Capitolo Venticinque - Piano D'azione

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Nessuna ragione per eccitarsi
Il ladro ha parlato gentilmente
Ce ne sono molti qui tra noi
Chi sente che la vita non è altro che uno scherzo
Ma, uh, ma tu e io l’abbiamo passato
E questo non è il nostro destino
Quindi smettiamola di parlare falsamente ora
L’ora si sta facendo tardi, hey
 
All Along The Watchtower – Jimi Hendrix

La mia mano stringeva lo stipite della porta con così tanta forza che le nocche erano diventate bianche.

Guardavo le armi dentro lo stanzino, già da diversi minuti. Mi sentivo come ipnotizzata. Dietro di me i ragazzi continuavano a parlare, ma io non riuscivo a recepire una singola sillaba.

Non prendevo una pistola in mano da tanto tempo, il solo pensarlo mi riportava alla mente quel maledetto momento.

Adesso però era diverso, nella mia testa non c’erano solo gli occhi carichi di dolore di mia sorella.

La possibilità di doverla usare contro Adriano, anche se per proteggere degli innocenti, per proteggere i miei amici, mi faceva contorcere lo stomaco. La nausea stava diventando insopportabile.

Pensa a Davide, continuavo a ripetermi nella mente, come per darmi una scossa elettrica, per ricordarmi cosa fosse davvero importante. Per risvegliarmi da quella stregoneria in cui Adriano mi aveva imprigionato.

Lui non ti ha mai costretta, hai scelto sempre tutto tu.

A quanto pareva, non sembrava funzionare molto. Ogni secondo che passava ero più vicina al confronto con lui, il primo vero confronto da quella maledetta sera di cinque anni prima.

Una parte di me sperava ancora che si giustificasse, che ci fosse una spiegazione per tutto quello che aveva fatto. L’altra parte si dava della stupida, perché ancora una volta mi stavo illudendo, mettendo tutti in pericolo.

Pensa a Davide! Cazzo! mi ripetei ancora una volta.

Perché aveva dovuto rapire proprio lui? Cosa c’entrava?

Lo immaginai confuso e spaventato dentro uno stanzino buio. E dovetti trattenere le lacrime di rabbia che minacciavano di uscire.

«Lara, ci stai ascoltando?» Christian si avvicinò a me.

Mi girai lentamente e li guardai tutti, senza dire una parola.

«Tu non ti consegnerai!» continuò lui, la preoccupazione era palpabile nella sua voce. «Diglielo, per piacere.» Indicò gli altri con la mano.

Non risposi. Non avevo idea di cosa avessero parlato fino a quel momento.

«Ma non si deve esattamente consegnare…» affermò Daniele. «Abbiamo già messo a punto tutto, nei minimi dettagli.»

«Io vi ripeto per l’ennesima volta che se volete che faccia da esca siete totalmente impazziti!» Christian alzò la voce.

Aggrottai la fronte cercando di capire cosa mi fossi persa.

«Lara, dicci cosa ne pensi del piano.» Nicole si alzò dalla sedia accanto a Daniele e fece un passo verso di me.

La guardai per un tempo che mi parve interminabile.

«Non c’è nessun piano…» Esitai un istante. «Io mi consegnerò e voi vi assicurerete che Davide e Marco stiano bene. Fine della storia. E non…»

«Cosa stai dicendo?» Christian mi interruppe.

Feci finta di non sentirlo e continuai a guardare Nicole. «E non c’è niente da organizzare. Devo concludere questa faccenda da sola.» Ancora quella stilettata al petto.

SYS - La società degli splendenti Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora