Capitolo Quattro - Tutto Si Ripete

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La gente pensa che io sia pazzo perché
Sono sempre accigliato
Tutto il giorno penso alle cose
Ma niente sembra soddisfare
Penso che perderò la testa
se non trovo qualcosa da pacificare 

Paranoid - Black Sabbath


I miei genitori furono molto sorpresi di trovare Luna a casa. Erano contenti di rivederla dopo tutto quel tempo, ma potevo scorgere la preoccupazione nei loro occhi, probabilmente pensavano che stessimo combinando qualcosa.

Era giunto il momento che Luna mi dicesse il motivo che l’aveva spinta a tornare. Non potevo credere che fosse un semplice viaggio di piacere. Nulla nella mia vita era mai capitato per caso.

La mia amica però mi precedette.

«Lara, devo parlarti» mi disse, quando i miei andarono via. Si sedette sul divano del salotto e guardò fuori dalla finestra, evitando di incrociare il mio sguardo.

Sentii improvvisamente un formicolio dietro il collo, proprio sotto la nuca.

Di nuovo quel brutto presentimento…

Mi sedetti accanto a lei, senza dire nulla, mi limitai a osservarla.

«Ho rinviato finché ho potuto, perché volevo godermi un po’ di tempo solo per noi, ma adesso non posso continuare ad attendere.» Si toccava i capelli, palesemente in tensione.

«Mi stai facendo preoccupare.»

Solo a quel punto mi guardò e, come se le avessi letto nel pensiero, intuii cosa stava per dirmi.

«È inutile che continuo a girarci intorno…» Posò una mano sulla mia spalla. «Adriano è uscito di prigione.»

«Non può essere.» Mi coprii il viso con le mani, poggiando i gomiti sulle ginocchia. I miei polmoni sembravano svuotati, come se fossi sulle montagne russe, e la testa iniziò a girare.

Non poteva essere accaduto davvero. Non si può uscire di prigione per tentato omicidio dopo soli cinque anni, continuavo a ripetermi.

«Com’è possibile?» riuscii a dire dopo qualche minuto, guardando di nuovo Luna.

«Non lo so.» Aveva gli occhi rossi e stava trattenendo le lacrime. «Ho saputo solo che l’hanno fatto uscire e non potevo non dirtelo. Ho paura che possa venire a cercarti.»

Ero sicura che lui mi ritenesse colpevole della sua cattura e della rovina della sua famiglia.

Mi venne un brivido pensando al suo ultimo sguardo, proprio come se lui fosse lì davanti a me a scrutarmi con quelle iridi nere e minacciose.

Continuavo a ripetermi che non era successo niente di simile, non poteva essere uscito di prigione. Avevamo già sofferto abbastanza.

Probabilmente qualcuno aveva comunicato a Luna informazioni sbagliate. «Chi te l’ha detto?» chiesi allarmata. «Come l’hai saputo?»

«Ho sentito i miei che ne parlavano.» Un sorriso amaro incurvò le sue labbra. «Da giorni li sentivo sussurrare e smettere di parlare quando entravo nella stanza, poi un pomeriggio sono tornata a casa prima e ho origliato una loro conversazione.»

Quando Luna e sua sorella Nicole erano andate via da Palermo, anche i loro genitori le avevano seguite. La madre di Luna era un avvocato e vivendo ad Anzio erano i più vicini a Roma e quindi al Regina Coeli, dove era rinchiuso Adriano.

«Ma è solo una voce o ne sono certi?» Mi alzai, non riuscivo più a stare ferma.

Pensai che qualcuno avesse messo in giro questa voce sapendo che Luna sarebbe venuta subito da me per avvisarmi.

SYS - La società degli splendenti Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora