Epilogo

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"Mi dici dove stiamo andando?"
Era la terza volta che Ornella faceva quella domanda, ma la risposta di Valeria era sempre stata negativa, e lo fu anche stavolta.
"No, lo saprai quando ci arriveremo."
Ornella emise un piccolo sbuffo di disappunto; dopo tutto quel tempo, Valeria doveva sapere che odiava non sapere cosa stava per succedere.
Le ragazze stavano insieme ormai da due anni durante i quali avevano fatto avanti indietro da casa ogni fine settimana per vedersi.
Ornella, infatti, dopo averci pensato a lungo, alla fine aveva deciso deciso di non seguire Valeria a Milano. Si era iscritta alla facoltà di lettere a Torino, in modo tale da stare vicino a suo padre il quale, nel frattempo, si era stabilito nella casa della sua infanzia, ormai vuota e che la sorella non aveva mai venduto, chiudendo così per sempre il capitolo del Costa Rica. La ragazza, quindi, non se l'era sentita di mettere troppi chilometri tra lei e il genitore appena ritrovato, soprattutto dal momento che con la madre le cose non andavano per il meglio. Agata aveva provato a riallacciare il rapporto. C'erano state delle telefonate e qualche messaggio ai quali, però, Ornella non aveva mai risposto.  La ragazza avrebbe voluto perdonarla, ma non era riuscita a lasciarsi dietro le spalle quello che era successo e ogni volta che leggeva il suo nome sul display del cellulare, provava un opprimente rancore. Solo ultimamente, da qualche mese per la precisione, grazie alla mediazione di suo padre, Ornella aveva accettato di vedere la madre in qualche occasione speciale.
Perciò, quando all'epoca si era trattato di scegliere dove studiare aveva preferito rimanere vicino al padre che poteva vedere quando voleva.
Il rovescio della medaglia, però, era  che lei e Valeria si incontravano solo nei weekend, quando a settimane alterne, prendevano il treno per andare l'una dall'altra.
Non era l'ideale e spesso Ornella aveva sentito la mancanza della sua ragazza, ma fino ad adesso le due se l'erano cavata piuttosto bene ed erano riuscite a superare i pochi momenti di crisi, come quella volta a pochi mesi dall'inizio della loro relazione l'ex di Valeria, Lucia, era tornata alla carica.
Ed era proprio per passare del tempo assieme che si erano concesse adesso una vacanza. Era il tre settembre e, da qualche giorno, le ragazze si trovavano in Sicilia a casa di Carla.
Avevano deciso di passare qualche giorno  nel luogo dove si erano conosciute e dove, però, non avevano più avuto modo di tornare insieme. Ornella, durante quei due anni, aveva fatto visita alla zia un paio di volte, purtroppo mai con la sua ragazza.
"Oddio, sei la persona peggiore a cui organizzare le sorprese, Ornella!" esclamò Valeria.
Non aveva idea di quanto tempo fosse passato da quando era stata costretta a salire in auto, bendata, ma aveva l'impressione che fosse passata  almeno mezz'ora.
Privata della vista, non aveva idea di quello che le succedeva intorno e, per prudenza, aveva messo le mani avanti, letteralmente.
"Amore," ridacchiò Valeria "mi spieghi che fai con le mani alzate?"
"Non voglio sbattere la faccia sul cruscotto."
"Non ti fidi di come guido?"
"Sì, che mi fido, scema, solo che se qualcuno ti tagliasse la strada e tu fossi costretta a frenare di colpo io non lo saprei."
"Hai la cintura, Ornella, e poi tranquilla che nessuno ci taglierà la strada"
Quell'ultima frase poteva essere considerata un indizio e, a pensarci bene, era da un po' che non si sentiva rumore di altre auto.
Iniziava ad intuire dove stessero andando e di riflesso cominciò a sorridere.
La scelta di partire durante la prima settimana di settembre non era affatto casuale. Innanzitutto, quella settimana, si trovavano in Sicilia anche Chiara, Ilenia e Letizia. Le ragazze si erano tenute in contatto per tutto quel tempo e, per esempio, Ornella, durante un week end di primavera, era andata a trovare Ilenia, Valeria aveva invece incontrato a Milano Letizia e Chiara; ma quella sarebbe stata la prima volta che si sarebbero riviste tutte assieme.
Cosa più importante, però, quel giorno specifico era l'anniversario di Ornella e Valeria e le ragazze volevano trascorrerlo in un posto speciale. Il tre settembre, infatti, era il giorno in cui le due si erano dette ti amo per la prima volta, subito dopo che Valeria aveva liberato Ornella dalle grinfie della suora sociopatica.
Il piano originale era stato quello di cenare vicino mare, in un ristorante carino, anche piuttosto costoso, ma quel pomeriggio, intorno alle cinque, Valeria aveva chiesto ad Ornella di indossare un vestito carino e poi di mettere una benda sugli occhi, perché sarebbero andate in un posto.
Quando la ragazza aveva chiesto cosa avrebbe dovuto indossare Valeria aveva risposto "metti il vestito che ti piace di più".  Aveva però aggiunto di non indossare i tacchi e per questo motivo, unito al fatto che stavano guidando su una strada sterrata e poco trafficata, Ornella credeva adesso che la loro destinazione fosse la spiaggetta dove erano andate quando si conoscevano appena.
"Perché ridi?" chiese Valeria
"Perché credo di aver capito dove stiamo andando."
"Beh, poco male, l'importante è che tu non abbia capito il perché."
Ornella si girò di scatto verso Valeria, gesto inutile visto che era bendata.
Il motivo era chiaro, dovevano festeggiare l'anniversario, a meno che non le fosse sfuggito qualcosa.
Cinque minuti più tardi, l'auto rallentò.
Valeria spense il motore e dopo aver detto ad Ornella di stare ferma scese dall'auto per aiutarla a fare altrettanto.
"Se siamo dove credo, non sarebbe il caso di togliermi la benda dagli occhi? Potrebbe essere pericoloso scendere in spiaggia con gli occhi chiusi."
"Chi ti dice che stiamo andando in spiaggia?"
"Vale, amore, non vedo, ma sento: non si sente niente a parte il mare. Ho capito che mi hai portato in quella spiaggetta isolata dove vi portava tuo papà."
"Hai indovinato, ma non ti toglierò la benda." disse Valeria categorica.
Le ragazze cominciarono a percorrere la parete rocciosa con qualche difficoltà. Più o meno le stesse che Ornella aveva avuto la prima e unica volta che aveva percorso quella sentiero roccioso, solo che stavolta, era bendata e indossava un vestito non proprio comodo.
"Vale, avesti potuto dirmi di mettere i pantaloni." disse a Valeria, che di fronte a lei, la teneva per i fianchi, mentre le diceva dove mettere i piedi.
"Perché avrei dovuto provarmi di una tale vista? Sei stupenda con questo vestito."
Se il tono non fosse stato così suadente, Ornella avrebbe continuato a darle addosso. Il complimento però era stato gradito e adesso sorrideva come una stupida.
Arrivarono giù dopo un tempo che era stato percepito come una vita e, finalmente, Valeria le tolse la benda.
Era chiaro ad Ornella perché ci aveva tenuto a tenerla al buio.
Sulla spiaggia, di solito libera da insediamenti umani, c'era ora un piccolo gazebo bianco. Sotto di esso, disposti con cura, c'erano una grande coperta in macramè quasi dello stesso colore della sabbia e dei grandi cuscini ricoperti dallo stesso tessuto di un colore di qualche tono più scuro. Sulla coperta, era appoggiato un vassoio portavivande in legno sul quale c'era troneggiava una bottiglia di quello che Ornella supponeva essere vino con affianco due calici di vetro. Mezzo metro più in là, un cestino da picnic, di quelli classici in vimini, con il coperchio sollevato ma lei era ancora troppo lontana per vedere quello che conteneva. Disposte qua e là, in maniera apparentemente disordinata intorno alla coperta, c'erano delle candele, ancora spente, custodite dentro delle lanterne di colore nero. Nulla sembrava essere stato lasciato al caso.
Ornella si portò entrambe le mani alla bocca, era senza parole.
"Ho pensato," disse Valeria che era dietro di lei "che sarebbe stato più carino passare la serata qui, solo noi due, anziché al ristorante."
Non ebbe il tempo di aggiungere altro, perché Ornella, incapace di esprimere la gratitudine a parole, si era lanciata addosso alla ragazza per abbracciarla.
"Sei unica." le sussurrò all'orecchio.
Valeria la prese per mano e la condusse sotto il gazebo, dove entrambe si accomodarono sulla coperta.
"Aspetta un attimo," disse Ornella sospettosa "io e te siamo state tutto il giorno insieme, quando hai portato qua tutta questa roba?"
Quel pomeriggio, aveva chiesto alle ragazze di fare qualcosa assieme, e tutte nessuna esclusa avevano rifiutato con delle scuse pessime. Ci era rimasta un po' male, ma adesso capiva che il rifiuto delle amiche avesse a che fare con quella sorpresa.
Inoltre, il giorno prima, Valeria e Letizia, mentre erano tutte in spiaggia, erano sparite per più di un'ora e quando erano ritornate erano state piuttosto evasive su cosa avevano fatto e su dove erano andate assieme, ma nessuna, tra Ilenia e Chiara, sembrava averci dato peso e alla fine Ornella, che ormai si era lasciata la gelosia per Letizia alle spalle, aveva rinunciato a fare domande.
"Diciamo che ho avuto delle aiutanti. Ieri io e Letizia abbiamo montato il gazebo, e oggi pomeriggio, poco prima che arrivassimo noi, le ragazze hanno portato giù tutto il necessario, che avevo comprato due giorni fa con l'aiuto di tua zia."
"Quindi quando tu e zia Carla siete andate a fare la spesa e siete sparite per due ore, non era perché zia era passata dal negozio?"
Valeria scosse la testa sorridendo.
"No, tua zia mi ha aiutato a trovare tutto quello che vedi."
"Avrai speso una fortuna!" esclamò Ornella.
"Io ti ho comprato solo degli stupidi biglietti per quel concerto a cui dicevi di voler andare." aggiunse poi nascondendo il viso dietro le mani.
Valeria rise e le scoprì il viso.
"Guarda che non è una gara. Quest'anno mi sono laureata e sono stata molto impegnata, tu però mi sei stata vicina. Mi hai aiutata quando ero in difficoltà e sei stata paziente ogni qualvolta ero troppo concentrata sull'università per dedicarti del tempo; questo è il mio modo per ringraziarti."
Ornella si strinse nelle spalle.
"Non ho fatto niente di speciale."
"Invece sì!" insistette la ragazza  "Ed è per questo che ti meriti una serata in un posto speciale come questo. Solo io, te e il magnifico sole che sta per tramontare."
Ornella si morse il labbro inferiore nel tentativo di non lasciarsi andare alle emozioni che adesso sentiva.
Si sentiva la ragazza più fortunata del mondo, e quando sua madre due anni prima l'aveva praticamente spedita a casa della zia, non avrebbe mai creduto di trovare la sua anima gemella.
Perché Valeria era proprio questo per lei, la sua anima gemella, e non importava se qualcuno credeva fosse troppo giovane per credere di aver trovato l'amore della vita. 
Alla fine, il tentativo di Ornella, di trattenere le emozioni fallì e una lacrima solitaria le stava adesso rigando il viso. Valeria l'asciugò con il pollice della sua mano destra e dopo la tirò delicatamente a sé.
"Vieni qui." le disse, prima di farla accomodare in mezzo alle proprie gambe e farla appoggiare con la schiena a sé e strette l'una all'altra, le ragazze si godettero il tramonto che sembrava avere dei colori più vividi quel giorno.
Quando il sole ormai stava per sparire dietro l'orizzonte, Valeria accese le candele e  aprì la bottiglia di vino, mentre Ornella dava un'occhiata al cibo contenuto del cesto. Il cesto poteva essere esteticamente elegante, ma dentro, oltre le stoviglie necessarie per mangiare, conteneva alcune di schifezze che forse erano più adatte per un compleanno di una bambina di dieci anni, ma che a lei piacevano tanto.
"Uh hai portato i cracker di riso piccanti!" esclamò con entusiasmo esagerato.
"Sì, ma non li mangiare tutti, come fai di solito."
Non c'erano però solo schifezze, il cestino conteneva anche la cena vera e propria.
"Non hai cucinato tu, vero?" chiese Ornella ridendo sotto i baffi.
"Ha! Divertente."
"Dai, che ti prendo in giro. Però, sul serio, se avessi cucinato tu, me ne sarei accorta. Dove hai preso tutta questa roba?"
"Tra le mie aiutanti c'era anche una ragazza, diciamo pure avanti con l'età."
Ornella scrutò Valeria. Sicuramente la ragazza non si stava riferendo a zia Carla. Punto primo, non si sarebbe mai riferita a lei in quel modo, secondo, in quel cesto c'era della roba che la zia non aveva mai cucinato, ma la vicina che abitava sotto sì.
"Oddio, hai convolto pure la signora Maria?!" chiese  sorpresa.
"In realtà si è offerta lei di cucinare."
"Quando?"
"Il giorno che siamo arrivate. Ti ricordi che la signora ci aveva invitato per un caffè?"
Ornella annuì.
"Io sono scesa a casa sua prima, perché tu te la stavi prendendo comoda in bagno, e la signora mi ha chiesto cosa facevamo qui e perché proprio in questo periodo. Allora io le ho detto che il oggi sarebbe stato un giorno particolare e che avevo intenzione di farti una sorpresa. Le ho detto cosa avevo in mente e lei si è offerta di cucinare qualcosina per noi. Ma come puoi vedere è più di qualcosina."
"Che dolce!" esclamò Ornella ammirata.
"Ehi!" disse Valeria fingendosi gelosa "L'idea è stata mia!"
Mentre il sole piano piano lasciava spazio alle altre stelle, le ragazze consumarono la cena e quasi tutta la bottiglia di vino che Valeria aveva portato.
Ora che finalmente il sole era calato da un pezzo e il gazebo aveva perso il suo scopo, Valeria propose si spostare la coperta in modo tale che, una volta sdraiate, avrebbero avuto la completa visuale del cielo stellato.
"Ti ricordi quando non stavamo proprio assieme e mi hai portato in terrazzo a vedere le stelle?" chiese Ornella. Era sdraiata affianco a Valeria che aveva un braccio sotto la sua schiena e l'altro intorno alla sua vita.
"Sì, certo che mi ricordo. Non puoi dire che non sia migliorata nell'organizzare i pic nic."
Sorrise alla battuta e poi disse seria:
"Ti chiesi se avevi qualcosa da chiedere ma non me lo dicesti perché..."
"...i desideri detti ad alta voce non si avverano. Ricordo anche questo, Ornella."
"Se avessimo visto una stella cadente e tu avessi espresso un desiderio, sarebbe stato qualcosa che si è già avverato?"
Valeria si girò verso Ornella, che aveva la testa appoggiata alla sua spalla, e la guardò per qualche secondo con uno sguardo che non fu capace di decifrare.
"Mi ricordo che anche tu avevi qualcosa da chiedere alle stelle. Il tuo desiderio non espresso, si è avverato invece?"
Si chiese perché la ragazza avesse fatto rimbalzare la domanda, ma rispose sinceramente:
"Se avessi visto una stella cadere avrei chiesto di continuare a fare parte della tua vita. Stiamo insieme da due anni, quindi il mio si è avverato, anche senza stella."
Valeria annuì con la stessa faccia imperturbabile di prima, ma non disse nulla.
Il cuore di Ornella nel frattempo aveva preso a battere forte, Valeria stava palesemente evitando quella domanda e non ne capiva il motivo.
"Vale, ho detto qualcosa di male?"
Valeria senza rispondere, liberò Ornella dalla sua presa e si mise a sedere.
"Oddio, Vale, si tratta di tua sorella, mi sono dimenticata che quel giorno era anche l'anniversario della morte di Andrea, forse non avrei dovuto tirarlo in ballo."
Valeria mise la mano su quella di Ornella, che nel frattempo si era alzata sui gomiti e disse:
"No, non si tratta di questo, è che...."
La ragazza si interruppe e sospirò.
"Valeria....?"
"È una follia, ma al diavolo...."
Si alzò in piedi e recuperò dalla sua borsa qualcosa, mentre Ornella, che adesso si era messa seduta sulle ginocchia la osservava.
Valeria ritornò sulla coperta e si mise nella stessa posizione di fronte a lei.
"Ti prego ascoltami senza interrompere, perché se lo fai io verrò presa dall'ansia e non riuscirò a dire più niente." disse la ragazza.
Ornella fece un cenno di assenso con il capo.
"Sono giorni che sguazzo nell'indecisione" cominciò "perché non so come tu potrai prendere quello che ti sto per chiedere, però, oggi mi sono detta che avrei aspettato un segno che mi aiutasse a decidere cosa fare. E tu me lo hai appena dato. Lo avevo più o meno dimenticato, ma quella sera di due anni fa,  quello che avrei chiesto alle stelle era di poter passare il resto della mia vita con te ed è quello che in qualche modo ti voglio chiedere."
Ornella spalancò gli occhi, ma Valeria mise le mani avanti e disse:
"Non ti sto chiedendo quello che pensi, perlomeno non ancora, è presto per una domanda come quella. Però per due anni abbiamo fatto avanti e indietro con il treno per stare insieme, ma non so tu, io sono stanca, perché io voglio stare dove ci sei tu. Non c'è nessun motivo che mi tiene a Milano, ora che mi sono laureata, perciò ho deciso fare la specializzazione a Torino. Ho preso un piccolo monolocale in affitto, ho fatto domanda per la borsa di studio che coprirebbe parte delle spese, ad ogni modo ci sono già alcuni studi professionali che ho contattato e che sono disposti a prendermi con la triennale. Si tratta di lavori part time e pagati male, ma è quello che avrei fatto a Milano, quindi non cambia nulla per me,  e dato che a te manca ancora un anno e non ti puoi spostare, ho deciso di farlo io."
"Quando volevi dirmelo che ti trasferisci a Torino?" domandò Ornella che era allo stesso tempo contenta e arrabbiata.
"Te lo sto dicendo adesso perché c'è un'altra cosa che ti voglio chiedere, e se mi vuoi dire di no non cambia nulla, ma ecco."
Valeria mise di fronte al volto di Ornella un mazzo di chiavi.
"Questo è un secondo mazzo di chiavi del monolocale, qualsiasi cosa tu mi risponda è tuo comunque, affinché tu possa andare e venire quando vuoi, ma quello che ti voglio chiedere è...."
La ragazza prese fiato.
"....vuoi venire a vivere con me?"
Ornella con la mano che le tremava leggermente prese le chiavi.
"Sì!" disse secca.
"Amore, se vuoi puoi pensarci..."
"Non ho bisogno di pensarci. Sì, sì, sì, mille volte sì. Voglio vivere assieme a te."
Valeria, palesemente, non si era aspettata quell'entusiasmo perché ora non sapeva che fare. Aveva abbassato la mano con la quale aveva tenuto le chiavi e adesso si guardava intorno spaesata.
"Che fai, scema?" chiese Ornella ridendo.
"Cioè?"
"Baciami, no?
Grazie a quella richiesta, Valeria riacquisto la sua sicurezza e, dopo averle preso il volto tra le mani, la baciò.
Non ci volle molto prima che le ragazze finissero sdraiate l'una sull'altra, e coperte solo dal cielo stellato si abbandonarono ai sensi, ancora e ancora, fino a quando non furono entrambe appagate, sudate e felici.
Ornella, adesso, era stretta a Valeria aveva il volto nascosto nell'incavo del collo della ragazza, mentre questa le accarezzava delicatamente il braccio. Senza scostarsi molto dalla sua ragazza,  guardò con la coda dell'occhio  il cielo stellato sopra di loro. Era bellissimo e la riportò  con la mente a quello che la zia gli aveva detto due anni prima, durante la sua prima sera a casa sua.
La zia aveva detto che se ti innamori sotto le stelle allora deve per forza funzionare. Ornella si era resa conto di amare Valeria molto tempo prima proprio sotto il cielo stellato, e, adesso, sotto quello stesso cielo, forse più bello e luminoso, felice si disse che sì, innamorarsi sotto le stelle per lei aveva decisamente funzionato.

Se mi innamoro sotto le stelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora