Capitolo Ventitré

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Ornella aveva compreso a pieno l'espressione camminare a un metro da terra  solamente dopo  aver incontrato Valeria. Ricordava perfettamente la morsa allo stomaco quando lei e Luca si erano scambiati il loro primo bacio o l'adrenalina che non l'aveva fatta dormire la sera che, per la prima volta, le aveva detto " ti amo". L'euforia, però, di quegli ultimi giorni, Ornella non l'aveva mai sperimentata. Era seria quandola sera prima aveva pregato Valeria di lasciarla scendere dall'auto perché altrimenti da sola non ci sarebbe riuscita e quando si era coricata nel proprio letto da sola, si era pentita di aver promesso alla zia il proprio aiuto per la mattina successiva. Non si trattava solo di attrazione fisica, quella sera si sarebbe accontentata di addormentarsi addosso a Valeria con tutti i vestiti, come avevano fatto qualche giorno prima, sul divano mentre guardavano un film. Contrariamente alle proprie aspettative, Ornella, era riuscita a prendere sonno. Le emozioni scaturite dall'aver confessato a Valeria che era innamorata di lei e, soprattutto dall'aver scoperto di essere ricambiata, l'avevano trascinata in un sonno sereno e quando si svegliò la mattina successiva lo fece  col sorriso sulle labbra, nonostante il rumore  assordante dalla sveglia.
Il sorriso della ragazza si trasformò in perplessità quando udì la voce di sua madre provenire dalla cucina e mutò in preoccupazione, appena ne vide l'espressione arrabbiata.
"Mamma che ci fai qui?" disse sperando che quella frase non tradisse il fastidio che provava per la sua  presenza.  Aveva infatti uno strano presentimento, alimentato dall'espressione poco rassicurante di zia Carla, che  era in piedi e a braccia conserte.
"Dammi il cellulare, Ornella." ordinò  seduta a uno dei due capi del tavolo.
"Cosa?"
"Ornella,  non discutere!"
Aveva visto sua madre arrabbiata un centinaio di volte, ma quella che stava vedendo era una reazione del tutto inedita. Il tono perentorio trasmetteva una fermezza dispotica a cui  non era abituata. Non c'era solo rabbia negli occhi della madre, ma  qualcos'altro che non riusciva a interpretare.
Ornella ubbidì, incoraggiata dalla zia che con un impercettibile movimento del capo le aveva lasciato intendere che sarebbe stato il caso di fare quello che le era stato chiesto.
Porse il cellulare alla madre, la quale non lo prese subito, ma disse:
"Sbloccalo!"
"No, Agata." intervenne la zia "Questo no."
Ornella non credeva di avere nulla da nascondere, tuttavia  fu contenta che la zia aveva preso le sue difese, anche se non sapeva ancora da cosa si doveva difendere.
Agata rivolse alla cognata uno sguardo torvo, ma si rassegnò a mettere il cellulare della figlia nella borsa senza ispezionarlo.
"Adesso ti vesti e prendi  le tue cose."
"Di che diamine parli...?"
"Ornella, fai le valigie immediatamente. Ce ne andiamo."
"Perché?! Io non voglio andare via!" protestò Ornella alzando la voce, cosa che palesemente infastidì la madre.
"Non sei nella posizione di avanzare richieste!"
"Mi spieghi che succede? Sono confusa, mamma."
"Pure io ero confusa quando ho visto questa."
Agata lanciò il proprio cellulare, facendo fare all'oggetto un piccolo salto sulla superficie del tavolo e Ornella guardando il display cominciava a capire perché la madre era così furiosa.
C'era una foto di due giorni prima;  era un selfie di Ilenia e Chiara sulla spiaggia, immediatamente dietro di loro c'era Giampiero che faceva una linguaccia e Letizia che faceva una smorfia. Quello che però doveva aver turbato sua madre era che, a pochi metri dai ragazzi, sullo sfondo, c'erano lei e Valeria, che non si erano accorte che qualcuno stava scattando una foto. Non si stavano baciando, ma i loro volti erano vicini e  Valeria aveva le mani sui suoi fianchi, mentre lei, con il bacino premuto contro quello della ragazza, la stava guardando con le mani affondare nel suo caschetto. Era una posizione inequivocabile, Ornella se ne rendeva conto. Non aveva mai abbracciato Paola così, eppure era la sua migliore amica da anni.
Negare non aveva senso, perciò disse, sperando di risultare convincente:
"Non vedo dove sta il problema."
"Il problema è, Ornella, che eri in atteggiamenti intimi con quella ragazza nel bel mezzo della spiaggia!"
Ornella capì finalmente quello che aveva letto negli occhi della madre poco prima e che non aveva saputo interpretare. Era disprezzo.
Improvvisamente, si sentì come se fosse alta solo pochi centimetri.
"Immagina," continuò Agata" come mi sono potuta sentire quando mi sono imbattuta in questa foto."
La ragazza  si domandava piuttosto come sua madre ci si fosse imbattuta. Non dovette aspettare per scoprirlo perché sua madre continuò aggressiva:
"Ho incontrato Paola e mi ha detto che le eri sembrata felice. Mi sono detta che forse avevi incontrato qualcuno e allora ho cominciato a indagare, visto che le tue risposte sono state sempre poche ed evasive da quando sei qui. Tutto potevo immaginare tranne di trovare quella foto. Ovviamente ce ne sono altre, ma questa mi ha fatto aprire gli occhi, Ornella."
Era chiaro che una delle ragazze  doveva aver messo quella foto su qualche social. Doveva trattarsi di Facebook perché era l'unico che la madre usava e Ornella sospettava che la responsabilità fosse di Ilenia, che aveva l'abitudine di fotografare e postare qualsiasi cosa e su Internet e taggare chiunque, come aveva probabilmente fatto con lei e Valeria in quella foto.
"Quindi adesso vieni via con me, perché è chiaro che stare qui ti ha messo in testa strane idee."
"Nessuna strana idea mamma. Sto bene con Valeria e  se non lo capisci è un problema tuo."
A Ornella era tremata la voce.
"Sei tu che non capisci, Ornella. Non sei così, sei ancora sconvolta per Luca e hai pensato di provare qualcosa di nuovo. Ma è sbagliato, quindi torni a casa con me così potrai rinsavire e lasciarti questa storia alle spalle."
Ornella avrebbe voluto dire alla madre che a Luca non ci pensava già da prima di partire, ma non ne fu in grado. Le parole che la madre aveva usato l'avevano spiazzata. Rinsavire, aveva detto. Si può rinsavire da qualcosa che ti fa bene come sentirsi innamorati?
"Ma mamma..."
"Vai a fare quelle cazzo di valigie!"
Stavolta la madre aveva urlato, mentre scattava in piedi, e Ornella si pietrificò. Gli occhi le si riempirono di lacrime.
"Vieni, tesoro, ti aiuto io."
Zia Carla si era avvicinata a lei e le aveva messo una mano sul braccio.
"Può farlo da sola!"
"Agata, lei è tua figlia, ma questa è casa mia. Perciò, le darò una mano e se non ti sta bene, puoi aspettare fuori dalla porta."
Agata alzò le braccia in segno di resa e zia e nipote andarono nella stanza che  la ragazza aveva occupato fino a quel momento.
Rimasta sola con la zia, Ornella cominciò a piangere, mentre tirava da sotto il letto l'enorme valigia con la quale era arrivata.
"Fermati un attimo, Ornella." disse la zia parlando a bassa voce.
La donna la fece sedere sul letto affianco a lei.
"Tesoro, che cosa vuoi fare?"
Ornella fece spallucce, non capiva che cosa la zia volesse dire.
"Ho scelta?"
"Non proprio, ma se per caso vuoi rimanere io ti copro le spalle, sappilo."
"Mia mamma farebbe un casino se non andassi via con lei, d'altro canto se parto adesso..."
Ornella non riuscì a finire la frase perché le venne di nuovo da piangere. Se partiva, avrebbe detto addio a Valeria, prima di decidere cosa ne sarebbe stato di loro in futuro.
"Ehi, tesoro non piangere" disse zia Carla prendendole le mani "ci sono io. Per me va bene se rimani, ma provare a ragionare con tua madre adesso è impossibile. Io ti consiglierei di accontentarla per il momento, al resto ci penso io. Parlerò con Valeria e farò in modo che tu la possa ricontattare."
"Come? Mamma ha sequestrato il mio cellulare!"
"Ricordi il suo numero?
Ornella scosse la testa.
"Sai dove la posso trovare?" insistette Carla
"Le ho detto che ti avrei aiutato questa mattina, perciò verrà più tardi in negozio."
"Ok, allora l'aspetterò e le spiegherò quello che succede. Con calma, poi, mi inventerò un modo per risolvere la situazione. Ora raccogliamo le tue cose, prima che tua madre si metta in testa di trascinarti via con la forza."
Carla però aveva sottovalutato le capacità creative della cognata, che sembrava intenzionata a isolare la figlia dal resto del mondo. Infatti, dopo essersi vestita mentre la zia portava le sue  cose  all'ingresso, Ornella tornò in cucina dalla madre che, appena la vide, smise di camminare avanti e indietro e disse:
"Cancellerai tutti gli account social che hai.."
"Mamma...!"
"...e quando torniamo casa compreremo un altro numero."
"Sei seria?" la interruppe la zia che nel frattempo era tornata in cucina.
"Sì, Carla, sono seria. Non posso rischiare che contatti ancora quella ragazza."
"Se le compri un altro numero come pretendi che non si colleghi ad Internet e la rintracci? Pensi di sorvegliarla ventiquattro ore su ventiquattro?"
A questo punto Agata diede una risposta che lasciò a bocca aperta zia e nipote.
"Le procurerò un vecchio telefono, in modo tale che possa solo chiamare e mandare SMS, quando sei fuori casa, che per quello che mi riguarda è tutto ciò che ti serve fare. Internet, lo userai a casa solo in mia presenza."
Zia Carla cominciò a scuotere la testa.
"Perché non la rinchiudi direttamente?" disse sarcastica.
"Se è del caso lo farò."
"Tu sei fuori di testa, Agata."
La donna ignorò le parole della cognata e continuò a rivolgersi ad Ornella:
"Andiamo, l'aereo parte tra due ore e non voglio che rimani qui un minuto di più. È per il tuo bene."
Ornella fu costretta ad ammettere che sua madre sembrava dannatamente seria e fu sopraffatta da un sentimento misto tra panico e rabbia; fortunatamente, però, il sorriso della zia le ricordò che c'era lei dalla sua parte. Seguì, perciò, sua madre senza fiatare.
Prima di andare via abbracciò la zia, con disappunto di sua madre, e la donna le sussurrò all'orecchio di non preoccuparsi, che avrebbe trovato il modo di aiutarla.
Sulla strada verso l'aeroporto, che le madre e figlia percorsero in taxi, Ornella si pentì di non aver approfittato del momento in cui era rimasta sola in stanza per scrivere un biglietto da far consegnare a Valeria, ad ogni modo, non avrebbe saputo come spiegarle la situazione in breve e dirle come si sentiva. Un modo in realtà, un modo c'era; la sera prima, si era lasciata sfuggire che era innamorata ma poi, Ornella, non aveva avuto il coraggio di alzare la posta e pronunciare le due paroline, tanto banali, quanto potenti, da cui non si poteva tornare indietro. Parole del genere,però, non potevano essere relegata a un freddo pezzo di carta, dovevano essere pronunciate ad alta voce mentre ci si guardava negli occhi e, purtroppo, adesso, Ornella non sapeva quando e, soprattutto se, avrebbe avuto l'opportunità di farlo.

Se mi innamoro sotto le stelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora