Capitolo Ventiquattro

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- Lucifer - 

Flashback:

Ero appena rientrato da un lunghissimo turno in officina. Poteva anche non sembrare un lavoro complicato ma sistemare le auto era una delle cose più faticose di sempre, soprattutto quando non sapevi nulla a riguardo. Ero completamente coperto di grasso e di olio, la mia maglietta bianca aveva assunto una tonalità di grigio. Le mie mani erano piene di vesciche avendo dovuto lavorare a contatto con il metallo per tutto il tempo. Quelle bruciature sarebbero rimaste lì per giorni ma ora non avevo tempo di stare lì a curarle.

Almeno il lavoro era pagato bene.

Rendeva il dolore in qualche modo più tollerabile.

Mi lavai le mani sotto il getto dell'acqua fredda, strofinandole leggermente, poi le asciugai. Sbuffai per la sensazione di disagio che stavo provando e scossi la testa per allontanarla dai miei pensieri.

"Perché sei a casa? Il tuo turno finisce alle 21:00."

Sentii chiedermi dall'ultima voce che avrei voluto udire, dalla cucina. Mi tesi immediatamente per lo sconforto, le mie mani erano chiuse in un pugno mentre mi schioccavo le dita.

Guardai l'orologio e lessi che erano le 20:04.

 Volevo terribilmente alzare gli occhi al cielo.

"Non c'era nient'altro da fare, quindi mi hanno detto di andare a casa prima."

Mio padre mi guardò sospettoso, in volto aveva un'espressione scettica. Rilasciai un lungo sospiro, in attesa della sua risposta, che ero sicuro sarebbe stata negativa.

"L'ultima cosa di cui abbiamo bisogno in questo momento è che lavori di meno. Abbiamo delle bollette da pagare Kennan," mi riprese, puntando il dito verso le diverse lettere sparse sul tavolo rotondo.

"Sono state pagate. Da me."

Risposi, non avendo paura di lui e dei suoi continui trattamenti.

Nonostante da bambino ne fossi terrorizzato, ora ero ormai cresciuto. Ero più forte di lui, le sue mani non mi provocavano più dolore. Ci avevo fatto l'abitudine, non mi facevano più effetto le sue minacce.

"Ho bisogno che ti alzi prima del normale domani. Stan mi ha chiamato e mi ha detto che sei arrivato tardi al tuo turno-"

"Di 10 minuti."

"Non interrompermi, ragazzo. Potrai anche compiere 18 anni domani, ma per me sei ancora un fottuto bambino."

Sì, avrei compiuto davvero 18 anni.

E mi sarei anche svegliato presto.

Ma non per lavorare, mi sarei diretto alla stazione e sarei scappato da questi bastardi.

"Sì, padre."

Sbuffò per il mio tono debole.

"Irrispettoso stronzo. Non ti ho cresciuto così."

La mia guardia del corpoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora