Capitolo Otto

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- Dior -

"Non ho preparato il compito Lucifer! E se finisco nei guai? Non posso! Sono qui solo da un giorno, non posso essere espulsa così presto! E se lo dicono a mio padre? O-Oh no, mio padre sarà così deluso -"

"Smettila."

Interruppe il mio monologo, ma non scendemmo dall'auto. Mi rifiutavo di entrare in Università, avevo paura di mettermi nei pasticci con il mio professore per non aver concluso il compito che ci aveva assegnato il giorno precedente. Avevo solo avuto un'assaggio di come fosse l'Università, ma per me era stato abbastanza per comprendere che volevo rimanerci quanto più possibile. Non potevo andarmene così velocemente.

"Ma-"

"No."

Il suo indice si posò sulle mie labbra, in un gesto dominante.

Mi zittii.

Guardai il suo dito, poi tornai a guardare lui.

"Hai delle belle dita."

No no no no no

Sei un'idiota Delilah.

Chi direbbe queste cose?

Non è neanche un complimento!

O lo è?

Cioè, le sue dita erano belle. Avevano dei piccoli numeri e diverse linee tatuate su di esse. 

Non ne sarei rimasta sorpresa se si fosse dimesso.

Abbassò il suo sguardo su di me, sembrava che si stesse trattenendo dal ridere.

Ehi, almeno lo faccio ridere!

Rimosse il dito e mi porse un'ultima occhiataccia prima di distogliere lo sguardo.

"Il compito è per la settimana prossima, non sei stata attenta?"

"Lo e-ero! Lo giuro, ho solo sbagliato data, q-questo è tutto!" Mi giustificai velocemente non volendo che pensasse che fossi una scansafatiche o che stessi traendo vantaggio da questa opportunità.

Si schiarì la gola e poi mi fece il segno di seguirlo all'interno della struttura.

"Aspetta! P-posso di nuovo darti la mano?" Lo pregai, facendogli gli occhi da cane bastonato.

Alzò gli occhi al cielo, irritato e riluttante mi porse la mano. Sorrisi grata mentre la stringevo con la mia e, felice, mi diressi verso l'edificio, sapendo di essere al sicuro.

La mia presa sulla sua mano era molle, ma ogni volta che rischiavo di scivolare via, lui rafforzava la sua stretta, assicurandosi che le nostre mani rimanessero intrecciate. Ad un certo punto, aveva anche cominciato distrattamente a fare dei piccoli cerchi sul mio palmo, facendomi arrossire violentemente. 

Forse gli piaceva stringere le mani altrui?

Non si era accorto del suo gesto finché non ne parlai. Dopo averne preso atto mi aveva lasciato immediatamente la mano con un espressione di rammarico sul volto.

Sapevo che non dover tirare fuori l'argomento, la mia mano si sentiva vuota senza la sua a circondarla.

Sei proprio stupida Delilah, riesci sempre a mettere a disagio le persone.

"Ehi? Questo posto è occupato?" Mi chiese una ragazza che non conoscevo con un tono di voce più alto di quanto avrebbe dovuto, catturando l'attenzione di tutti.

"... Ooops," sussurrò poi.

Ridacchiai e scossi la testa.

"No! P-puoi sederti se vuoi," le risposi e lei annuì, facendomi un piccolo sorriso.

La mia guardia del corpoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora