E mi sta trattenendo
Cambiandomi
E costringendomi a sforzandomi
Essere all’infinito freddo dentro
E sognando di essere vivoHysteria - Muse
Il vento mi scompigliava i capelli sciolti mentre guardavo scettica il nuovissimo palazzo che si innalzava di fronte a me.La strada era molto trafficata e questo mi rendeva ancora più perplessa.
Alzai il sopracciglio. «Sarebbe qui?»
«Non ti piace?» chiese Christian con le mani dentro le tasche dei jeans.
«Forse è un po’… esposta» Luna condivise le mie perplessità e guardò la strada gremita di gente che camminava in una strana frenesia.
Avevo la sensazione che la città fosse in subbuglio, come se si stesse preparando a un grande evento.
Tutti sembravano andare di fretta, le persone comunicavano con gli occhi timore, eccitazione. Percepivo un miscuglio di queste emozioni nei loro sguardi. Scossi la testa, convincendomi che il mio stato d’animo stava condizionando ogni cosa che vedevo.
Proprio davanti al palazzo, alle nostre spalle, si ergevano le inferriate dalle quali si potevano vedere i grandi alberi del parco di Villa Giulia.
«Non dovevamo trovare qualcosa di più isolato rispetto casa tua?» continuai con quel tono dubbioso. Osservavo l’edificio bianco con una schiera di finestre illuminate dal sole. Era in stile moderno e cozzava con le antiche abitazioni circostanti.
«Sono diventate un po’ troppo credulone.» Alex si rivolse a Christian e poi ci fece cenno con la mano di seguirlo, ma invece di andare dritto verso il grande portone marrone, si diresse in una piccola stradina quasi nascosta di fianco al palazzo.
Scambiai uno sguardo perplesso con Luna e, riluttante, li seguii.
L’entrata del vicolo era molto stretta, ci entravano a stento due persone. In fondo invece, si allargava leggermente, ed era perfetta per l’ingresso di una moto.
«Avete intenzione di stare lì ancora per molto?» Christian si rivolse a me e Luna: eravamo immobili all’inizio della strada.
Raggiungemmo lui e Alex davanti un cancelletto arrugginito, mentre Christian prendeva delle chiavi dalla tasca posteriore dei pantaloni e iniziava ad armeggiare con il piccolo catenaccio.
Il cancello si aprì con un fastidioso cigolio e ci trovammo in un minuscolo cortile cosparso da foglie secche. Delle piante rampicanti salivano su per un piccolo edificio all’apparenza abbandonato.
Alex e Christian si diressero verso una vecchia porta nascosta dalle foglie. Quando l’aprirono tentai di guardare oltre le loro spalle, ma l’ambiente era completamente al buio.
«Sarebbe meglio che accendiate la torcia dei cellulari, non c’è luce e la scala è molto ripida.» Alex illuminò l’ingresso con il suo telefono.
«Fantastico…» Tentai di nascondere dietro il sarcasmo l’eccitazione che saliva ogni secondo in me.
Seguii gli altri, facendo attenzione a non cadere, l’aria lì dentro si faceva sempre più fredda.
Arrivammo davanti un’altra porta, più piccola, tanto che Alex e Christian dovettero abbassare la testa per attraversarla.
Alex premette un piccolo interruttore sulla parete sinistra e dei faretti si accesero illuminando un’ampia stanza. Da fuori non avrei mai immaginato che potesse essere così grande.
Lo spazio era totalmente vuoto, sul muro di fronte c’erano altre due porticine in legno.
«Questo è uno sgabuzzino» ci informò Christian, dirigendosi verso la porta sul lato sinistro. «È molto grande, perfetto per le armi.» Lo aprì per farcelo vedere.
STAI LEGGENDO
SYS - La società degli splendenti
RomanceCosa accadrebbe se una ragazza, decisa ad estirpare la mafia dalla sua città, fosse attratta irrimediabilmente dal figlio di un capo mafia? Palermo, 2011. Un gruppo di amici, in un caldo pomeriggio estivo, trova un vecchio e polveroso libro: rinasce...