Mentre stava seduta sulla sua grande valigia nel bel mezzo della stazione affollata, Ornella si domandava se in fondo quel viaggio fosse stata una buona idea.
Il suo problema, infatti, era che spesso veniva risucchiata dall'entusiasmo altrui e quando sua madre, Agata, le aveva suggerito che avrebbe fatto bene a trascorrere l'estate lontano da casa, Ornella non aveva trovato nessun argomento per controbattere. La ragazza avrebbe preferito di gran lunga rimanere a casa, si sarebbe accontentata di passare le giornate a leggere o gironzolare in centro con le amiche, ma sua madre aveva deciso che la figlia, appena diplomata, doveva approfittare di quella che potenzialmente era l'ultima estate di libertà della sua vita per fare qualcosa di memorabile, o per lo meno qualcosa che uscisse dalla solita routine. Ed ecco perché Agata aveva spedito la figlia in Sicilia dove abitava zia Carla: era una vacanza low cost, ma perlomeno la ragazza avrebbe trascorso l'estate al mare e la zia si era detta disposta ad ospitarla per tutto il tempo che voleva.
Ornella, però, non si era bevuta completamente quella versione. Considerato quello che era accaduto negli ultimi mesi, sospettava, infatti, che l'intento reale di sua madre fosse tenerla lontana dal paese a qualsiasi costo, anche se per farlo la donna era stata costretta a rivolgersi alla cognata che non frequentava da qualche anno.
Sette mesi prima, Ornella era stata mollata. Luca, con il quale stava da quando aveva sedici anni e lui diciasette, era al primo anno di università e a Gennaio, dopo le vacanze di Natale, le aveva detto, per telefono, che aveva incontrato un'altra ragazza e che la loro storia era finita. Addirittura, Luca aveva cominciato a frequentare la ragazza, a novembre ammettendo così ad Ornella di averla tradita.
Ornella, che aveva sempre creduto che quell'amore sarebbe resistito alla lontananza, era caduta nella disperazione più totale. Aveva abbandonato gli allenamenti di pallavolo, aveva cominciato ad andare male a scuola e aveva tagliato gli amici fuori dalla sua vita, molti dei quali erano comunque amici di Luca, che a un certo punto avevano smesso di cercarla.
A rimanerle accanto, oltre alla madre, era stata soprattutto la sua migliore amica, Paola, grazie alla quale era riuscita a rimettere insieme i pezzi e a diplomarsi con un voto decente.
Ornella credeva, ora, che il timore del genitore fosse che, nella probabile ipotesi che si fosse imbattuta nel suo ex quell'estate, sarebbe ricaduta di nuovo nel baratro dell'infelicità.
Perciò, nonostante la riluttanza iniziale, si era lasciata convincere a partire. Aveva ormai raggiunto uno stadio di apatia zen, ma non era certa che rivedere il ragazzo non avrebbe scalfito la corazza che si era costruita, e, appena una settimana dopo il suo esame orale, aveva preso il treno che l'avrebbe portata dalla zia.
Zia Carla, però, era in ritardo. Ornella per ingannare l'attesa mandò un messaggio a Paola. Le fece un resoconto del viaggio e le chiese cosa stesse facendo. Paola rispose tempestivamente con una foto: l'amica era al parco con il suo cagnolino e un'altra ragazza, una loro compagna di scuola. Quella scena le fece provare un'immotivata gelosia nei confronti dell'amica, ma Ornella si rese subito conto che quella che in realtà stava provando era banalissima nostalgia di casa.
Aspettava ormai da venti minuti eppure aveva mandato alla zia tutte le informazioni necessarie, e cominciava a sentire una certa fame, il pacco di patatine che aveva mangiato sul treno era ormai bello che digerito.
Ornella non sapeva cosa aspettarsi da quella vacanza. L'unica cosa certa era che sarebbe goduta il mare il più possibile, ma il resto era un incognita. Trascorrere tutto quel tempo lontano da casa, ospite di qualcuno che non vedeva da tanto non era roba da poco per lei, che non era mai neanche andata in gita scolastica, e questo le procurava un po' di ansia. Se la zia non era come la ricordava? Se la convivenza fosse andata male? Se si fosse annoiata?
L'orologio della stazione segnava ora le quattordici e trenta e Ornella stava aspettando ormai da mezz'ora. Decise, perciò, di dirigersi verso l'unico bar della stazione, aveva troppa fame, doveva mettere qualcosa sotto i denti. Proprio mentre stava varcando la soglia dell'unico bar di quella stazione, però, la ragazza sentì qualcuno che chiamava il suo nome e gran voce. Era nervosa e affamata, ma la vista della zia che correva in modo buffo verso di lei le fece dimenticare di essere arrabbiata.
"Perdonami per il ritardo, Ornella, ma ho perso la cognizione del tempo."
La zia era trafelata e si era piegata in due per riprendere fiato.
"Cazzo non ho più l'età per correre." aggiunse.
"Ciao zia." disse Ornella e protese le braccia verso la donna per abbracciarla, sorpresa dal suo stesso gesto.
La zia invece non sebrava affatto sorpresa e ricambiò l'abbraccio con naturalezza.
"Come stai, tesoro?"
Ornella si domandò quanto sua madre avesse raccontato alla cognata della sua situazione e si ritrovò a sperare che non l'avesse fatto, ma dubitava. Sua madre aveva una boccaccia, e il fatto che agisse per preoccupazione, non la giustificava sempre.
La zia però non fece alcuna domanda che riguardasse i mesi trascorsi, sembrava più interessata a sapere come la nipote aveva intenzione di passare l'estate.
"Il mare qui è bellissimo, attenta però il sole è forte. Il clima non è più quello di una volta. Poi puoi venire a trovarmi quando vuoi a lavoro, certe volte ci sono momenti che non entra nessuno in negozio e se ti va puoi anche darmi una mano, senza impegno però, non voglio che tu ti senta obbligata. Ci sono molti ragazzi qui d'estate, sono sicura che ti farai degli amici."
La zia parlava a raffica mentre guidava verso casa e questo mise di buon umore Ornella.
Ci vollero dieci minuti per arrivare alla piccola villetta della zia. Si trattava di una villetta bifamiliare e la zia le stava spiegando che lei stava al primo piano, mentre al piano terra abitava Maria, una signora piuttosto anziana e piuttosto sorda, ma molto simpatica.
"Lascia tutto all'ingresso," disse la zia appena varcata la porta di casa, "sistemerai la tua roba dopo, prima pranziamo."
"Sì, ti prego, sto morendo di fame."
La zia le sorrise e disse:
"Scusa ancora per il ritardo."
"Tranquilla."
Ornella si offrì di aiutare la zia in cucina, ma quest'ultima rifiutò.
"Non ti preoccupare, sarai ospite solo per oggi, da domani sarai ufficialmente una coinquilina, e in quanto tale dovrai collaborare."
"Ok, ma ti avverto, zia, non so cucinare molte cose."
"Laverai i piatti, allora."
Mentre era intenta a cucinare la pasta , sua zia all'improvviso disse:
"Sono stata piuttosto sorpresa di ricevere la chiamata di tua madre."
Non c'era alcun tipo di ironia sottintesa nel tono della zia. Ornella sapeva che a sua madre, orgogliosa com'era, doveva essere costata molta fatica rivolgersi alla cognata; zia Carla però, non sembrava volesse farglielo pesare.
"Sì, ha pensato che fosse una buona idea per me cambiare aria." Rispose in maniera vaga. Non aveva intenzione di intavolare una conversazione sul perché era stata praticamente mandata via di casa.
"Come sta?"
Ornella a quel punto capì che l'obiettivo di zia Carla era parlare di sua madre.
"Sta bene."
"Lavora sempre nella stessa ditta?"
"Sì. È diventata responsabile di reparto."
" Buon per lei. E frequenta sempre quel gruppo in biblioteca?"
"Sì."
"Si vede con qualcuno? Un amico...non so..."
Ornella interruppe la zia cercando però di non risultare troppo scortese.
"Perché stai facendo a me tutte queste domande? Quando ti ha chiamato di che cosa avete parlato?"
Carla smise di fare quello che stava facendo e si girò verso la nipote.
"Abbiamo parlato di te. O meglio, tua madre ha parlato, io mi sono limitata ad ascoltare. Mi ha detto che avevi attraversato un brutto e che pensava ti avrebbe fatto bene stare per un po' lontano dalla tua routine. Mi ha chiesto se potevo ospitarti per un po' e io le ho detto che non c'era nessun problema. Tutto qui."
Ornella aveva l'impressione che quello fosse riassunto striminzito di una versione ben più lunga e melodrammatica fatta dalla madre madre, ma, di nuovo, non le andava di approfondire.
"Nient'altro? Non ha chiesto niente di te e non hai chiesto niente di lei?"
Carla scosse la testa e fece un sorrisetto.
"Tua madre sa che non amo molto i convenevoli."
Lo sapeva anche Ornella, tuttavia trovava assurdo che le due donne non avessero parlato di nient'altro che la sua situazione.
Erano passati anni dall'ultima visita di zia Carla, la quale però si era sempre preoccupata di mandare alla nipote il regalo per Natale e quello per il compleanno ogni anno.
Dopo che il padre di Ornella era sparito, quando lei aveva tredici anni, zia Carla era stata una presenza costante nella quotidianità sua e della madre. Agata aveva due sorelle e un fratello ai i quali era legata, tuttavia la cognata era stata la persona alla quale si era appoggiata maggiormente nei momenti di difficoltà, almeno fino a quando una delle due l'aveva fatta grossa. Ornella non aveva mai saputo chi avesse fatto cosa, ma un certo punto, però, la zia aveva smesso di essere la benvenuta a casa e le occasioni in cui poteva vederla, gradualmente, si erano fatte più rare fino a quando la donna aveva deciso, due anni prima, di trasferirsi in Sicilia.
All'epoca, era un'adolescente troppo concentrata sui propri casini per porsi delle domande, ora che era un'adulta, però, era curiosa.
Ornella riteneva che fosse inopportuno rivangare il passato dopo appena un'ora aver messo piede a casa della zia; si ripropose, quindi, di indagare in seguito.
"Come va il negozio?" chiese invece.
"Alti e bassi. In estate le cose vanno meglio. Ci sono molti più turisti. In inverno si batte più la fiacca, ma faccio una cosa che mi piace e mi da soddisfazione, perciò non mi posso lamentare."
La zia era una libera professionista. Creava gioielli che poi vendeva in un piccolo negozio, non c'era mai un pezzo uguale all'altro e usava i materiali più disparati per le sue creazioni.
"Però sono sui social da qualche tempo. È un buon modo per farsi pubblicità e vebdere on line." spiegò.
"Wow, non mi aspettavo che fossi su Instagram!" disse Ornella con una punta di sarcasmo.
"Non sono così vecchia." esclamò la zia leggermente risentita risentita.
Ornella rise e rispose:
"No che non lo sei! Però, pensavo che non fossi il tipo."
"Infatti è così. Non metto on line tutto quello che creo, anzi sottolineo sempre che il negozio ha sempre l'esclusività di alcuni pezzi. Comunque dicevo sul serio prima, vienimi a trovare in negozio, mi farebbe piacere lo vedessi."
La zia era orgogliosa del suo lavoro, si vedeva dall'enorme sorriso che aveva mentre ne parlava, perciò, Ornella le assicurò che sarebbe andata a trovarla volentieri e, perché no, le avrebbe dato anche una mano.
Il pranzo non fu elaborato, tuttavia Ornella, forse per la fame o forse perché zia Carla c'era andata giù pesante con l'olio, trovò che la pasta con il sugo fosse buonissima.
Dopo aver mangiato la zia le mostrò la sua camera; non era grande ed era un po' spartana, ma aveva un letto a una piazza e mezza, inoltre aveva a disposizione un bagnetto tutto per sé. Non aveva la doccia, per quella avrebbe dovuto usare quello della zia, ma per Ornella abituata ad avere un bagno solo che divideva con la madre, era un lusso.
Lasciata sola in camera, la ragazza sistemò le sue cose con cura nei cassetti e nell'armadio che aveva a disposizione. Nascose poi l'enorme valigia sotto il letto e si sdraio con l'intento di riposarsi solo cinque minuti e poi fare una doccia e magari fare una passeggiata.
I minuti, però, diventarono ore e aprì gli occhi che erano, ormai, le sei del pomeriggio. La casa era silenziosa e un biglietto in cucina confermò il sospetto che Ornella aveva avuto, cioè che la zia si trovasse in negozio.
Si fece, perciò, la doccia che prima aveva saltato e dopo aver indossato un paio di pantaloncini e una t shirt cominciò a curiosare per casa.
La cosa più logica da fare era uscire ad esplorare i dintorni, ma era curiosa di conoscere qualcosa di più di sua zia. Cominciò a ficcanasare in giro per casa e notò subito che c'erano poche foto.
Era strano perché ricordava che zia Carla amava le foto, eppure in salotto ce n'erano incorniciate solo due che sembravano essere piuttosto recenti e che la ritravano in compagnia di amici.
In camera da letto, invece, la donna teneva le vecchie foto di famiglia. Ornella rimase intenerita nel vedere che lì in mezzo, sulla cassettiera in bella vista, ce n'era una di lei, bambina, in braccio alla zia.
Il rumore della porta di ingresso che si apriva per poco non le fece prendere un infarto, Ornella però, riuscì a sgattaiolare fuori dalla camera da letto e accogliere la zia all'ingresso, senza che quest'ultima sapesse da dove fosse uscita. Non stava facendo niente di male, tuttavia sarebbe stato imbarazzante essere trovata a curiosare.
"Pizza?" chiese Carla senza preavviso.
Ornella la guardò con aria interrogativa e la donna allora contestualizzò:
"Stavo pensando di uscire mangiare una pizza per cena. Ti va?"
Ornella, che era rimasta a casa a poltrire tutto il giorno, rispose con un entusiasmo spropositato:
"Certo!"
"E pizza sia. Ti porto in un posto carino. Usciamo per le otto va bene?"
Ornella annuì e la zia, sorridendo, le fece una carezza sul viso.
Sembrava contenta di avere qualcuno a casa e Ornella adesso si sentiva un po' in colpa per non averla chiamata più spesso. Era sempre stata la zia a chiamare lei e mai viceversa, e poteva andare bene quando era piccola, ma ora era un'adulta e non aveva più scuse.
Non sapeva se la zia fosse risentita per questo, sperava di no, ma ammirava come avesse accettato di ospitarla a casa sua senza battere ciglio. Era una donna speciale e Ornella non vedeva l'ora di recuperare il tempo perduto.
Zia e nipote uscirono all'orario prestabilito. La brezza marina che attutiva il caldo afoso aveva permesso loro di camminare fino al locale e quando, dopo una ventina di minuti, giunsero a destinazione la pizzeria era già piena di clienti.
Fu un giovane cameriere sulla ventina che, dopo averle fatte accomodare, prese l'ordinazione di Ornella e la zia e quest'ultima non si scompose quando sentì la nipote ordinare una birra.
"Mamma rotea sempre gli occhi quando prendo la birra." disse Ornella quando il ragazzo se ne fu andato.
"Tua mamma rotea gli occhi per molte cose." ribatté zia Carla, la quale però sembrò pentirsi subito di quel commento e, per rimediare, aggiunse:
"Ornella, tesoro, in autunno compi diciannove anni, se vuoi una birra per me non ci sono problemi."
"E se volessi ubriacarmi?" la provocò Ornella.
La zia sorrise e disse:
"Purché tu riesca a tornare a casa con le tue gambe, per me non ci sono problemi."
"Non mi sono mai ubriacata in realtà." ammise Ornella con una certa riluttanza.
"Mai? Neanche quando vai a ballare il sabato in discoteca?"
"Non ci vado spesso, e comunque no, mi sono sempre limitata a un cocktail, massimo due."
Carla la guardò scettica.
"Dimmi almeno che ti sei fatta una canna qualche volta."
Ornella alzò le mani.
"Parlo solo in presenza del mio avvocato."
La donna scoppiò a ridere, attirando l'attenzione del tavolo accanto.
"Lo prendo come un sì." disse poi e Ornella non aggiunse altro.
In realtà quella battuta era stato un tentativo da parte della ragazza di sembrare meno noiosa di quello che era. Aveva sempre pensato alla zia come uno spirito libero e non voleva essere da meno. Ornella andava alle feste, ma non si era mai concessa di esagerare, e la verità era che aveva fumato solo una volta, quando era in vacanza con Paola a casa dei suoi. Niente di selvaggio in pratica.
Luca controllava spesso che lei non bevesse troppo quando andavano a ballare, perché diceva che le ragazze che bevono solo un obiettivo facile per i depravati e che poi non si devono stupire se capita loro qualcosa di spiacevole. E Ornella a quel discorso ci aveva anche creduto all'epoca, ora però in retrospettiva si rendeva conto che quelle parole rivelavano il ragazzo per lo stronzo che era. Gli aveva persino tenuto nascosta l'unica canna che si era fatta perché aveva temuto che si sarebbe potuto arrabbiare.
Nonostante il locale fosse pieno, le pizze non tardarono ad arrivare e Ornella che dal lungo pisolino si era svegliata affamata si fiondò sul piatto come se venisse da mesi di digiuno, ignorando che la mozzarella sulla pizza aveva temperature da altoforno.
"Cazzo, brucia!" esclamò con la bocca piena mentre zia Carla, tra il divertito e il preoccupato, le versava dell'acqua nel bicchiere.
La goffa scenetta non passò, però, inosservata, come Ornella sperava, e alzando lo sguardo alle spalle della zia, vide che qualche tavolo più in là un ragazzo la stava guardando mentre rideva sotto i baffi, facendola arrossire fino alla punta delle orecchie. Possibile che doveva fare sempre queste pessime figure?
Il ragazzo era bello, sembrava alto, ma, essendo seduto, Ornella non poteva sapere quanto esattamente, e sembrava essere di qualche anno più vecchio di lei. Adesso non rideva più sotto i baffi, ma le stava sorridendo e Ornella timidamente ricambiò il sorriso, sperando di aver ripreso il suo normale colorito.
Quell'impacciata interazione non sfuggì a Carla che, discretamente, si voltò per vedere chi avesse attirato l'attenzione della nipote.
" È carino." commentò atona.
"E io ho appena fatto una pessima figura bruciandomi con la pizza."
"Dal modo in cui ti ha sorriso non sembra che gliene importi."
"L'avrà fatto per gentilezza."
"O perché ti trova carina. Tu lo trovi carino?"
Ornella trovava spiazzante la disinvoltura della zia.
"Sì, è carino."
"Potresti provare a parlarci."
"Come? È seduto a cena con i suoi amici. Vado là e che gli dico?"
"Ciao, sono Ornella ho diciannove anni e sono single, vuoi passare una notte di follie con me?"
"Zia!" esclamò a ragazza scandalizzata.
Carla scoppiò a ridere.
"Stavo scherzando, però, penso sul serio che dovresti provare a parlarci se ti piace."
"Mmm."
"Ok, non insito. Solo sarebbe un peccato."
Passarono un po' di secondi prima che Ornella dicesse stizzita:
"Comunque, non sta scritto da nessuna parte che dobbiamo andare in giro a due a due come gli animali sull'arca di Noè."
Si pentì subito di essere stata sgarbata, ma la zia non se la prese.
"Hai ragione. Mi dispiace di aver insistito." disse la donna con un sorriso.
"Scusa, non avrei dovuto usare quel tono."
Carla diede un morso alla pizza e dopo aver deglutito chiese:
"Ci pensi ancora?"
Ornella non aveva bisogno di chiedere a chi si stesse riferendo.
"Sì. E lo odio."
"Odi il fatto di pensarci ancora o odi proprio lui?"
"Entrambi."
Zia Carla, fortunatamente, si fece bastare quella risposta e cominciò a parlare di altro.
Finito di mangiare chiesero il conto e quando il cameriere arrivò al loro tavolo, leggermente in imbarazzo, si rivolse ad Ornella.
"Scusa," le disse porgendole un bigliettino, "il ragazzo a quel tavolo mi ha chiesto di darti questo."
Guardò verso lo sconosciuto di prima, che stava alzando la mano in cenno di saluto. Arrossì di nuovo sotto lo sguardo della zia, che cercava di non ridere, e fece un mezzo sorriso al ragazzo.
Ornella lasciò la pizzeria a testa bassa e quando furono fuori zia Carla la prese a braccetto e chiese:
"Ti avevo o no che ti trovava carina?"
Ornella sbuffò, ma la zia non si arrese.
"Allora che ti ha scritto?"
"Nome e numero di telefono." rispose prima di cacciarsi il bigliettino in tasca.
"Come si chiama?"
"Marco."
"E gli scriverai?"
"Non lo so."
"Non devi farlo subito. Puoi scrivergli domani, o dopodomani, o....."
"O mai."
"Che cos'hai da perdere?"
La domanda era ragionevole, ma la risposta di Ornella non lo fu:
"E se mi innamoro?" disse.
A questo punto, si aspettava che la zia ridesse di quella paura prematura, invece, la donna rimase seria, si fermò e costrinse la nipote a girarsi verso di lei.
"E questo che ti preoccupa? La paura di innamorarti di nuovo?"
Ornella annuì.
"So che sei stata ferita" continuò la zia, "ma non devi avere paura di rimetterti in gioco. E poi non è detto che devi innamorarti per forza, magari ti fai dei nuovi amici e nella peggiore delle ipotesi non avrai perso niente."
Carla prese di nuovo la nipote sotto braccio e, insieme, ricominciarono a camminare in silenzio.
Erano ormai vicino casa quando Ornella notò che la zia aveva il naso per aria; la fioca illuminazione permetteva di ammirare le stelle in cielo e la donna sembrava assorta.
"A che stai pensando?"
"A quello che hai detto, che hai paura di innamorarti, ma riflettevo che essere innamorati è una cosa bellissima."
"E tu sei innamorata?" chiese Ornella sfacciatamente.
"No."
Il sorrisino che, però, Carla aveva tentato di nascondere abbassando la testa faceva sospettare che non fosse del tutto sincera.
"Però," continuò la donna,"se potessi scegliere quando innamorarmi, vorrei che fosse di notte sotto le stelle. Credo che si ti innamori sotto le stelle deve per forza funzionare."
La ragazza avrebbe voluto ribattere che aveva capito di essere innamorata di Luca davanti a un panorama mozzafiato, altrettanto bello come il cielo di quella sera, eppure non era andata poi così bene. Decise però di non contagiare la zia con il proprio cinismo e si limitò a sorridere.
Arrivate a casa, Ornella si sistemò per la notte e si mise a letto, non riusciva, però, a prendere sonno a causa del lungo pisolino che aveva fatto quel pomeriggio. Se ne stava, quindi,sdraiata sulla schiena a fissare il soffitto. Erano ormai le undici e mezza e, annoiata, scrisse un messaggio a Paola. L'amica però non rispose e lei che la conosceva bene sapeva che in quel caso le opzioni erano due: o Paola era uscita e perciò non guardava il cellulare o la ragazza era a casa, ma si era addormentata davanti alla tv, come era solita fare, e non badava al cellulare comunque.
Ornella lasciò il letto e andò a pescare dalla tasca degli shorts che aveva indossato quella sera il bigliettino contenente il numero di Marco. Non lo aveva ancora salvato e decise di farlo in quel momento. Non poté fare a meno di guardare la foto del profilo di Whatsapp. Doveva essere una foto recente, c'era lui al mare che guardava il tramonto. Non si illuse che si trattasse di una foto spontanea, sicuramente era frutto di numerosi tentativi di qualche amico, di farlo sembrare bello e, allo stesso tempo, riflessivo, ma il risultato era comunque azzeccato.
Ripensò a quello che aveva detto la zia e doveva ammettere che aveva ragione: doveva rimettersi in gioco e lasciare che le cose andassero come dovevano andare, perciò, sebbene corresse il rischio di sembrare un po' precipitosa, Ornella gli scrisse un messaggio.
Ciao, sono Ornella, la ragazza della pizzeria e questo è il mio numero, scrisse. Aggiunse anche una faccina e posò il cellulare sul comodino.
Con sua enorme sorpresa il ragazzo rispose qualche secondo dopo.
Sono contento di sentirti, non ci speravo.
A questo punto Ornella, non sapendo cosa dire, avrebbe lasciato cadere la conversazione ma il ragazzo insistette e le domandò: che fai?
Quella fu solo la prima di una serie di domande che il ragazzo scrisse, sembrava infatti che non volesse lasciare morire la conversazione e i due andarono avanti per un po', facendosi anche qualche battuta, fin quando Ornella disse che era stanca, ma Marco non la lasciò andare fin quando non promise di andare a mare con lui e i suoi amici il giorno dopo.
Ornella era rimasta piacevolmente sorpresa dalla propria audacia, non era una che si buttava facilmente nelle situazioni nuove, ma evidentemente, le parole della zia avevano fatto presa più di quanto si fosse resa conto all'inizio e l'ultimo pensiero prima di addormentarsi fu che quella di sua madre di farla partire era stata proprio una bella idea.
STAI LEGGENDO
Se mi innamoro sotto le stelle
RomanceOrnella è costretta dalla madre a passare le vacanze estive dalla zia Carla in Sicilia, lontano da casa. Ha recentemente subito una delusione d'amore e non ha nessuna intenzione di innamorarsi di nuovo, ma il destino ha altri piani per lei e Ornell...