fece lo stesso e ci dirigemmo verso l'oceano.
Effettivamente aveva ragione, l'aria si era fatta leggermente più calda. Appena arrivammo a destinazione rimasi quasi incantato, non vedevo l'oceano da sei mesi e solo a vederlo mi sentivo a casa.
Intravidi Jimin sorridere alla mia reazione.
"sembra che non vedi l'oceano da anni" disse 
"non lo vedevo da sei mesi" dissi togliendo il casco per poi tornare a guardare il panorama.
"dai andiamo verso riva" disse prendendomi per il braccio e trascinandomi.
Arrivati lì davanti Jimin si sedette per terra dove le onde non potevano raggiungerlo ed io feci la stessa cosa.
"da dove vieni Jungkook?" chiese girandosi e guardandomi
"da Busan" dissi
"bella città, ho avuto modo di andarci solo poche volte. Come mai sei venuto a Seoul?" chiese poi.
Non risposi. Rimasi in silenzio a guardare l'oceano.
"dopo ho il turno notturno" dissi cambiando discorso.
Jimin notando il mio leggero silenzio aveva lasciato perdere il discorso e aveva annuito.
"allora tra poco torniamo, così puoi riposare" disse sorridendomi
Cercai di godermi il momento e la brezza leggera che accarezzava il mio viso per una bella mezz'ora, per poi tornare verso le nostre moto.
"praticamente tu hai un 650?" chiesi curioso
"ma in realtà non credo, suppongo sia l'h2r" disse guardandola meglio
"praticamente tu hai una bestia del genere sotto il culo, e nemmeno te ne sei reso conto" dissi ridendo guardandolo osservarla con quelle mezze lune che si ritrovava.
"oh, stai zitto. Tu pure non scherzi, di che anno è quel mille" disse alzandosi
"2022, è stato un regalo di mia madre...insieme ai miei nonni" dissi abbassando la testa.
Era morta prima del mio compleanno e aveva intenzione di comprarmi una moto nuova anziché il mio 650, così parlandone con i nonni era riuscita a mettere dei soldi da parte per comprarla. Ne venni a conoscenza dopo il suo funerale, mi avevano dato la somma dicendomi del regalo. Così non persi tempo e la trovai, il mio gioiello, l'ultimo regalo da parte di mia madre.
"beh, la tratti davvero bene, complimenti Jeon" disse Jimin sorridendomi
"dai andiamo, sta volta ti sorpasso che so la strada" dissi sfidandolo
"sisi come no Jeon" disse ridendo appena dal nervoso

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