Capitolo Otto

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Paola, complice il bagaglio più leggero, al contrario di Ornella aveva scelto di arrivare in aereo.
Ornella e la zia si erano offerte di andare a prenderla all'aeroporto, ma la ragazza si era rifiutata e aveva insistito per prendere il treno che l'avrebbe portata a destinazione. Solo che l'arrivo del regionale era previsto per le quindici e venticinque e in quel momento Ornella si sentì di volere un po' meno bene all'amica. Faceva, un caldo bestiale; in auto zia Carla aveva acceso l'aria condizionata, ma adesso che erano sulla banchina della stazione, a causa del vento caldo, sembrava di avere un'asciuga capelli puntato in faccia.
Q

uando vide l'amica correre verso di lei, però, dimenticò il caldo e si lasciò travolgere da Paola, che, senza aver posato per terra il borsone, la stava abbracciando con foga e aveva persino rischiato, nell'impeto, di cadere insieme all'amica.
Carla a un metro di sembrava divertita da quella scenetta. Conosceva Paola e sapeva quanto fisica fosse a ragazza. E infatti, neanche lei fu risparmiato un travolgente abbraccio, che, addirittura, durò qualche secondo in più di quello di Ornella.
"Carla, che bello vederti!"
"Anche per me, cara!"
Ornella aveva messo le mani ai fianchi e osservandole con curiosità disse:
"Non che faccia caso a queste cose.... ma, zia, non mi hai abbracciato così quando sono arrivata!"
"Sei gelosa?" commentò Paola staccandosi "Lo sai che Carla è la mia preferita tra tutti i tuoi zii."
Carla fece un risolino e disse:
"Vinco a mani basse in realtà!"
Poi resasi conto di aver detto una cattiveria aggiunse rivolta ad Ornella.
"Ti prego, non dire a tua madre che te l'ho detto, sennò mi proibisce di vederti."
Era chiaramente un'esagerazione, ma Ornella sapeva quanto sua madre potesse essere permalosa.
Durante il viaggio breve dalla stazione a casa, Paola non aveva smesso di parlare. Aveva raccontato tutto quello che era successo a casa, facendo bene però, a non nominare Luca e Ornella realizzò in quel momento che, oramai,  non le importava poi molto di avere sue notizie.
Giunte a casa, Carla lasciò le due ragazze parlare in salotto, mentre lei si cambiava per andare in negozio e Ornella approfittò per aggiornare l'amica sugli eventi accaduti il giorno prima con le dovute omissioni. Aveva raccontato della spiaggia isolata dove Valeria l'aveva portata e di quello che era successo a casa di Marco, ma aveva omesso, per esempio, che in spiaggia aveva fatto dei pensieri insoliti nei confronti della ragazza.
"Quindi stavi per perdere il libro che ti ho regalato?" chiese Paola quando Ornella ebbe terminato di parlare.
"Di tutto quello che ti ho detto ti è rimasto impresso solo questo?"
"No, però, scusami se non mi va giù che hai prestato a quel pezzo di merda il libro che ti ho regalato. Non era un regalo di lusso, però dentro ti avevo scritto una dedica se ben ricordi."
Ornella lo ricordava, e ricordava anche che, avendoglielo comprato quando avevano entrambe tredici anni, Paola aveva dovuto a rinunciare a un paio di uscite con le amiche per mettere da parte i soldi.
"Mi dispiace, ma sembrava una persona per bene."
"Mmm" disse Paola con le braccia conserte guardando di traverso l'amica. Durò, però, pochi secondi.
"Ti salvi perché non sono mai riuscita a rimanere arrabbiata con te."
"È un peccato che rimani solo tre giorni." disse Ornella, mettendo il broncio.
"A proposito! Devo guardare gli orari dei regionali per l'aeroporto."
"Di già? Sei appena arrivata!"
"Sì, ma poi mi dimentico e vorrei evitare di fare il biglietto in stazione. Ho perso un botto di tempo alle macchinette. Tua zia ha un PC che posso usare?"
Ornella si alzò dal divano e si guardò intorno.
"Dovrebbe essere da queste parti, se non l'ha lasciato in negozio."
Non trovandolo, Ornella si avvicinò alla camera da letto della zia e attraverso la porta socchiusa disse:
"Zia, Paola può usare il tuo portatile?"
"Certo, è in cucina, attaccato alla presa."
Paola che aveva seguito Ornella, le fece segno che aveva sentito e si recò in cucina.
La ragazza si mise davanti al portatile, mentre Ornella ispezionava il frigo.
"Hai fame? Forse è rimasto del gelato."
Paola non rispose, ma Ornella la sentì chiudere il portatile con un colpo secca. Si girò verso l'amica,che sembrava in difficoltà, ma non fece in tempo a chiederle nulla perché zia Carla arrivò di fretta in cucina e chiese leggermente allarmata:
"Hai fatto?"
Paola si schiarì la voce.
"No, ma sono indecisa se prendere il regionale o una navetta, perciò ci penserò dopo."
"Ok, se non ti serve più, allora, me lo riprendo."
Ad Ornella non sfuggì la lunga occhiata che la zia e Paola si scambiarono prima che la donna staccasse il PC dalla presa.
Mentre sistemava l'oggetto nella borsa, l'atmosfera sembrava essere tornata normale e Carla disse:
"Il frigo è pieno se hai fame, Paola. Vi lascio l'auto, tanto tu sai guidare, no?"
Paola annuì e la zia continuò:
"Le chiavi sono nell'ingresso, io prendo la bici per andare in negozio. Voi andate dove volete e se vi va di passare, siete le benvenute."
Trenta secondi dopo Carla era fuori di casa, e Paola stava facendo di tutto per non guardare in faccia l'amica.
"Che cosa è successo?" chiese Ornella sospettosa.
"Che intendi?"
Paola non era brava a fingere indifferenza.
"L'occhiata tra te e mia zia, Paola."
La ragazza sembrava indecisa se parlare o meno.
"Che cosa hai visto sul PC?" insistette Ornella a braccia conserte.
Poi, un pensiero improvviso le attraversò la mente e, sciogliendo le braccia e, allo stesso tempo, sgranando gli occhi disse:
"Oddio, non mi dire che hai visto qualche cosa di sconcio? Una chat sexy tra zia e un uomo misterioso, o peggio ancora un video porno."
Paola, però, era rimasta seria.
"Credimi, avrei voluto fosse del porno. In quel caso non avrei avuto timore di dirtelo."
"Che cazzo hai visto Paola?"
"C'era la posta elettronica aperta, e la schermata era aperta su una mail di pochi giorni fa...."
"....di?"
"Tuo padre, Ornella."
Ornella, che fino a quel momento era rimasta in piedi, si abbandonò su una delle sedie della cucina, frastornata.
"Mio padre? Non è possibile, è sparito da anni. Sei sicura che fosse lui?"
"Il nome del mittente era Marcello, perciò..."
"Mio padre non è l'unico con quel nome."
Paola mise la sua mano su quella dell'amica.
"Ho letto la prima riga, Ornella, e diceva cara sorellina, qui le cose vanno alla grande, dopo di che, presa dal panico, ho chiuso il PC."
Ornella stava per ribattete che era stata una cretina e che avrebbe dovuto continuare a leggere, ma,qualche secondo dopo, si disse che, al posto suo, avrebbe fatto la stessa cosa.
"Mi dispiace." disse Paola e Ornella non sapeva se l'amica era dispiaciuta per non aver continuato a leggere la mail o per la scoperta fatta.
"Tranquilla." disse, facendo un mezzo sorriso.
"Credi si sentano?" chiese poi.
Paola alzò le spalle.
"Non saprei, magari è la prima email dopo tanto tempo."
"O si sentono da molto tempo ed è per questo che zia e mamma hanno litigato." disse Ornella pensierosa.
"Tua mamma non ti ha mai detto niente in proposito?"
"No, Paola, un giorno di punto in bianco zia non è venuta più a casa nostra. Io continuavo a vederla, ma meno spesso perché mamma metteva il muso. Quando si trasferì, due anni fa, lo disse solo a me. Mamma tra le due mi è sempre sembrata quella più arrabbiata, e adesso mi domando se quella mail non abbia a che fare con questa storia."
"Credi che tua zia abbia mantenuto i rapporti con tuo padre senza dirvi nulla?"
"Non lo so, mi sembra assurdo, ma se consideri la mail e le foto?"
"Che foto?" chiese Paola.
Ornella si rendeva conto che quello che stava per dire poteva suonare assurdo alle orecchie dell'amica, ma aveva bisogno comunque di condividere quel pensiero che si era appena insinuato nella sua mente.
"Zia ha sempre amato circondarsi di foto, eppure qui a casa ce ne sono pochissime, perciò mi domando se per caso, le abbia tolte prima che arrivassi, perché sono foto di papà, foto recenti, intendo."
"Stai dicendo che secondo te non solo si sentono, ma si vedono pure?"
Detta a voce alta, quell'ipotesi sembrava ancora più assurda.
L'unica spiegazione, che Marcello aveva dato prima di sparire, era racchiusa in poche righe che aveva lasciato alla moglie. Nel biglietto, che Agata non le aveva mai mostrato alla figlia, ma che quasta aveva trovato frugando in camera sua, c'era scritto:
L'ultima cosa che voglio è farvi del male, perciò andrò in un posto lontano. Non cercatemi. Ho bisogno di ritrovare me stesso, per non perdere voi. Vi amo, Marcello.
Zia Carla, aveva sempre sostenuto, e Ornella non aveva ragione di non crederle, che lei non aveva mai saputo niente né delle intenzioni del fratello di andare via, né di dove sarebbe andato. Addirittura, l'uomo non aveva lasciato alla sorella neanche un biglietto. E, tra sua madre e sua zia, Ornella aveva sempre pensato che la meno incline al perdono fosse proprio la seconda.
L'idea quindi che la donna sentisse e vedesse il fratello era improbabile, ma spiegava sia la mail sia l'atteggiamento di Agata nei confronti della cognata.
Una mano sulla guancia distrasse Ornella da quei pensieri. Paola le aveva fatto una carezza e saggia, come spesso era, disse:
"È inutile rimuginare. L'unica cosa che puoi fare è chiedere spiegazioni a tua zia. E credo che se lo aspetti, perché, considerato la faccia che ha fatto, sa che ho visto l'email. Perciò non ti fasciare la testa prima di rompertela."
Ornella annuì, ma smettere di pensarci era più facile a dirsi che a farsi.
Paola sistemò la sua roba in camera di Ornella, avrebbe dormito su una brandina accanto al suo letto, era impensabile infatti dividere il letto a una piazza e mezza con quel caldo, e dopo essersi cambiate le ragazze decisero di uscire.
Ilenia e Chiara l'avevano inviate a raggiungerle in spiaggia, ma Ornella preferiva non dividere Paola con nessuno; accettò, però, di partecipare alla festa alla quale Ilenia era stata invitata.
"Ci sarà anche Valeria alla festa stasera?" chiese Paola mentre passeggiavano per il lungo mare.
Ornella si era aspettata che l'amica ritornasse sull'argomento, e se non l'aveva fatto prima era perché entrambe erano state distratte dalla storia della mail.
"Credo di sì."
"Credi di sì o speri di sì?"
"Che vuoi dire?" chiese Ornella sperando di risultare abbastanza indifferente.
"Voglio dire che avete passato del tempo insieme da sole e che la cosa non sembra dispiacerti."
"Sei gelosa? Credi che abbia trovato una nuova migliore amica" chiese la ragazza, cercando di sviare la conversazione.
"Non credo che tu riuscirai mai a trovare qualcuno in grado di sostituirmi. Sono eccezionale, talmente eccezionale che farò finta di non essermi accorta che hai cambiato argomento."
"Non ho cambiato argomento, se tu che dici assurdità." mentì Ornella con poca convinzione.
Fortunatamente qualcuno stava agitando le braccia nella loro direzione, tentando di attirare l'attenzione.
"Salutano te?" chiese Paola.
"Sono Chiara e Ilenia." rispose, facendo loro segno che le aveva viste.
Le ragazze stavano evidentemente ritornando dalla spiaggia, avevano, infatti, i capelli umidi e la pelle visibilmente cosparsa di sale. Ornella guardò nelle vicinanze, sperando di vedere spuntare Valeria, ma la ragazza non sembrava essere con loro.
"Tu devi essere Paola?" disse Chiara allegra, allungando la mano verso la ragazza.
Paola ricambiò la stretta.
"Ciao, piacere."
"Io sono Chiara e lei è Ilenia."
Ilenia a differenza del solito non sembrava molto allegra e si limitò a fare un cenno con la mano.
"Che fate?" chiese Chiara.
"Stavo facendo fare un giro a Paola. Voi?"
Ornella avrebbe voluto, in realtà, domandare di Valeria, ma temeva che Paola poi avrebbe cominciato con le solite insinuazioni appena rimaste sole.
"Noi siamo state in spiaggia e volevamo prenderci una granita prima di tornare a casa. Vi va di unirvi?"
Le ragazze accettarono.
Appena furono sedute al tavolo del bar dove da qualche tempo facevano colazione, Chiara disse:
"Prendete ciò che volete, tanto offre Ilenia per tutte. Deve pagare pegno."
Ornella guardò incuriosita la ragazza che aveva sbuffato, seccata.
"Mi sfugge qualcosa?" chiese Ornella divertita.
"No, solo che Ilenia deve imparare a collegare il cervello con la bocca."
"Ancora?! Basta! Non volevo offenderla." replicò Ilenia irritata.
"Offendere chi?" domandò curiosa Paola, che stava per educazione, cercando di trattenere una risata. Il fatto era che quelle due insieme erano buffe, con il tempo, ti ci abituavi, ma appena conosciute l'effetto era esilarante.
"Valeria." rispose Ilenia con un sospiro.
"Che hai fatto?" chiese Ornella.
"Niente, le volevo presentare una ragazza e lei si è arrabbiata."
"No, Ilenia, non si è arrabbiata perché volevi presentarle una ragazza, si è arrabbiata per quello che hai detto." precisò Chiara.
A Ornella adesso fregava poco quello che Ilenia aveva o non aveva detto, tutta la sua attenzione era concentrata sulla ragazza sconosciuta che voleva presentare a Valeria.
"Quale ragazza?" chiese, mentre sentiva che lo sguardo di Paola si era posato su di lei e che non osava ricambiare.
"Una tizia che fa parte del gruppetto che ci ha invitato alla festa. È carina e single, così come lo è Valeria, perciò ho pensato che potevano conoscersi."
"Ah." commentò Ornella, che stavolta ricambiò lo sguardo di Paola che le sorrideva maliziosa.
"Solo che questo genio della comunicazione," continuò Chiara indicando l'amica "non le ha detto sai c'è qualcuno che voglio farti conoscere, ma le ha detto che c'era una ragazza come lei."
"Come lei?" chiese Paola che aveva rinunciato a trattenere il riso.
"Esatto, le ha detto, e badate bene sto citando testualmente la vedi quella ragazza laggiù, beh è come te. E Valeria si è giustamente, infastidita."
A questo punto Paola perse ogni contegno e si mise a ridere apertamente.
"Sul serio le hai detto cosi?"
"Non sapevo se volesse che usassi la parola lesbica." si difese Ilenia.
"Perché non avrebbe dovuto? Non è un insulto!"
Chiara continuò a rimproverare Ilenia, mentre Paola le osservava divertite.
Ornella però non rise, ma pensò che se Valeria si era indispettita, era perché, con molta probabilità, quello che era successo il giorno prima con Marco non le era scivolato addosso. Avrebbe voluto raccontarlo alle ragazze, affinché capissero che la reazione di Valeria non era spropositata, ma non credeva fosse giusto violare la sua privacy.
Inoltre, c'era una domanda che le stava ronzando nella testa.
"Quindi anche questa ragazza sarà alla festa?"
Ilenia annuì e Chiara, dopo aver guardato qualche secondo Ornella dritto negli occhi, disse:
"Non preoccuparti, però. Ilenia non vale un cazzo come Cupido."
La cameriera che arrivò a prendere le loro ordinazioni, impedì ad Ornella di ribattere e la ragazza fu contenta così.
Carla acconsentì a prestare l'auto a Paola, così che lei ed Ornella non dovettero chiedere un passaggio, che Chiara aveva loro offerto. In realtà avrebbe guidato Valeria, ma Chiara era convinta che non ci sarebbero stati problemi.
Ornella avrebbe volentieri accettato il passaggio, ma non le sembrava corretto farsi scarrozzare avanti e indietro, dato che Paola era in grado di guidare. In più, l'amica era una gran ritardataria e infatti, Ornella, pronta ormai da mezz'ora, la stava aspettando seduta sul suo letto. Era impaziente non solo di vedere Valeria, ma anche di arrivare prima della sconosciuta che Ilenia le aveva affibbiato. Si illudeva che così avrebbe avuto un qualche tipo di controllo sulla situazione.
"Paola ti muovi?" le chiese, mentre l'amica faceva avanti in dietro nella stanza.
"Ma che è tutta questa fretta?" protestò la ragazza.
"Mi da fastidio arrivare in ritardo, lo sai."
"Stiamo andando ad una festa, tutti saranno in ritardo. Comprese le tue amiche."
Ornella non ribatté nulla, per timore di lasciarsi sfuggire qualcosa sul quale l'amica avrebbe poi ricamato su, ma tirò un sospiro di sollievo alquanto rivelatore quando finalmente furono in auto.
Dopo mezz'ora arrivarono a destinazione, e la prima cosa che fece Ornella quando furono entrate nella villa fu chiaramente quella di cercare Valeria, mentre Paola cercava da bere. Intravide Chiara e Ilenia, ma la ragazza non era con loro, si spostò, quindi, in giardino.
La visione che le si parò davanti una volta uscita fuori fu come uno schiaffo sul viso.
Valeria era appiccicata addosso a una ragazza, una biondina alta con i capelli corti, e sembrava che si stesse divertendo un mondo. La sconosciuta aveva le mani sui suoi fianchi, mentre la ragazza si stava strusciando sul suo corpo.
Ornella provò una rabbia improvvisa. La rabbia per quello che stava vedendo, la rabbia per la consapevolezza che non aveva il diritto di provare quello che stava provando, e, perché no, la rabbia verso suo padre, che quel pomeriggio, con un tempismo a dir poco pessimo, era tornato nei suoi pensieri dopo tanto tempo.
Stava fissando Valeria da un minuto forse, quando quest'ultima si accorse di lei. La ragazza si fermò e la salutò con un timido sorriso, ma Ornella scappò via.
Coprì la distanza dal giardino all'auto in un tempo record. Solo che si rese conto che la sua migliore amica non aveva assistito alla scena ed era rimasta dentro. Si appoggiò all'auto e la chiamò al cellulare, ma come era prevedibile non rispose, con il casino che c'era dentro era poco probabile che lo sentisse squillare.
Stava per provare per la seconda volta quando una voce le disse:
"Ehi tutto bene?"
Valeria l'aveva raggiunta e la guardava con un'espressione che era tra il mortificato e il preoccupato.
"Sì, tutto bene, avevo bisogno di prendere un po' d'aria."
"Sei sicura che sia solo questo? Sei scappata via all'improvviso, mi hai fatto preoccupare."
"Sì, sono sicura, non preoccuparti per me, torna pure dentro a divertirti con la tua amica." disse Ornella acida.
"Stavamo solo ballando." rispose Valeria sulla difensiva.
"Sì, appiccicate e tu muovevi il tuo culo su di lei. Devo dire che hai molta classe."
"Mi spieghi che ti prende?" stavolta Valeria era stizzita.
"Mi prende che oggi ho scoperto che mio padre, che non si fa vivo da anni, ha contattato mia zia. E non so se l'ha fatto una, dieci o cento volte. Fatto sta però che ha contatto lei e non me."
Sebbene quella risposta fosse vera, era incompleta, ma non poteva confessare alla ragazza che stava male anche perché era gelosa.
Valeria fece qualche passo verso di lei e le mise una mano sul braccio. Quel tocco le provocò un brivido piacevole all'inizio, poi però ne fu infastidita.
"Lasciami."
"Ok, non ti tocco, ma parliamo."
"Non voglio neanche parlare, perciò, fammi un favore Valeria, lasciami in pace. Torna dalla biondina e continua a strusciarti su di lei. Scopatela pure, se ti va, fai quello che vuoi, ma levati dai piedi."
Ornella si era già pentita a metà di quella frase, però non era riuscita a fermarsi.
Valeria visibilmente ferita,  senza dire una parola, incrociò le braccia e girò i tacchi se ne andò.
Se fino a quel momento era stata arrabbiata con tutti, Ornella, ora, era arrabbiata anche con sé stessa.
Stava per prendere il telefono e chiamare Paola, quando questa sbucò all'improvviso, e la guardava con espressione allarmata.
"Ehi, Ilenia mi ha detto che ti ha visto schizzare via. Che succede?"
"Possiamo tornare a casa? Ti prego."
Paola non disse nulla, doveva aver visto nell'espressione di Ornella qualcosa che tradiva l'urgenza di quella richiesta, perciò non osò ribattere. Se Ornella, però, la conosceva, ed era così, Paola non sarebbe stata zitta a lungo.
Le ragazze si misero in auto e per tutto il viaggio di ritorno rimasero in silenzio, ma appena Paola ebbe parcheggiato l'auto sotto casa premurosa disse:
"Non dirmi che stai così a causa di tuo padre, o almeno non solo a causa sua. Quindi che cosa è successo alla festa? Perché per come sei fuggita deve essere successo qualcosa."
"Non so se sono capace di dirlo." mormorò Ornella tenendo lo sguardo basso.
"Ok, allora, rispondi solo sì o no. Va bene?"
"Va bene."
"Ho visto Valeria rientrare in villa scura in viso, si tratta di lei?"
"Sì."
"Ho fatto molte insinuazioni oggi e nei giorni scorsi, ma adesso te lo chiedo senza tanti giri di parole. Ti sei presa una cotta per quella ragazza?"
Stavolta il sì le morì in gola e Ornella si limitò ad annuire.
"Ok." disse Paola mentre tamburellava sul volante.
"Abbiamo un problema, però." aggiunse " È presto. Dovremmo trovare una scusa da dire a tua zia nel caso in cui sia ancora sveglia. Le diremo che non ci piaceva l'ambiente e abbiamo ritenuto più saggio ritornare tutte e casa. Sembra plausibile, no?"
Ancora una volta Ornella fece segno si sì con la testa.
Entrarono e la casa, fortunatamente, era silenziosa. Se la scusa di Paola era plausibile,infatti,  la faccia da funerale di Ornella avrebbe potuto  creare sospetti. La ragazza sapeva che se qualcuno le avesse rivolto ancora un'altra domanda, sarebbe scoppiata a piangere.
Sempre in silenzio, le due ragazze si prepararono per andare a dormire. Ornella si ricordò di come Paola le era stata accanto durante la sua rottura con Luca e pensò che non si meritava un'amica come lei, che aveva tutta quella pazienza. Così come allora, anche quella sera era stata di supporto e il minimo che le doveva era una spiegazione, anche piccola. Perciò, appena Paola si sdraiò sulla sua brandina, le disse:
"Paola?"
"Dimmi."
"Ti prometto che ne riparleremo."
A questo punto, Paola allungò la mano verso di lei, stirandosi un bel po' a causa della distanza tra le due, e dopo averle stretto il braccio in un gesto affettuoso, rispose:
"Non c'è fretta, e quando sarai pronta, io sarò tutta orecchie."

Se mi innamoro sotto le stelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora