Capitolo Otto - Tra Passato E Presente

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Nei giorni della mia giovinezza
Mi è stato detto cosa significa essere un uomo
Ora ho raggiunto quell'età
Ho provato a fare tutte queste cose
nel miglior modo possibile
Non importa come ci provo
Trovo la mia strada per la stessa vecchia marmellata

Good Times, Bad Times - Led Zeppelin

Christian aspettò me e Luna dietro casa mia.

«Mamma, noi stiamo uscendo» urlai, mentre aprivo la porta. Luna era dietro di me.

Volevo assolutamente evitare mia madre. Ma non fui abbastanza veloce.

«Lara, dove state andando con quei borsoni?» Accorse subito all'ingresso, intenta ad asciugarsi le mani con lo strofinaccio. Il suo tono duro mi fece intuire che non sarebbe stato semplice inventare qualcosa.

«Staremo qualche giorno fuori, dobbiamo sistemare una situazione.» Non la guardai negli occhi e tentai di tenere la voce salda e tranquilla, ma stavo iniziando a sudare. Mia madre non aveva mai accettato quello che io e mia sorella Emily facevamo con la società, e molto spesso ci eravamo ritrovate a discutere in modo pesante con lei. Dopo quello che era accaduto, dopo quanto l'aveva pagata cara mia sorella, le cose erano solo peggiorate.

«Lara, di quale situazione si tratta?» Sentii il panico nella voce di mia madre.

«Nulla, mamma, una cosa da niente.»

«Lara, per favore, dimmi cosa sta succedendo!» Era un tono che non ammetteva repliche. Quando si parlava di certe cose riusciva a farmi sentire una quattordicenne che aspetta inerme il rimprovero in arrivo.

Feci un lungo respiro, era inutile fingere di non averla sentita: non ero più una bambina. «Luna, inizia ad andare. Ti raggiungo tra due minuti.» Le aprii di più la porta e lei scivolò via senza nessun commento. Tutti sapevano che quando mia madre si arrabbiava era meglio non stare nel suo raggio d'azione. Tra i nostri genitori era sempre stata quella più dura.

Chiusi la porta, ma non dissi una parola, mi limitai a guardarmi la punta dei piedi, le mani che sudavano sempre più.

«Quindi?» mi incalzò lei mettendo le mani sui fianchi. «Voglio sperare che non stai facendo qualche sciocchezza, rischiando di rovinare ciò che hai costruito negli ultimi anni.» La preoccupazione si insinuò nella sua voce, a dimostrazione che la sua severità derivava da una profonda paura.

«Tranquilla, mamma. Qualche giorno e tornerà tutto alla normalità.» Cercavo di sembrare il più sincera possibile, ma evitavo di incrociare il suo sguardo perché sarei stata immediatamente smentita.

Tentai di uscire, ma mi afferrò il braccio, costringendomi a guardarla.

«Lara, fermati un attimo. Fatti dire solo una cosa. Per piacere.» I suoi occhi mi supplicavano, e io sapevo cosa voleva dirmi, ma non ero sicura di voler sentire ancora una volta quelle parole. «Come fai a non capire che non ne vale la pena? La tua vita e quella dei tuoi amici, di tua sorella, vale più di quello che fate! Perché è questo che state facendo, giusto? State ricominciando.» Cercava di sfidarmi con lo sguardo, di intimorirmi per portarmi a riflettere.

Ignorai l'ultima domanda. «Sì che ne vale la pena invece, mamma!» Ormai non aveva più senso nascondermi. «Ed è questo che non hai mai capito!» Mi liberai con uno strattone dalla sua presa e uscii nel pianerottolo. Premetti il tasto per chiamare l'ascensore. «Non chiedere quando non vuoi sentire la verità, quando non accetti le mie scelte. Sono adulta adesso, non ho intenzione di stare qui a farmi rimproverare da te come una bambina.»

«Tu non capisci...» Fece un passo verso di me.

«No, sei tu che non capisci, e non hai mai capito. Io ed Emi te lo abbiamo detto già in passato: tu hai fatto le tue scelte, rispetta le nostre.» Intanto le porte dell'ascensore si aprirono ed entrai dentro.

SYS - La società degli splendenti Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora