Capitolo Ventuno

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Per un senso di galanteria che Ornella aveva ritenuto eccessivo, ma per il quale si era sentita lusingata, Valeria
aveva insistito per portare su la maggior parte della roba da sola. Giunte in terrazza, però, la poveretta aveva inciampato e per poco non aveva fatto cadere la pasta e tutte le stoviglie.
Ornella non era riuscita a trattenere una risata, ma subito dopo per farsi perdonare,allora, le diede un lungo bacio che per poco non mando all'aria la cena.
Dopo che Valeria ebbe acceso le candele, le ragazze  sedettero sulla coperta e cominciarono a cenare.
L'argomento principale di conversazione furono i ragazzi che a quell'ora dovevano trovarsi in spiaggia; Ilenia, infatti, aveva mandato una foto sul loro gruppo che la ritraeva insieme a un seccato Cristiano. La ragazza, secondo il parere comune, non aveva la minima speranza, anche se continuava imperterrita nei suoi tentativi di conquista. Da un certo punto di vista, era ammirevole.
A cena finita, le ragazze si sdraiarono una affianco all'altra con lo sguardo rivolto verso il cielo. Da qualche minuto, però, Valeria si era messa su un fianco, e, appoggiato il mento sulla spalla di Ornella, la stava fissando.
"Le stelle sono lassù." disse Ornella indicando il cielo.
Per quanto le attenzioni di Valeria le fossero gradite, Ornella faceva ancora fatica a sentirsi completamente a proprio agio in momenti di intimità come quelli.
"Preferisco guardare te."
"E se ti perdessi una stella cadente?" chiese.
"Poco male. Non ho niente da chiedere."
"Sicura?"
Valeria ci pensò un attimo.
"In effetti qualcosa ci sarebbe." disse mettendosi di nuovo sulla schiena.
Ornella, appena la ragazza si staccò da lei, si pentì di aver virato la sua attenzione sul cielo. Quindi fu lei stessa a ricercare di nuovo un contatto,  si girò leggermente su un fianco e si appoggiò a Valeria, senza però smettere di guardare le stelle.
"Cosa chiederesti?" domandò subito dopo.
"Non si può dire."
"Dai...!"
"I desideri detti a voce alta non si avverano."
"Mmm, ok."
"Tu invece? Hai qualcosa da chiedere?" chiese a sua volta Valeria.
Ornella una cosa ce l'aveva, in effetti; ma era impossibile da realizzare.
Quello che la ragazza desiderava era che quel momento durasse in eterno.
L'idea, infatti, che presto l'estate sarebbe finita la atterriva perché avrebbe voluto dire separarsi da Valeria.
Sotto il cielo stellato e stretta a Valeria, Ornella si stava rendendo conto che per lei non si trattava di un flirt passeggero,quello che desiderava era di continuare a fare parte  della sua vita  anche quando agosto fosse finito. Ecco, forse questo era un desiderio più fattibile, avrebbe chiesto questo alle stelle.
"Sì, anche io ho una cosa da chiedere." concluse Ornella.
Le tornarono in mente le parole della zia, il primo giorno che era arrivata. La donna aveva detto che sarebbe stato bello innamorarsi sotto le stelle, si chiese se fosse quello che stava accadendo. Impaurita da quei sentimenti, Ornella si strinse ancora  di più alla ragazza.
"Hai freddo?" chiese Valeria fraintendendo quel gesto.
Ornella alzò le spalle.
"In effetti qua l'aria è piuttosto pungente. Sistemiamoci meglio." aggiunse sollevandosi.
La ragazza impilò tutti i cuscini in modo che ci si potesse sistemare sopra rimanendo con la schiena sollevata, poi fece segno a Ornella di sedersi in mezzo alle sue gambe ed appoggiarsi a lei. Ornella ubbidì e, quando Valeria le cinse la vita con le sue braccia, provò un brivido che per poco non le fece perdere il controllo.
"Va meglio?" disse Valeria "Così siamo strette e allo stesso tempo possiamo guardare il cielo."
Ornella, sentendosi sopraffatta, fu capace solo di annuire e fortunatamente l'altra non sembrò notare il suo disagio e cambiò completamente argomento.
"Mia sorella odiava le stelle."
"Come, scusa?"
"Diceva che le rubavano la scena il giorno del suo compleanno."
Ornella sorrise, era bello sapere che Valeria riusciva a parlare di lei. Perciò la incoraggiò.
"Dimmi qualcos'altro di lei."
Valeria tacque per qualche secondo, tanto da farle credere di averla turbata.
"Aveva sempre l'abitudine di venire in camera mia quando non aveva niente da fare," comiciò, invece, tranquilla "rompeva anche se sapeva che dovevo studiare. Un pomeriggio stava aspettando la sua amica che era in ritardo, così è entrata in camera mia e si è buttata sul mio letto lamentandosi che era stufa di aspettare. Io stavo studiando storia, seduta alla scrivania e, allora, le ho chiesto stizzita: che vuoi che faccia? E lei mi ha detto: dimmi qualcosa che mi distragga. All'epoca avevo fatto coming out solo con la mia migliore amica, da tempo, però, desideravo parlarne anche con Andrea, ma non avevo ancora trovato il coraggio. Perciò, ho pensato di cogliere l'occasione. Ovviamente l'ho presa larga e le ho detto: Andrea ti devo dire una cosa. Mia sorella, allora, si è messa a sedere sul letto e seccata mi ha detto: Se mi devi dire che ti piace la passera non ti scomodare lo so già. Me l'ha detto così, come se si trattasse di un pettegolezzo qualsiasi."
"La passera? Ha detto proprio così?"disse Ornella ridendo.
"Diciamo che Andrea non era famosa per i suoi modi eleganti. Quando, però, ha visto che io al contrario suo ero sconvolta; si è avvicinata, mi ha detto che si era accorta che c'era qualcosa che mi passava per la testa e da alcuni indizi sparsi qua e là aveva capito di cosa si trattava. Era contenta che avessi finalmente deciso di parlarne con lei e mi ha rassicurato che per lei non cambiava nulla. E poi ha aggiunto che con lei potevo parlare sempre di qualsiasi cosa."
Valeria concluse l'aneddoto con un sospiro e Ornella girò la testa e le diede un bacio sull'angolo della bocca.
"E lo hai fatto? Parlarle di qualsiasi cosa intendo."
"Sì e se fosse viva le avrei parlato anche di te."
Ornella sorrise compiaciuta.
"E cosa le avresti detto?"
"Che avevo incontrato una ragazza bellissima, ma che purtroppo era interessata a un idiota che aveva più muscoli che cervello."
"In mia difesa non sapevo fosse un idiota. E poi pensaci bene, se non fosse stato per Marco noi non saremmo qui."
"Che vuoi dire?"
"Che se non fossi andata quella sera in discoteca con Marco e i suoi amici io e te non ci saremmo più incontrate e tu non avresti avuto la scusa per venire in negozio da mia zia."
"Credimi, Ornella, se non fosse stata la discoteca avrei trovato un altra scusa per cercarti in negozio, a costo di comprare tutti i gioielli."
"Dici sul serio?" chiese Ornella mettendosi a sedere rivolta verso la ragazza.
Valeria la imitò e prima di rispondere, prese la mano di Ornella tra le sue.
"Sì, te l'ho già detto che sono entrata  solo perché c'eri tu e quando mi hai detto che non lavoravi lì mi ero già messa in testa che ti avrei cercato per tutta l'isola, se fosse stato necessario."
Ornella ricordava che Valeria le aveva detto che era entrata nel negozio perché l'aveva notata da fuori, ma non credeva che già da allora fosse rimasta così colpita da lei. Così decise di sbilanciarsi un po'.
"Devo ammettere che anche tu mi hai colpita quel giorno in negozio in qualche modo quel giorno, solo che non sapevo spiegare come."
Valeria aveva un'espressione maliziosa.
"Lo so io come: mi hai guardato il culo."
Ornella spalancò la bocca per la sorpresa.
"No....non è vero!"
"Ma se sei anche arrossita!" esclamò la ragazza scoppiando a ridere.
"Sono arrossita perché tu ti sei girata di scatto e temevo pensassi che ti stavo guardando il culo."
"E sentiamo, che cosa stavi guardando?"
Ornella abbassò lo sguardo e arrossì come quella volta, solo che adesso era protetta dalla notte.
"Guardavo i tuoi pantaloncini." ammise mentre Valeria rideva ancora.
"Che erano sul mio sedere. E come mai i pantaloncini hanno attirato la tua attenzione?"
"Perché ho pensato che ti stessero veramente bene, tutto qui. Non c'è bisogno di farne una questione di stato."
Ornella sbuffò e si mise a braccia conserte, era imbarazzata adesso.
Valeria smise di ridere e si avvicinò a lei.
"Ok, scusa ho esagerato. Scherzavo, non volevo farti arrabbiare." disse, mentre le sistemava una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
"È che dicevo sul serio prima," disse Ornella ancora imbronciata "ti ho notata anch'io quella volta e sì, ho pensato che fossi bellissima, ma non è stato solo quello ad attrarmi."
Valeria mise le mani sulle braccia incrociate di Ornella e, con la solita espressione che la faceva impazzire, disse:
"Mi dispiace."
"Fa niente."
"Quindi mi perdoni?"
Ornella guardò la ragazza e sciolse le braccia dal petto. Era così bella sotto la luce delle stelle, che pensò che in quel momento le avrebbe perdonato qualsiasi cosa. Ornella mise una mano dietro la nuca di Valeria l'attirò a sé per baciarla.
"Beh, con quel culetto che ti ritrovi come faccio a non perdonarti." disse facendo ridere Valeria.
Ornella, però, rimase seria. La desiderava, forse da tutta la sera, e adesso quel desiderio era diventato impellente.
Tornò sulle labbra di Valeria, stavolta però, la costrinse a sdraiarsi e si posizionò sopra di lei. Ornella passava dalle labbra della ragazza al collo, per poi tornare indietro, mentre Valeria aveva messo le mani sul suo sedere.
"Anche il tuo culetto non è niente male" disse, mentre Ornella, ora, era impegnata a mordicchiarle il lobo dell'orecchio.
"Torniamo di sotto." disse Ornella con urgenza, dopo essersi issata sulle braccia, ma tenendo ancora il viso a pochi centimetri da quello di Valeria.
"E le stelle?" chiese la ragazza senza però intenderlo davvero.
Ornella appoggiò la fronte sulla sua e, dopo aver chiuso gli occhi, con un sussurro, disse:
"Ti voglio."
Tornate nell'appartamento, abbandonarono tutto in cucina e si precipitarono in camera da letto e mentre lo facevano Ornella non aveva mai staccato le labbra da quelle di Valeria.
"Ornella, piano." disse Valeria quando spinta da Ornella andò a sbattere contro lo stipite della porta.
"Mi dispiace." si scusò, senza però rallentare e trascinò Valeria sul letto.
Le ragazze cominciarono a spogliarsi freneticamente a vicenda e quando Valeria rimase solamente con gli slip, Ornella la spinse con la schiena sul letto e si posizionò in ginocchio in mezzo alle sue gambe. A questo punto si fermò, voleva prendersi un po' di tempo per ammirarla.
"Sei bellissima." disse, prima di afferrare l'elastico delle sue mutandine e tirarle via.
Una sull'altra, le loro mani viaggiavano indisturbate sui loro corpi nudi , mentre Ornella si stava accanendo, come aveva fatto poco prima in terrazza, sul collo di Valeria , che aveva cominciato ad ansimare. Quando la ragazza comiciò a spingere il bacino verso l'alto, Ornella decise che era giunto il momento di andare oltre. Non vedeva l'ora, infatti, di sentire Valeria godere sotto i suoi tocchi. Fece scivolare le labbra dal collo verso il basso. Lasciò dei piccoli baci sul seno della ragazza e, arrivata sui capezzoli, li mordicchiò delicatamente, provocandole un gemito.
Ornella poi si spostò verso il basso e arrivata sul monte di venere, alzò lo sguardo verso Valeria, che, capendo le sue intenzioni, si era tirata su sui gomiti.
"Ornella, non devi farlo per forza."
"Voglio farlo." rispose  mettendo una mano sullo sterno per farle segno di rilassarsi.
Valeria sorrise e si poggiò di nuovo sul cuscino, mentre Ornella si chinava sul suo sesso e allo stesso tempo le accarezzava i fianchi e le cosce con le dita.
Il petto di Valeria faceva su e giù in attesa di quello che stava per succedere e Ornella desiderosa di soddisfarla, ma allo stesso tempo di stuzzicarla, non si diresse direttamente verso l'obbiettivo ultimo. Comiciò a baciarle l'interno coscia destro, partendo dal ginocchio fino all'inguine che prese ad accarezzare con la lingua senza però spingersi verso l'interno.
Valeria fremeva. Ornella vedeva che si muoveva impaziente senza però osare chiedere di più, forse per paura di metterle pressione. E quando raggiunse le sue grandi labbra che prese a baciare tutt'intorno stando bene attenta a evitare il centro del piacere, vide Valeria prendere tra i denti il suo labbro inferiore.
Ornella non sapeva quanto fosse passato, ma Valeria era giunta al limite e, con un pizzico di frustrazione, che non riuscì a nascondere, si alzò di nuovo sui gomiti e disse:
"Ornella, tesoro, se non ti va non fa niente."
Ornella si sollevò, mentre sorrideva maliziosa, e incontrò lo sguardo di Valeria.
"Lo stai facendo apposta?" chiese e, mentre Ornella annuiva cercando di trattenere una risata, la ragazza si lasciò cadere di nuovo sul cuscino esclamando esasperata:
"Che stronza!"
A quel punto Ornella scoppiò a ridere. Si posizionò di nuovo su Valeria in modo che i loro volti fossero uno di fronte all'altro.
"Scusa, non ho potuto resistere, ma adesso faccio sul serio, promesso."
disse prima di baciarla.
Ancora una volta, ma più velocemente, Ornella si fece strada con lingua verso il basso una volta giunta all'obbiettivo, non esitò.
Quella sera fecero l'amore senza freni,
donandosi completamente l'una all'altra, più e più volte.
Mentre, per l'ennesima volta stava raggiungendo l'apice del piacere insieme a Valeria, che si muoveva sopra di lei, Ornella ebbe la certezza che quello aveva temuto sotto il cielo stellato era accaduto: si era innamorata.

Se mi innamoro sotto le stelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora