Capitolo Diciassette

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L'urgenza che aveva mosso Ornella sul divano, sembrava essersi esaurita una volta che le ragazze furono giunte in camera da letto.
Valeria, però, non si era aspettata altrimenti. Comprendeva, infatti, che per la ragazza stava vivendo una situazione inedita e, così come aveva promesso, avrebbe rispettato i suoi tempi.
Illuminate solo dalla luce della lampada posta sul comodino, le ragazze si trovavano, adesso, nella stessa posizione che avevano tenuto in salotto: Ornella, decisamente più timida di quanto lo era stata sul divano, era a  cavalcioni su Valeria, che, seduta sul bordo del letto, aveva preso a baciarle teneramente il collo e ad accarezzarle la schiena, affinché la ragazza si abituasse all'idea di quello che stava per succedere.
Solo quando Ornella le prese il volto  tra le mani e cominciò a baciarla in maniera famelica, Valeria si permise di osare di più. Mise le mani sopra il suo seno, coperto ancora dalla camicetta, e non ricevendo alcuna obiezione, cominciò ad aprirne i bottoni.
Dopo averle fatto scivolare l'indumento di dosso,  Valeria afferrò Ornella per il sedere e la fece sdraiare sul letto.
Le lasciò un paio di carezze sulla pancia per poi  mirare all'apertura dei suoi pantaloncini ma prima di andare avanti a spogliarla, cercò con lo sguardo il consenso.
Valeria, mentre osservava Ornella in intimo sul suo letto, dovette fare appello a tutte le sue forze per mantenere fede al proposito di andarci piano.
Più velocemente di come aveva spogliato la ragazza, si liberò dei propri vestiti e rimasta anche lei solo con slip e reggiseno si sdraiò su di lei.
Valeria sentiva le mani di Ornella, muoversi sul suo corpo, incerte ma  desiderose e più di una volta si era avvicinata all'apertura del suo reggiseno come se fosse indecisa se sganciarlo o meno.
Perciò, le rese le cose più facili, e pensò da sola a liberarsene.
Ornella esclamò un wow! sospirato alla vista del seno nudo di Valeria e, impaziente, lo prese  tra le mani appena la ragazza fu di nuovo su di lei.
Valeria, partendo dalla bocca di Ornella, cominciò a lasciarle sul corpo  una scia di baci e arrivata all'altezza del petto, mise le mani sull'elastico della biancheria  e la tirò verso l'alto, stavolta senza chiedere il permesso. Ancora una volta, nessuna obiezione , la ragazza aveva alzato le braccia e sollevato il busto per permetterle di spogliarla.
Tolta la bralette, riprese il suo percorso di baci, prestando particolare attenzione ai capezzoli ormai turgidi, che prese a stuzzicare alternativamente con la punta della lingua. Proseguì verso il basso e
arrivata all'altezza del pube, ancora coperto dalle mutandine rosa di pizzo coordinate alla bralette che ora giaceva sul pavimento, posò dei piccoli baci sul suo monte di venere prima di rivolgersi ad Ornella e, stavolta, ricercarne l'autorizzazione a voce.
"Posso andare avanti?"
Ornella arrossì, si morse il labbro inferiore e fece segno di si con la testa.
Valeria sfilò via gli slip, poi delicatamente mise le mani sull'interno coscia della ragazza per tenerle aperte le gambe e, finalmente, affondò la faccia in mezzo ad esse.
Ornella, mentre Valeria muoveva la lingua su di lei, con una mano torturava le lenzuola, l'altra, invece, aveva ricercato la mano dell'altra, incrociandone le dita.
A giudicare da come le stringeva la mano, Valeria sentiva che quello che stava facendo stava piacendo ad Ornella, ma la ragazza, forse per timidezza, non stava emettendo alcun suono. Alzò leggermente lo sguardo e la  vide con gli occhi chiusi, la testa girata da un lato, mentre con i denti stringeva il labbro inferiore.
"Ornella, tesoro," disse per incoraggiarla "non aver paura di lasciarti andare. Anche perché se non dici niente, come faccio a sapere che sto facendo un buon lavoro?"
Ornella aprì finalmente gli occhi e ansimante rispose:
"Stai facendo decisamente un buon lavoro."
A Valeria venne da ridere, ma si trattenne e, dopo aver sfiorato con le labbra l'interno coscia di Ornella, riprese posto sulla sua intimità.
Ornella si lasciò andare e finalmente cominciò a gemere e quando raggiunse l'apice, mise la mano che fino a quel momento aveva stretto le lenzuola sulla testa di Valeria e gridò il suo nome.
Valeria non le diede molto tempo per riprendersi e, liberatasi delle sue mutandine, prese posto in mezzo alle gambe Ornella, in modo da ricercare anche il proprio piacere.
Ancora una volta, le mani di Ornella si muovevano timide sul corpo di Valeria che avrebbe preferito stimoli maggiori, ma non chiese nulla e lasciò che la ragazza facesse quello che sentiva di fare.
Valeria raggiunse l'orgasmo dopo non molto, ma Ornella sembrava fosse ancora lontana, perciò si chinò su di lei e mentre continuava assecondava le ultime scosse del suo piacere, insinuò la mano destra in mezzo alle gambe della ragazza e, dimenticando ogni forma di delicatezza, la penetrò con le dita.
Ornella si aggrappò a di Valeria e nascose il volto nel suo collo.
Sembrava che quel contatto le fosse più gradita, si stava, però, ancora  trattenendo dal godere liberamente.
Valeria la sentiva ansimare sulla sua pelle e di nuovo avrebbe voluto sentire Ornella gemere per i suoi tocchi. Questa volta non la incoraggiò a parole, ma cercò di recapitare il messaggio in un'altra maniera. Cominciò, infatti, ad aumentare il ritmo della sua mano e non ci vollero molte spinte affinché la ragazza raggiungesse il culmine, ma a differenza della prima volta non gridò il suo nome , e, preda del affondò i denti sulla sua pelle, alla base del collo.
Valeria, più per la sorpresa che per il dolore, esclamò:
"Ahi!"
Si sollevò di scatto e Ornella, resasi conto di quello che aveva fatto, chiuse le gambe e si coprì il volto con le mani.
"Scusa." mormorò da dietro le mani.
Valeria poteva vedere dalla punta delle sue orecchie, la ragazza era diventata rossa. Pensò che nuda e imbarazzata fosse ancora più sexy.
Valeria si sdraiò accanto a le poggiò la mano sul ventre per rassicurarla.
"Tesoro, non è successo niente sposta le mani."
Sempre con il volto coperto, Ornella fece no con la testa e Valeria dovette sforzarsi per non mettersi a ridere.
"Prova a spostarne almeno una." insistette.
Ornella ubbidì, abbassò la mano sinistra, ma posizionò la mano destra in orizzontale su entrambi gli  occhi.
"Non era questo che intendevo."
Stavolta Valeria non poté fare a meno di ridere.
"Non ridere, ti prego." supplicò Ornella.
"Ornella, piccola, per favore guardami."
Lentamente Ornella abbassò la mano e si girò verso Valeria che era tornata seria e la guardava dolcemente.
"Non devi essere imbarazzata," disse accarezzandole i capelli "ad essere sinceri, è stato piuttosto eccitante."
"Non avevo mai morso nessuno."
"Forse perché nessuno ti ha fatto godere come ho fatto io." disse con una punta di orgoglio.
Ornella sorrise finalmente e le due presero a coccolarsi, scambiandosi delle tenere carezze, fino a quando non si addormentarono abbracciate.
La mattina dopo Valeria si svegliò a causa del sole che aveva invaso tutta la stanza; guardò l'orario sul cellulare e capì che non poteva essere altrimenti, erano infatti già le undici e mezza.
Ci volle qualche secondo di troppo perché realizzasse di essere sola nel letto. Ornella non c'era.
Guardò di nuovo il cellulare e rimase delusa nello scoprire che non c'era neanche nessun messaggio da parte della ragazza.
L'insolita assenza di Ornella fece tornare Valeria con la mente a qualche anno prima.
Lei non era, infatti, l'unica ragazza con cui era andata a letto, ad avere avuto nel suo passato un ragazzo. Prima di lei c'era stata Lucia.
Quando aveva incontrato Lucia a scuola, Valeria aveva preso coscienza già da un pezzo della sua omosessualità.
Lucia, invece, aveva un fidanzato che però aveva lasciato appena  un mese dopo aver incontrato Valeria. La ragazza sospettava di avere avuto a che fare con quella rottura, ma Lucia  non glielo aveva mai confermato. Aveva detto che quella relazione non funzionava ormai da tempo, tuttavia non serviva essere degli abili osservatori per intuire che l'allontanamento di quei due  fosse inversamente proporzionale all'avvicinamento delle ragazze.
Valeria e Lucia erano più che amiche, ma nessuna delle due osava dirlo ad alta voce. La prima per non spaventare la seconda, quest'ultima per non spaventare se stessa.
Una sera, però, Lucia, approfittando del fatto che erano sole a casa di Valeria, l'aveva baciata.
Aveva ammesso di provare qualcosa e le due avevano iniziato una relazione.
Per i quattro mesi successivi, non erano mai finite a letto. Ci erano andate molto vicine, ma Lucia si era sempre fermata prima.
Valeria era stata paziente. Inoltre, lei stessa non aveva avuto molta esperienza in materia e fu proprio Lucia un giorno a prendere l'iniziativa e decidere di fare il passo successivo.
Accadde un pomeriggio che erano rimaste sole, proprio come quando si erano date il loro primo bacio. Fare l'amore con lei era stato goffo, impacciato, romantico, divertente e sexy nello stesso momento. Un po' come era stat con Ornella la notte precedente, e Valeria completamente persa nel momento, all'epoca,  aveva detto a Lucia che l'amava, senza però pretendere che la ragazza, che non si sentiva ancora pronta, ricambiasse.
La mattina successiva, Valeria era andata a scuola un po' prima con l'intento di passare un po' di tempo con Lucia prima di entrare in classe, cosa insolita per lei che arrivava sempre tardi.  Rimpianse di non averlo fatto anche quel giorno, perché, appena aveva messo piede nel cortile, aveva visto Lucia appoggiata al suo ex fidanzato, il quale la stava abbracciando da dietro e allo stesso tempo le dava dei baci ogni sul collo.
Valeria si era sentita morire, ma era riuscita comunque ad arrivare in classe senza avere una crisi di nervi.
Aveva chiesto alla ragazza con un messaggio di incontrarla a ricreazione, Lucia aveva acconsentito, ma l'aveva fatto in modo distaccato e quando le due si erano incontrate nel bagno, mentre Valeria la guardava attonita, la ragazza aveva spiegato che quando era tornata a casa, il pomeriggio prima, il suo ex ragazzo l'aveva contattata e aveva così capito di provare ancora qualcosa per lui.
Valeria a questo punto le aveva chiesto che cosa avevano significato per lei quei mesi assieme e soprattutto il pomeriggio precedente quando avevano fatto l'amore.
Lucia aveva risposto che non era amore quello, era un esperimento, era stato bello finché era durato, ma adesso era il momento di pensare a una relazione seria.
"Fallo anche tu."  aveva detto "Trovati qualcuno con cui stare seriamente."
E non c'era bisogno di chiarire che la ragazza intendesse un uomo.
Valeria, a pezzi, non era riuscita a tornare in classe.
L'aveva trovata una sua compagna di classe , che le aveva retto il gioco e aveva detto al professore che stava male di stomaco.
La scuola aveva, perciò, chiamato Andrea e una volta a casa Valeria si era rifugiata tra le braccia della sorella, mentre piangeva inconsolabile.
Adesso, che si era svegliata in un letto vuoto, temeva che Ornella come Lucia  si rendesse conto che Lesbolandia fosse un parco divertimenti da visitare solo una volta   e trascorse il resto della mattina tra i dubbi.  Oscillava avanti e indietro come un pendolo tra due spiegazioni opposte: la prima era che Ornella per premura fosse andata via senza svegliarla, la seconda, quella che era scappata via a gambe levate.
E quando nel pomeriggio la ragazza non si era fatta ancora sentire, decisamente, Valeria ormai propendeva per la seconda opzione.
Raggiunse Letizia in spiaggia e la trovò seduta seduta da sola al tavolino di un chioschetto.
"E gli altri?" domandò per cortesia e non per interesse.
Letizia rispose distrattamente senza guardarla.
"Sono in acqua."
La ragazza sembrava concentrata su altro, ma quando Valeria prese posto di fronte a lei e le rivolse finalmente lo sguardo,  ridendo esclamò:
"Qualcuno se l'è spassata ieri sera!"
Valeria si ricordò improvvisamente che aveva i denti di Ornella stampati sul collo. Un ortodontista avrebbe potuto fare un calco.
"Non l'avrei detto in questi termini, ma sì."
"A giudicare dal segno che hai sul collo, Ornella è una ragazza fortunata. Quasi quasi mi pento di averti rifiutato l'altro giorno in discoteca."
Valeria abbassò lo sguardo imbarazzata.
"Scema"
"Allora? Come è andata?"
Se Valeria doveva basarsi sulla serata, la risposa era bene. Ornella però era sparita....
A Letizia non sfuggì la sua esitazione.
"Qualcosa non va?"
"Non saprei....la serata ieri è andata bene, abbiamo cenato a casa mia e siamo finite a letto assieme.  È persino rimasta a dormire,  solo che stamattina è andata via mentre io dormivo e non l'ho più sentita."
"Mmm.." commentò Letizia, poi aggiunse pensierosa:
"E il morso? Com'è che andata?"
"È andata che era un po' impacciata e non riusciva a sciogliersi e quando stava....beh hai capito, invece di gridare mi ha morso. Era imbarazzata, ma l'ho tranquillizzata e ci siamo addormentate insieme. Ora  però è sparita, e penso che si sia pentita."
"O è ancora imbarazzata."
"L'imbarazzo non è un buon motivo per sparire."
"In teoria, ma in pratica no. Magari si vergogna ancora e non sa come affrontarti."
"Forse hai ragione...."
O forse, come ha fatto Lucia, ha chiamato il suo ex ed è tornata con lui. Valeria tenne questo pensiero per sé, anche perché Letizia sembrava distratta e finalmente capì cosa l'amica stava guardando fin dall'inizio. O meglio chi stava guardando.
Dietro il bancone del chiosco c'era una ragazza, vent'anni o poco più, minuta ma abbastanza formosa, aveva i capelli castani ricci, che adesso portava in uno chignon alto tenuto assieme da un bastoncino, che sembrava però essere in un equilibrio alquanto precario, visto la quantità di capelli della ragazza.
"È per lei che sei seduta qua mentre gli altri fanno il bagno?" chiese Valeria.
Letizia non ci provò nemmeno a fingere che non era distratta dalla ragazza.
"Anche."
"Sai come si chiama?"
"Ho sentito un ragazzo prima chiamarla Chicca."
"Federica?"
"Probabile, ma più che il nome mi interesserebbe sapere in che squadra gioca."
Valeria e Letizia all'unisono si girarono verso la ragazza che stava porgendo delle bottiglie a un gruppetto di ragazzi. Cercavano di  scorgere un qualche atteggiamento rivelatore della sua sessualità, ma non si poteva capire molto da quel contesto. La ragazza, infatti, stava sorridendo a un ragazzo alto e moro a cui aveva appena dato una bottiglia di birra,però, si non poteva certo dire se stesse flirtando o semplicemente faceva il suo lavoro.
La stavano ormai entrambe fissando da un minuto buono, quando la ragazza si girò di scatto verso di loro.
"Oh cazzo! Dici che ha notato che la stavamo fissando?" disse Letizia, nervosa, distogliendo goffamente lo sguardo.
"Non lo so, sta venendo verso di noi, una buona occasione per capire se le piacciono le ragazze."
"Non se ne parla."
"Se non lo fai tu, lo faccio io." disse Valeria a denti stretti, perché Chicca,  trotterellando, era ormai arrivata al tavolo.
"Ragazze tutto bene? Ho visto che guardavate verso il bancone, mi chiedevo se avete bisogno di qualcosa." disse la ragazza allegra.
Letizia sembrava paralizzata, e Valeria dovette mordersi l'interno della guancia per non ridere. Non si sarebbe mai aspettata che Letizia fosse così timida.
Valeria disse la prima cosa che le venne in mente.
"Ehm, in effetti mi domandavo che ghiaccioli avete."
"Limone, arancia, menta e amarena. Quali preferite?"
Chicca aveva usato il plurale e guardava Letizia con la coda dell'occhio, nonostante questa mostrasse noncuranza.
Poteva essere un buon segno.
"Sono indecisa tra limone e amarena. Tu, Letizia?"
Così almeno, pensò Valeria, anche Chicca conosceva il nome di Letizia.
"Io sono a posto così, grazie."
Niente. L'amica non collaborava ma Chicca da parte sua non sembrava ansiosa di allontanarsi.
"Sicura?" chiese infatti con una punta di delusione.
Letizia si limitò ad annuire con un sorriso piuttosto forzato.
"Tu hai deciso tra amarena e limone?"
La ragazza si era rivolta di nuovo a Valeria che, così come aveva detto, decise di cogliere l'occasione per approfondire.
Chicca poteva anche aver guardato Letizia con interesse, ma se le piacevano le ragazze, non avrebbe disegnato neanche le attenzioni di un'altra.
"Tu quale preferisci tra i due?" chiese.
"Nessuno dei due. In realtà prendo sempre quello alla menta."
"Così, non mi aiuti però. Contavo molto sul tuo parere."
Chicca ridacchiò e disse:
"Non mi piace né il limone né l'amarena, mi dispiace."
"Non l'ho mai mangiato quello alla menta, in realtà." mentì Valera "Credo però che mi fiderò di te. Hai la faccia di una di cui ci si può fidare."
"Per i gusti dei ghiaccioli o in generale?"
Valeria si staccò dallo schienale della sedia e appoggiate le braccia sul tavolino si sporse verso la ragazza. La scrutò per un attimo dalla testa ai piedi e disse:
"Direi in generale, hai l'aria di una brava ragazza."
"E se ti dicessi che ho solo l'aria della brava ragazza!"
L'intuizione di Valeria si stava rivelando giusta. Sorrise compiaciuta e rispose:
"Meglio ancora. Le brave ragazze sono noiose, con quelle cattive ci si diverte."
Mentre Chicca abbassava lo sguardo ridacchiando, Valeria con la coda dell'occhio vide Letizia cambiare espressione e per un attimo pensò di aver esagerato. Realizzò un secondo troppo tardi che Letizia aveva spalancato gli occhi e guardava qualcuno dietro le sue spalle.
Valeria si girò e a pochi passi da lei, a portata di orecchio, c'era Ornella la cui faccia delusa rivelava che aveva sentito la conversazione. L'ultima cosa che Valeria voleva era che la ragazza pensasse che ci stava provando con un'altra ragazza.
"Ornella..."cominciò, ma non poté proseguire perché Ornella le aveva voltato le spalle e stava quasi correndo via.
Valeria si irritò un po' per quella reazione. Non era lei ad essere sparita e non aveva il diritto di arrabbiarsi per una cosa del genere. Per un attimo considerò di lasciarla andare via.
Solo per un attimo, però. Il dolce  ricordo della notte precedente prevalse e insieme ad esso la arrivò la sensazione che quello che era successo tra di loro era troppo intenso per essere ignorato e così, senza più esitare, Valeria le corse dietro.

Se mi innamoro sotto le stelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora