Capitolo Trentasette

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- Dior - 

"Comincio a pensare che lo fai apposta a farmi male, Dior," borbottò il mio uomo a denti stretti. La sua testa era appoggiata sul mio grembo, aveva gli occhi chiusi ed io gli stavo sistemando le sopracciglia, per farle apparire ancora più belle di quanto fossero. Ridacchiai nel constatare quanto fosse piagnucolone.

Seriamente, se pensate che questo uomo faceva risse, combattimenti ed aveva anche preso parte a delle sparatorie, pensereste anche che sia immune al dolore. Ma no! Si lamentava per un paio di peletti strappati.

- E anche quando gli schiacciavo i brufoletti.

Non giudicatemi, è soddisfacente.

"Come fai a lavorare per la mafia?" Scherzai sarcasticamente, baciandogli il naso. 

Ridacchiò, sedendosi e trascinandomi al suo fianco. Afferrai il piccolo specchio che giaceva sul mio comodino e glielo passai così che guardasse il suo volto perfetto.

"Guarda come sono belle le tue sopracciglia ora!"

"Sono molto sexy."

Sussurrò, prendendo lo specchio dalle mie mani ed avvicinandoselo al volto.

"Mi unisco anche io a questa affermazione," affermai, appoggiando la mia testa sulla sua spalla.

Mi sorrise, appoggiando lo specchio sul comodino, prima di rafforzare la stretta su di me.

"Tu sei più sexy," mi rassicurò, baciandomi dolcemente.

"Lo so."

"Vuoi venire a fare shopping con me?" Chiesi, guardandolo.

"Hai già un milione di vestiti, amore."

"Non è vero..."

Mi guardò con un sopracciglio sollevato e un'espressione saccente.

Alzai gli occhi al cielo.

"Okay, hai ragione, ma non faccio del male a nessuno comprandone altri, giusto?" Gli chiesi per conferma.

"Giusto."

"Ottimo, preparati!" Dissi eccitata, allontanatomi da Lucifer, ma non andai lontano, dal momento che mi riafferrò per un fianco e mi ritrascinò verso di sé.

"Dammi cinque minuti, mi sto ancora riprendendo dalla tortura che mi hai inflitto," mormorò, nascondendo il volto nel mio collo.

"Non è stato così male," mi difesi, tracciando i lineamenti del suo volto rilassato.

"Ha fatto male, non te lo lascerò fare più," concluse.

"Mi dispiace Luci," mi scusai con un sorriso.

"Sei fortunata ad essere così carina."

"Lo so." 

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Dopo essermi preparata ed averci messo al massimo un'ora, mentre come sempre Luci esagerava affermando che ce ne avessi messe almeno tre, arrivammo al centro commerciale. 

Camminammo mano nella mano ed io mi fermai a guardare le scarpe ed i vestiti, mentre Luci rimaneva in piedi e guardava, suggerendomi raramente come potessero starmi gli abiti. Praticamente secondo lui, stavo bene con tutto.

A volte mi domandavo quanto potesse essere strano essere obbligati ad avere una guardia del corpo attorno a voi, se non vi piaceste a vicenda. Quel pensiero mi scaldò il cuore, fortunatamente Lucifer era stato in grado di farmi sentire a mio agio, altrimenti sarei sempre rimasta a casa con papà ed i miei fratelli, così da non dover stare con qualcun altro.

La mia guardia del corpoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora