Carica le armi, porta i tuoi amici
È divertente perdere e pretendere
Lei è troppo annoiata e sicura di séSmells Like Teen Spirit - Nirvana
Fissavo il soffitto distesa sul letto, le mani che si torturavano tra loro. Io, Luna e Christian avevamo passato gli ultimi tre giorni in attesa e stavamo ancora aspettando che tutti tornassero.Christian e Luna non mi lasciarono fare neanche una delle chiamate, se ne occuparono loro. Mi vedevano praticamente sconvolta: le occhiaie ormai facevano parte del mio viso.
Qualcuno bussò alla porta della stanza facendomi sobbalzare. Ogni singolo rumore ormai mi faceva credere che potesse essere lui, tornato per finire quello che aveva iniziato o, forse, per spiegarmi, addirittura scusarsi.
Perché una piccola parte di me lo sperava ancora.
«Lara, posso?» Era Christian.
«Sì, entra pure.» Mi sedetti, cercando di sistemare con le dita i miei lunghi e scompigliati capelli.
Entrò piano, come se si preoccupasse che anche un cambiamento d'aria mi potesse fare male. E in realtà era proprio così che mi sentivo.
Mi guardò con apprensione. «Ti va di mangiare qualcosa?»
«No, grazie.» I miei occhi si spostarono fuori dalla piccola finestra che dava sul mare. Negli ultimi giorni avevo mangiato poco o niente, il senso di nausea non mi abbandonava mai e la fame non accennava a tornare.
Christian sospirò, forse stanco di doversi occupare di me come se fossi una bambina. Quando tornai a guardarlo, però, lessi solo preoccupazione nei suoi occhi.
«Va tutto bene.» Mi sforzai di sorridergli. «Veramente.»
Lui fece un sorriso amaro e scosse la testa. «Andiamo...» mi disse aprendo di più la porta.
«Dove?» Lo guardai con un po' di curiosità.
«A fare una passeggiata lì fuori.» Indicò il panorama oltre la finestra.
«Non mi va.»
Mi sdraiai di nuovo, mi sentivo come se avessi scalato una montagna e non riuscissi a vedere ancora la cima. Ero stanca di tutto.
«Non era una domanda, Lara.» Incrociò le braccia al petto e quel suo tono da duro che proprio non gli si addiceva mi fece scoppiare in una risata.
«Scusami...» dissi, non smettendo di ridere. «Ma non sei molto credibile.»
«Ah, no?» Avanzò verso di me, con un sorriso quasi minaccioso. «Mi devi costringere a farti alzare con la forza?»
«No, Cri. Non ci provare.» Non ebbi quasi il tempo di finire la frase che lo ritrovai sopra di me: mise le mani sulla mia pancia, cominciò a farmi il solletico, facendomi ridere finché non ebbi più aria nei polmoni e il mio stomaco fu dolorante. Era un gioco che facevamo sempre molti anni prima e mi fece stare meglio. Per un attimo non pensai a ciò che stava accadendo.
«Mi arrendo!» dissi, contorcendomi dalle risate. «Ti prego!»
Si fermò, il suo viso era vicinissimo al mio. Avrei voluto abbracciarlo, forse baciarlo, ma la mia confusione non mi permetteva di buttarmi. Non potevo e non volevo illuderlo, mi ero ripromessa che non avrei fatto nessun passo avanti con lui prima di far chiarezza nella mia testa.
Sembrò capire, perché si alzò dal letto. «Ti concedo cinque minuti, poi ti voglio fuori da questa stanza.» Si avviò verso la porta. «L'aria di mare fa sempre bene, no? Concedimi solo una passeggiata.» Mi pregò con gli occhi.
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SYS - La società degli splendenti
RomanceCosa accadrebbe se una ragazza, decisa ad estirpare la mafia dalla sua città, fosse attratta irrimediabilmente dal figlio di un capo mafia? Palermo, 2011. Un gruppo di amici, in un caldo pomeriggio estivo, trova un vecchio e polveroso libro: rinasce...