Capitolo Ventitre

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- Lucifer - 

Io penso di essermi già innamorata.

Quelle semplici parole, mi rimasero in mente, mentre stringevo Dior che ormai si era addormentata tra le mie braccia. Era un peccato che si fosse addormentata subito dopo aver proferito quelle parole, non mi aveva lasciato il tempo di reagire.

Era ormai mattina, mi ero addormentato poco dopo di lei, però mi ero svegliato altrettanto presto. Non riuscii a trovare il coraggio di svegliarla, anche se di solito mi annoiavo terribilmente senza di lei, questa volta rimasi a guardarla, per tutto il tempo. La sua testa era nascosta tra il mio collo e la mia spalla, le sue gambe erano incrociate con le mie ed una delle sue mani era stretta nella mia, mentre con l'altra le accarezzavo i capelli.

Solo il pensiero che Delilah potesse amarmi mi faceva sentire sopraffatto, in senso positivo ovviamente.

Era strano, nessuno mi aveva mai amato prima né mi aveva trattato con amore, quindi sperimentarlo per la priva volta era abbastanza strano, ma nel miglior modo possibile.

Una parte di me pensava che non fossi meritevole del suo amore, che non fossi abbastanza per qualcuna come lei.

Ma l'altra parte mi diceva che invece me la meritavo.

La parte più sicura di me.

Quella più razionale.

Nonostante ci conoscessimo da poco, quasi due mesi, avevamo già avuto degli screzi, ostacoli che solitamente non portano sicuramente al termine di una relazione così breve, però mi faceva piacere vedere come superavamo ogni difficoltà che ci si poneva davanti tornando insieme più forti di prima.

Ci impegnavamo l'uno a rendere felice l'altra, e viceversa.

Beh, almeno speravo di farlo.

I miei pensieri si interruppero quando sentii Delilah muoversi tra le mie braccia, ormai sveglia. Sorrisi a quella vista, strizzò gli occhi diverse volte perché la luce che proveniva dall'esterno la faceva lacrimare, obbligandola a coprirseli con le mani.

Una volta che quei bellissimi smeraldi si adattarono alla luce, un sorriso comparve sulle sue labbra, facendomi sorridere a mia volta.

"Buongiorno, Luci," mormorò pigramente, sedendosi, con molto disappunto da parte mia.

Mormorai in risposta, scostando le coperte così che potesse muoversi liberamente.

"Colazione?"

"Posso farla io-"

"No. È il mio turno. L'ultima volta l'hai preparata tu," sostenne ed io non mi lamentai, le posai un bacio sul collo ed annuii. Si alzò velocemente, mettendosi addosso la mia felpa che giaceva sul pavimento ed uscendo dalla stanza, non prima di avermi salutato con la mano ed avermi sorriso dolcemente.

Era un giorno lavorativo oggi, quindi né i suoi fratelli né suo padre erano a casa e questo significava che avevamo l'intera giornata per noi.

Grazie al cielo.

Mi alzai, mi rinfrescai nell'elegante bagno e poi mi diressi al piano di sotto, vedendo la nanerottola che mi stava preparando la colazione.

La mia guardia del corpoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora