Capitolo Venti - Risposte

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Si, tesoro lo farò accadere
Prendi il mondo in un abbraccio d’amore
Spara tutte le tue pistole in una volta
Ed esplodi nello spazio

Born To Be Wild – Steppenwolf

25 luglio 2011

Ero seduta sul divano bianco del salone e la mia gamba non smetteva di tremare. Il mio sguardo era perso sul televisore spento di fronte. Mia sorella Emily continuava a girare intorno al tavolino basso davanti a me e si torturava le pellicine delle unghie.

Non l’avevo mai vista così agitata, solitamente era lei che calmava me. Le mie mani stavano sudando sempre più, questo suo stato d’animo mi turbava.

«Vuoi stare ferma con quella gamba?» sbottò all’improvviso, fermandosi.

La guardai accigliata. «Vuoi smetterla di girare che mi stai facendo venire il mal di testa?» le feci il verso.

Erano trascorsi dieci giorni da quando avevamo scoperto tutto, e non era passata ora senza che ne parlassimo tra noi ragazzi. Avevamo fatto moltissime ricerche, trovato articoli che si ricollegavano all’opera che i nostri bisnonni avevano creato.

Ciò aveva reso tutto irrimediabilmente reale.

«Ma ti rendi conto di cosa ci ha tenuto nascosto?» Riprese ad andare avanti e indietro, i suoi capelli corvini oscillavano da una parte e dall’altra.

«Sì» dissi debolmente. «Non capisco come…»

«Tutta quella severità deriva esattamente da questo» mi interruppe senza ascoltarmi. «Non mi ha mai fatto andare a una manifestazione. Ogni volta che tu davi segni di ribellione, che mostravi interesse per l’antimafia, mi spingeva a dissuaderti da quelle idee.»

Sentii le chiavi nella toppa dell’ingresso e ci guardammo istintivamente.

Mi alzai dal divano, attendendo i nostri genitori.

«Cos’è questo silenzio?» disse mio padre entrando nella stanza, abituato a trovarci intente a parlare o ad ascoltare musica. Il suo sguardo stranito passò da mia sorella a me. Intanto anche mia madre ci raggiunse.

«Dobbiamo parlare con la mamma.» Il tono di Emi era duro mentre incrociava le braccia al petto.

«Cosa succede?» Il volto di mia mamma si accigliò, forse infastidita dai modi di mia sorella.

«Dovresti dirlo tu a noi» continuai io con la stessa intonazione di Emily.

«Ma di cosa state parlando?» Le sue braccia erano rigide lungo il corpo. «E cos’è quel tono accusatorio?» Fece un passo verso di noi con sguardo severo.

«Ci hai mentito da sempre.» La guardai con la rabbia negli occhi, tenendo i pugni serrati. «Dovremmo essere orgogliosi di quello che siamo, e invece non ne abbiamo mai saputo niente. Come se fosse qualcosa di cui vergognarsi.»

Il volto di mia madre assunse un colorito più pallido e guardò prima Emily e poi me con sguardo preoccupato.

«Non dici niente?» La sfidò mia sorella.

Lei continuò a stare in silenzio e si scambiò un’occhiata con mio padre, come per chiedere il suo appoggio.

«Sediamoci e parliamone con calma.» Proprio lui tentò di placare la situazione.

Nostra madre si sedette sul divano, ma evitò accuratamente di posare gli occhi su di noi. Mio padre fece lo stesso e le prese la mano fra le sue.

SYS - La società degli splendenti Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora