Capitolo Ventisei

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- Lucifer -

Se foste me, era ovvio che ci sareste andati cauti con la nuova ragazza che d'improvviso voleva diventare amica della mia piccola. Era stato tutto così veloce che non riuscii ad evitare di avere dei sospetti. Mi appuntai mentalmente di fare delle ricerche sulla ragazza giusto per assicurarmi che fosse pulita. Anche se lo fosse stata, l'avrei tenuta d'occhio.

Dovevo ammetterlo, era bello vedere Delilah sorridere e parlare entusiasta con la sua nuova amica.

Per quanto preferissi averla tutta per me, apprezzavo che ci fosse anche qualcun' altro a renderla felice, anche se non quanto me ovviamente.

Non porsi particolare attenzione alla loro conversazione, rimasi seduto davanti alle due ragazze, con la mano di Delilah stretta nella mia mentre guardavo il mio cellulare, alzando lo sguardo ogni tanto per verificare che andasse tutto bene. Volevo che avesse un po' di privacy.

Almeno finché non ricevetti un messaggio di Dante.

Capo

Vieni ai magazzini.

Porta Dior con te.

Sospirai tristemente, sapendo esattamente perché ci volesse ai magazzini.

Avremmo visto la madre di Delilah.

Ora, se fosse per me, non sarebbe successo. Neanche in un milione di anni. Ma Dior aveva detto di volerla vedere e ogni cosa che Dior voleva, gliel'avrei data in un battibaleno, non importava cosa mi chiedesse.

Ragazzina viziata.

"Va tutto bene, Luci?"

Mi chiese, spostando la sua sedia vicino alla mia, notando il mio improvviso stato d'ansia dovuto probabilmente al fatto che avevo rafforzato la presa sulla sua mano. Alzai lo sguardo dal cellulare e la guardai negli occhi prima di parlare.

"Dobbiamo andare."

Le sue sopracciglia si sollevarono, un'espressione contrariata le stravolse i lineamenti, ma annuì comunque, rivolgendosi verso la sua nuova amica.

"Mi dispiace, ci vediamo presto, v-vero?"

"Certo, bella. Hai il mio numero, scrivimi," le rispose la ragazza gioiosamente, facendo sorridere Delilah e facendole tirare un sospiro di sollievo.

Che sia benedetta, era preoccupata di far arrabbiare la sua nuova amica.

Si scambiarono un veloce abbraccio prima che Delilah si attaccasse al mio fianco, con le mani ancorate sul mio braccio, anche se le sue dita non riusciva a circondare a pieno il mio bicipite.

"Perché ce ne stiamo andiamo?"

"Incontreremo tua madre."

"Oh..."

La sua voce divenne un sussurro, facendomi preoccupare.

"Non dobbiamo farlo se non ti va, amore."

"No, no, m-mi va. Però mi terrai la mano per tutto il tempo, v-vero?"

Le sorrisi.

"Certo," le mormorai, aprendole la portiera. Mi fece un breve cenno col capo, mormorando un lieve 'grazie' prima di accomodarsi nel sedile del passeggero. Mi sedetti poco dopo di lei, ma prima che cominciassi a guidare lei mi fermò.

"Aspetta! Possiamo passare velocemente da casa prima?"

"Perché?"

"Devo cambiarmi."

"Perché?"

"Il mio completo è troppo carino per essere indossato ai magazzini," disse come se fosse la cosa più ovvia del mondo ed effettivamente aveva ragione.

La mia guardia del corpoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora