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- Lucifer - 

Non cedere.

Non cedere.

Non cedere.

"Per favooore?"

Cazzo.

"Certo, tesoro," accettai la richiesta della mia bambina. Non che avessi altre scelte, il secondo in cui sollevò verso di me i suoi occhi, identici a quelli di Dior, ero già a sua completa disposizione. E non aiutava il fatto che quel 'per favooore' avrebbe rovinato la mia famiglia, entrambi i miei figli sapevano come conquistarmi, ogni singola volta. Erano intelligenti, di questo dovevo dargliene atto.

Porsi, lentamente e con riluttanza, a mia figlia di due anni un altro mini donut, sapendo che mia moglie si sarebbe arrabbiata (O meglio, che mi avrebbe comunque fornito la sua versione arrabbiata, nonostante non lo fosse davvero), dovuta al fatto che gli avevo già dato altre sei ciambelline. Qualcuno non avrebbe sicuramente dormito questa notte.

Lei ridacchiò eccitata, le sue parole erano comprensibili solo a me, che riuscivo a comprendere il suo linguaggio infantile alla perfezione.

"Mi metterai di nuovo nei guai, London, me lo sento."

Lei mi ignorò, prendendosi il suo piccolo tesoro, fregandone del resto che accadeva nel mondo.

London. La mia piccola principessa era nata due anni fa, piegandomi alle sue volontà da allora. Avevo sempre sentito parlare di quanto diventasse tenero il cuore dei padri nei confronti delle loro figlie, ma non avrei mai immaginato che questa sensazione potesse essere così forte, al punto che avrei fatto qualsiasi cosa pur di farle spuntare quel sorriso sul volto. Lei mi ricordava molto la mamma, avevano gli stessi grandi occhi, le stesse fossette e le stesse lentiggini. Anche la sua personalità era analoga a quella di Delilah. Era gentile e timida, si nascondeva sempre dietro le mie gambe quando incontravamo persone nuove e coccolava suo fratello maggiore fino ad addormentarsi. London non aveva alcuna indole pestifera nel suo corpo, era completamente e totalmente perfetta. Pregavo che rimanesse così per il resto della sua vita. Ero sicuro che avrebbe continuato ad essere così perfetta anche quando sarebbe cresciuta. Almeno finché non avrebbe iniziato a parlare con i ragazzi, fino ad allora non ci sarebbero stati problemi!

"Ho chiesto a mamma di essere la mia Valentina, dovrebbe arrivare a breve!" Dissi e speravo che lei capisse ciò che le stavo dicendo.

Sì, avevo chiesto a Delilah di essere la mia Valentina. Questo la rendeva immensamente felice e sapevo che non avrei mai smesso di chiederglielo.

London smise di parlottare e puntò i suoi occhioni su di me, per poi cominciare a mormorare cose a caso.

"Vuoi essere anche tu la mia Valentina?"

Lei ridacchiò.

"Ti prenderò un mazzo di fiori, ma niente cioccolata per te, hai già mangiato abbastanza donuts per oggi."

"Donuts?"

Oh cazzo.

"Non dirlo a mamma, dico davvero, Angelo," sussurrai seriamente quando il mio primogenito attraversò il salotto, correndo dritto verso di me.

"Posso avere anche io un donut se mantengo il segreto?" Chiese con curiosità.

"Vieni qui," lo presi in braccio, appoggiandolo sul mio grembo e porgendogli un donuts, i suoi occhi si illuminarono, mentre impazientemente, mordeva la ciambellina. Ridacchiai leggermente, guardando i miei due figli mangiare donuts con me in salotto, nascondendosi dalla madre. 

"Mi sono fatto una nuova amica, papà," mi disse, una volta deglutito l'ultimo boccone della ciambellina.

"Ottimo lavoro, ometto. Come si chiama?"

La mia guardia del corpoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora