Capitolo Quattro

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Il tempismo di Paola nel mantenere le promesse non era dei migliori. La ragazza, infatti, richiamò l'amica, come aveva detto avrebbe fatto, ma lo fece con quasi ventiquattro ore di ritardo.
A rendere più grave il silenzio radio di Paola, c'era che Ornella la sera prima, una volta rientrata a casa dalla gelateria, aveva mandato all'amica un vocale di almeno tre minuti, dove le raccontava tutto quello che era successo, e al quale l'amica non aveva risposto nemmeno con una faccina, perciò, quando vide sul display il nome di Paola, per un attimo, fu tentata di ignorarla.
Il desiderio, però, di rimproverarla prevalse su quello di fargliela pagare con la stessa moneta e al quinto squillo, Ornella rispose.
"A meno che tu non sia stata tenuta in ostaggio da qualche razza aliena che ti ha proibito di usare il cellulare, non credo che tu abbia una scusa valida per il tuo silenzio." disse mentre era sdraiata sul divano con le gambe in aria.
"Lo so! Mi dispiace, ma sono stata occupata." piagnucolò Paola.
"A fare cosa?!"
"A racimolare i soldi per venire da te!"
Quello sì che era un colpo di scena e, dopo  quella rivelazione, Ornella non credeva di avere ancora il diritto di rinfacciare niente all'amica.
"Ma non dovevi andare in Grecia?"
"Sì, ci andrò. Quella vacanza è già organizzata. Solo che non potevo sopportare l'idea di passare l'intera estate senza vederti, così ho convinto i miei a lasciarmi partire tre giorni la prossima settimana per venire da te, sempre se sei d'accordo. Perciò, sto dando una mano al pub in centro la sera e di mattina bado ai figli dei vicini per un paio di ora. Per la partenza dovrei aver racimolato abbastanza soldi per pagare il biglietto di andata e ritorno.
Posso stare solo tre giorni, però, perché mia madre vuole che studi per i test di ingresso prima che parta per la Grecia ad agosto; è stato il massimo che ho potuto ottenere."
Ornella decisamente aveva dimenticato il suo malumore nei confronti dell'amica.
"Ok, ce li faremo bastare. Non vedo l'ora di vederti!"
"Credi che per tua zia farà problemi ad ospitarmi?"
"L'hai conosciuta mia zia, no? Vedrai che dirà di sì. Anzi sarà contenta di rivederti. Quando arrivi?"
"Pensavo di partire lunedì o martedì prossimo. Prima arrivo, prima  potrò incontrare i tuoi pretendenti!"
La disinvoltura con cui Paola aveva cambiato argomento fece mettere Ornella e sulla difensiva.
"Perché usi il plurale. Ne ho incontrato solo uno, Marco."
Ci fu una pausa di qualche secondo e poi Paola disse:
"Sei tonta?"
"Di che parli?"
"Lo prendo come un sì, sei decisamente tonta."
Quando si rese conto che Ornella non avrebbe risposto troppo presto, Paola continuò:
"Non mi dire che non ti sei resa conto che la ragazza della gelateria ci sta provando con te?Non puoi essere così ingenua."
Ornella non aveva mai preso neanche per un secondo in considerazione quella ipotesi. Valeria le aveva fatto qualche complimento, ma mai esplicito, e aveva reagito male quando Marco era le aveva raggiunte, ma l'antipatia per il ragazzo prescindeva da lei.
"Non ci sta provando con me." protestò Ornella.
Per qualche motivo, quell'affermazione l'aveva turbata.
Paola ridacchiò.
"Svegliati, Ornella!Ti è venuta a cercare nel negozio di tua zia per scusarsi del suo comportamento, che se chiedi a me era più che legittimo; ha insistito per offrirti un gelato senza nessun motivo specifico e ha discusso con Marco quando quest'ultimo voleva lasciassi lei per seguirlo."
"Ha discusso con Marco, perché non le piace."
"D'accordo,il tizio sarà stato anche un po' stronzo,  ma la sua reazione  è stata spropositata. Prendere le difese di una persona appena conosciuta in quel modo.... andiamo Ornella, se non fosse attratta da te non  l'avrebbe fatto!"
"Forse lei è una persona che si scalda facilmente."
"Possibile, ma sarebbe poi così terribile se avessi ragione?"
"Beh sì! È una ragazza! " rispose Ornella brusca.
Si rese conto un secondo dopo aver aperto bocca quanto antiquata poteva suonare la sua risposta. E il silenzio che proveniva dall'altro lato della linea glielo confermava.
"Nel senso," provò a rimediare "sarebbe strano."
"Non è strano, sei carina e intelligente, perché non dovresti piacerle? Sarebbe strano invece se la cosa facesse piacere e te; devo essere onesta, a giudicare da quanto mi hai parlato di lei, Ornella, il dubbio potrebbe sorgere."
"Che cazzo dici?"
Paola scoppiò a ridere, forse perché la voce di Ornella era uscita di un'ottava più alta del normale.
"Ti prendo per il culo, scema! Non pensavo te la prendessi così male...."
Se l'ipotesi che Valeria potesse essere attratta da lei, l' aveva turbata, l'insinuazione di Paola l'aveva sconvolta e chiusa la telefonata, Ornella non riusciva a smettere di rimuginare sulle parole della sua migliore amica.
Non riusciva a comprendere a pieno la propria reazione: non c'era niente di male se una ragazza flirtava e sentirsi lusingate per questo e Paola, come al solito, la voleva prendere un po' in giro. Allora, perché se l'era presa così tanto?
Ornella proveniva da un piccolo paese in provincia di Torino che contava appena trentamila abitanti, non aveva, quindi, molta conoscenza in materia di comunità gay.
L'unica persona omosessuale che aveva conosciuto era stato un vecchio collega di suo padre che una volta era andato a cena a casa loro. Ricordava che sua madre aveva fatto un commento poco carino sul fatto che i suoi modi di fare fossero leggermente troppo effeminati e suo padre le aveva risposto con naturalezza che il collega era dichiaratamente gay e conviveva da anni con un uomo. A quel punto, Agata aveva detto una cosa che la figlia aveva trovato fuori tema rispetto al commento fatto prima; si era girata, infatti, verso il marito e, con un colpetto sul braccio, gli aveva detto stizzita: "Perché non ha portato anche il compagno a cena? Ho cucinato per quindici persone!"
Ornella, sebbene non trovasse sbagliato che il collega di suo padre avesse un compagno, ne era rimasta sorpresa. Essendo una realtà con cui non aveva avuto modo di confrontarsi, le idee che aveva a riguardo erano un po' riduttive e perlopiù basate su i cliché e i luoghi comuni che la società perpetuava.
E forse per questo motivo, prima della telefonata con Paola, nemmeno per una volta aveva preso in considerazione l'idea che Valeria, la cui immagine decisamente curata e piuttosto femminile cozzava con la rappresentazione delle donne omosessuali fatta dall'immaginario collettivo, che le voleva mascoline, con i capelli corti e perennemente arrabbiate con gli uomini e  sul quale aveva fatto da sempre affidamento, potesse essere attratta dalle donne e quindi possibilmente attratta da lei.
Ornella sentì l'impulso di scrivere a Marco, e, mentendo inconsciamente a sé stessa, si disse che la cosa non avesse niente a che fare con la conversazione che aveva avuto con l'amica.
Il ragazzo, sembrava aver dimenticato il presunto torto subito, e invitò Ornella a raggiungerlo al mare.
Mezz'ora dopo Ornella si trovava di fronte alla scena della prima volta. Stesso lido, stessi tre ragazzi, e stesso atteggiamento distaccato  di Roberto e Kevin. Con  una differenza, però. Kevin, infatti, aveva cominciato ad intervallare l'indifferenza nei confronti di Ornella, con qualche frecciatina rivolta all'amico su quello che era accaduto la sera prima. In pratica il ragazzo  stava prendendo in giro l'amico dandogli, testuali parole, del coglione perché aveva ricevuto un due di picche. "Hai perso tutto il tuo charme, amico." gli aveva detto tra le altre cose.
E forse fu per concedere una piccola vittoria a Marco che Ornella, quando fu invitata a un falò quella sera, rispose con entusiasmo spropositato:
"Certo che verrò con te, stasera."
La zia fece fatica, mentre preparava la cena, a nascondere il suo disappunto per quell'appuntamento.
"A una condizione." disse la donna in maniera insolitamente autoritaria.
"Quale?"
"Ti accompagno e ti vengo a prendere io."
"Zia, ma faremo tardi."
"A me non pesa venirti a prendere."
"Pesa a me, però, l'idea che tu mi aspetti sveglia a casa."
"Non ti aspetterò sveglia, mi addormenterò sul divano." ridacchiò la zia.
Ornella sbuffò e la zia affermò seria:
"Prendere o lasciare."
"Non avevi detto che non mi avresti proibito di uscire?"
"Infatti, ci andrai al falò"
"Che ne è stato del beneficio del dubbio?"
"E che ne è stato del stai attenta? Perché salire in auto con persone che hanno dimostrato poco giudizio è l'opposto di quello che ti avevo raccomandato di fare. Tesoro, sei abbastanza matura e sveglia per comprendere i motivi che mi spingono a preoccuparmi."
"Ti stai facendo influenzare dalla conversazione che hai sentito in negozio, zia.  Quello che è successo quella sera non ha niente a che fare con Marco. È un bravo ragazzo ed è sempre stato gentile con me."
Era un'argomentazione un po' scarna, visto che conosceva Marco solo da un paio di giorni e non avendo altro modo per perorare la sua causa, quindi, decise di andarci giù pesante.
"E poi, credo che i motivi per cui ti preoccupi, hanno poco a che fare con me, ma piuttosto con mia madre. Saresti fregata se mi accadesse qualcosa perché in quel caso sarebbe come darle ragione per tutte quelle volte che in questi anni ha parlato di te come una persona libertina,  incosciente e  irresponsabile. Ammetti che è il giudizio di mia madre a preoccuparti!"
Già nell'esatto momento in cui aveva finito di parlare, Ornella si era resa conto di aver esagerato; capì, però, di aver oltrepassato il limite quando la zia, invece di risponderle a tono come si era aspettata, dopo averla scrutata per qualche secondo, disse glaciale:
"Fai quello che vuoi. Sei maggiorenne, puoi prendere da sola le tue decisioni."
Detto questo Carla aveva continuato a preparare la cena in silenzio e sempre in silenzio avevano mangiato.
Dopo cena la zia si era rifugiata in camera da letto e, quando Marco era venuta a prenderla, la ragazza, indecisa tra il gridare un ciao attraverso la porta, che riteneva poco opportuno, o lasciare un bigliettino sul tavolo, finì per andare via senza salutare.
Ornella era di malumore,  al contrario l'atmosfera  che c'era nell'auto dei ragazzi era particolarmente allegra. La ragazza prese posto sul sedile del passeggero, al solito Roberto guidava e vicino a lui Marco. 
"Sempre bellissima!" disse Marco ad Ornella, con un sorriso che gli andava da un orecchio all'altro. Poi si rivolse ai ragazzi:
"Non trovate sia bellissima."
I ragazzi annuirono e Ornella si sentì a disagio per quelle attenzioni. Marco, inoltre,  sembrava essere su di giri.
"Sono contento che sei venuta con noi stasera!"
Ornella fece caso alla particolare sfumatura nella voce quando Marco aveva detto stasera. Doveva essere un riferimento a quello che era accaduto il giorno precedente. Infatti, senza nessun collegamento apparente, chiese:
"Hai visto la tua amica pomeriggio?"
"No."
"Bene."
"Perché sarebbe un bene?"
Marco non rispose diretto alla domanda, ma enigmatico disse:
"Stai attenta a quella tipa."
Ornella lo guardò con espressione interrogativa, che il ragazzo non poteva vedere perché era di nuovo girato in avanti. Tuttavia, sentendo silenzio da parte di Ornella, disse:
"È ambigua, è chiaro che abbia dei secondi fini con te."
Ornella, reduce della telefonata con Paola, aveva intuito il significato dell'avvertimento di Marco, tuttavia fece finta di niente.
"Che vuoi dire?"
"Non vuole essere semplicemente tua amica. Vuole infilarsi nel tuo letto." 
Marco, forse per pudicizia, immotivata, aveva sussurrato quella ultima frase.  
Ornella stava per protestare che con Valeria non si erano scambiate nemmeno il numero di telefono, ma fu preceduta da Kevin, il quale, nonostante la sua  infinita stronzaggine il suo atteggiamento indisponente,  fu in grado di dire  una cosa sfacciatamente saggia.
"Anche se fosse?  Non è la stessa cosa che stai cercando di fare tu?"
Roberto rise sotto i baffi, Ornella riuscì a vederlo di sfuggita dallo specchietto retrovisore, mentre Marco si girò esterrefatto verso l'amico,  che però il danno lo aveva fatto, e cercando di rimediare disse:
"Innanzitutto, non è  così. Secondo, io sono un uomo, non ci sarebbe nulla di male."
Kevin fece un risolino sarcastico, mentre Marco, rivolgendosi a Roberto che doveva aver fatto un'espressione di qualche tipo che però la ragazza stavolta non era riuscita a cogliere dal sedile posteriore, disse:
"Roby, non mi guardare così. Non è normale."
Roberto fece spallucce, comunque la pensasse era evidente che non riteneva valesse la pena parlarne. Ornella, dal canto suo, sentiva di dover intervenire in qualche modo per difendere la ragazza, ma non sapeva come.
Non si era ancora abituata all'idea che Valeria potesse essere attratta da lei, come Paola e Marco, anche se con due atteggiamenti diversi, sostenevano, quindi provò a difendere la ragazza alla meno peggio:
"È una ragazza simpatica e gentile, non credo che abbia nessun secondo fine."
Marco la guardò con espressione paternalistica.
"Se al mondo ci fosse più gente  come te, sarebbe un posto migliore."
A differenza delle altre volte, l'insidia  di quel  finto complimento fu chiara ad Ornella. Praticamente Marco le aveva dato della stupida. 
"Forse non sono io ingenua, sei tu un po' troppo sospettoso. L'hai vista solo una volta, come fai a dire che le piaccio?"
"Innanzitutto, non era la prima volta che la vedevo. L'abbiamo beccata in discoteca un paio di volte e non si è mai avvicinata a nessun ragazzo."
"Non mi sembra una prova inconfutabile." disse Roberto ridacchiando.
"E poi," continuò ignorando l'amico, " Si vedeva che era gelosa, mi guardava come se volesse cavarmi gli occhi ieri sera."
Ornella si abbandonò allo schienale, e incrociò le braccia.
Forse era perché aveva litigato con la zia e il suo umore era già pessimo, ma trovava  l'atteggiamento di Marco irritante e cominciava, finalmente, a intravedere l'arroganza che Valeria aveva visto il giorno prima.
A questo si aggiunse il senso di colpa; credeva avrebbe dovuto fare di meglio nel rispondere a quelle stupidaggini, persino Kevin aveva avuto la risposta più pronta della sua. 
A un certo punto Marco, interrompendo i suoi pensieri, allungo la mano verso di lei, la mise sul ginocchio e le chiese:
"Tutto bene?"
"Sì, tranquillo. Ero solo sovrappensiero."
Travisando completamente la situazione il ragazzo disse:
"Se dovessimo incontrarla, tu ignorala."
Lei annuì distrattamente, rendendosi conto che, invece , desiderava fare l'opposto.
Arrivati a destinazione, la prima cosa che saltava all'occhio era che non c'era solo un fuoco acceso.
Ce n'erano tre disposti maniera tale da illuminare quanta più spiaggia possibile, senza essere dispersivi.
C'era già parecchia gente, tra cui due ragazzi, un uomo e una donna, troppo somiglianti tra loro perché non fossero fratelli,  che in maniera chiassosa stavano cercando di fare funzionare le casse.
Stavano praticamente discutendo e, anche per questo, Ornella aveva pensato che i due fossero imparentati.
Marco non sembrava interessato a quella scenetta, piuttosto stava cercando dove prendere da bere e, quando finalmente individuò il frigorifero portatile, esclamò:
"Vado a prendere delle birre, aspettami qui."
Ornella si girò verso la direzione indicatale e capì perché Marco aveva avuto fretta,  la postazione delle birre si stava attirando parecchia gente.
Rimasta sola, diede un' occhiata in giro. Qualcuno si era preso la briga di sistemare intorno ai fuochi dei tronchi di legno, da usare come panche, e seduta su una di questi, con una bottiglia di birra nelle mani, Ornella vide la protagonista della maggior parte delle conversazioni che aveva avuto quel giorno.
Valeria stava parlando allegramente con le due ragazze del lido.  Non si accorse di essere guardata, tutte e tre, infatti, stavano ridendo di gusto. La ragazza che le era seduta vicino, l'amica della ragazza mora,  le aveva messo una mano  sul ginocchio e, addirittura, adesso si stava appoggiando a lei mentre rideva.
Ornella si domandò se tra di loro ci fosse qualcosa, vergognandosi, però, un secondo dopo per quel pensiero.
La musica partì e i due presunti fratelli che avevano armeggiato con le casse, cacciarono un urlo e si diedero il cinque attirando l'attenzione di tutti. Anche Valeria si era voltata verso di loro e nel farlo non aveva non potuto notare Ornella, la quale alzò timidamente la mano in segno di saluto.
Valeria rispose con un sorriso, poi disse qualcosa alle due ragazze che erano con lei, si alzò e le andò incontro.
"Ti avrei voluto dire del falò," esordì "ma stupidamente non ci siamo scambiare i numeri ieri sera, e non sapevo come rintracciarti. Sono contenta di vederti."
Ornella si scoprì risentita dal fatto che la ragazza non avesse provato, almeno, a rintracciarla al negozio della zia, ma ancora una volta si vergognò di quel pensiero stupido.
"Sono qui con Marco e i suoi amici."
rispose, riluttante.
"Immaginavo."
"Però, il numero potremmo scambiarcelo ora." propose Ornella come a voler rimediare. Nonostante la discussione avuta in gelateria si fosse conclusa bene, si sentiva  in difetto ad essere lì con i ragazzi.
Valeria annuì e prese dalla tasca il cellulare, ma prima che potesse dire qualcosa arrivò Marco che, con un gesto inaspettatamente possessivo,  cinse la vita di Ornella e l'attirò a sé.
"Ti ho preso una birra." disse porgendole una bottiglia.
Poi si rivolse a Valeria e con  sarcasmo marcato, disse:
"Che bello rivederti."
"Mi hai tolto le parole di bocca." rispose caustica, la ragazza
Con lo stesso tono, Marco continuò:
"Grazie per aver tenuto compagnia ad Ornella mentre io non c'ero, ma adesso non ce ne più bisogno, puoi andare."
Valeria fece una pausa di qualche secondo, evidentemente stava valutando se rispondere alla provocazione. Decise di lasciar perdere e disse a Ornella:
"Io torno dalle mie amiche, mi ha fatto piacere rivederti." 
Solo quando Valeria fu lontana, Marco mollò la presa. Si mise di fronte ad Ornella e chiese indispettito:
"Che voleva?"
Ornella lo ripagò con lo stesso tono.
"Era proprio necessario trattarla così?"
"Così come?"
" Marco...." disse con le sopracciglia alzate.
"D'accordo," si arrese il ragazzo "ma mi dà fastidio che ti ronzi intorno."
"Non mi stava ronzando intorno, si è avvicinata per salutarmi. È normale quando incontri che qualcuno che conosci, o no?"
"Ok, mi dispiace, ho un po' esagerato. Se la rincontreremo, prometto che provo ad essere più amichevole. Adesso però, dimentichiamoci di lei e andiamo a ballare. Ti va?"
Si unirono a un paio di ragazzi che stavano già ballando. Marco si mostrò più audace dell'ultima volta, infatti, quella sera sembrava intenzionato a non mantenere neanche un minimo di distanza tra di loro.  A un certo punto, si era  posizionato alle spalle di Ornella, le aveva messo le braccia intorno alla vita e aveva cominciato a sfiorarle in collo con le labbra.
A lei quel contatto non dispiaceva e quando il ragazzo, dopo averla fatta girare di nuovo in modo tale da essere uno davanti all'altra, la baciò, glielo lasciò fare.
Da quando Luca l'aveva lasciata, Ornella non aveva baciato nessun altro; non ne aveva avuto modo e, ad essere sinceri, non ne aveva avuto neanche voglia. L'aver conosciuto Marco le aveva fatto tornare il desiderio, e durante quei pochi giorni in Sicilia, si era resa conto che pensare a Luca era meno doloroso.
Solo che, nel ricambiare quel bacio, Ornella non aveva provato quello che si era aspettata. Era certa che non avrebbe sentito le stesse sensazioni di quando Luca l'aveva baciata per la prima volta; ma appena  Marco si staccò da lei e i due si guardarono negli occhi, il suo primo pensiero fu che non era del tutto sicura di volere rifarlo ancora. Era strano perché quello che aveva di fronte un ragazzo con il fisico da dio greco e qualsiasi donna non ci avrebbe pensato due volte a fiondarsi di nuovo su quelle labbra.
Marco le si avvicinò all'orecchio e le sussurrò:
"Ti va di fare una passeggiata?"
Ornella annuì, forse passare un po' di tempo da sola con lui avrebbe creato la giusta atmosfera.
Marco la prese per mano e si allontanarono dal falò, ma prima di andare via, Ornella per caso intercettò lo sguardo di Valeria; aveva un'espressione indecifrabile che la fece sentire a disagio.
Ornella e Marco camminarono mano per la mano per un bel pezzo, scambiandosi poche parole. Quando si fermarono, Ornella notò che i fuochi erano ormai dei puntini lontani e che la musica non si sentiva più, complice il vento che soffiava dall'altra parte.
Si sedettero a un paio di metri dalla riva. Marco la fece accomodare tra le sue gambe, le mise le braccia intorno alla vita e la lasciò che si appoggiasse su di sé.
"Potrei stare in questa posizione per sempre, sai?" disse il ragazzo.
Il suo fiato solleticò il collo di Ornella, provocandole un leggero brivido, e pensò che forse adesso era il momento giusto per provare a ribaciarlo.
Sì voltò e sporse il viso verso il ragazzo, il quale colse subito il  quel segnale, senza la dolcezza, però, che  aveva usato  vicino al fuoco. 
Il bacio di adesso era rozzo e maldestro e poco valsero i deboli tentativi di Ornella di staccarsi. In un attimo, si trovò sdraiata con il ragazzo sopra di lei. Con il ginocchio destro Marco,  le aprì le gambe e ci si mise in mezzo.
"Aspetta Marco, rallenta!" protestò mentre, nel frattempo, il ragazzo aveva cominciato a mordicchiarle il collo.
"Shhh, tranquilla."
Il tono però non era  molto tranquillizzante e Ornella mise le mani sul suo petto e provo a spingerlo via.
Marco, però, opponeva resistenza e adesso, dopo aver messo una mano sotto la t shirt di Ornella, le stava stringendo il seno.
"Marco...." provò a dire la ragazza, ma fu zittita  da un violento bacio.
Ornella provò a sottrarsi al bacio, e per tutta risposta Marco prese di mira di nuovo il collo mentre con la mano
armeggiava con la cintura dei propri jeans. 
Appena sentì Il rumore della zip, Ornella capì che doveva fermarlo subito.
"Fermati, ti prego!"
Marco non lo fece e spostò la mano sull'elastico della vita dei suoi pantaloncini di e quando stava per infilare la mano dentro, la ragazza fece appello a tutta la sua forza fisica e con le braccia lo spinse via.
"MARCO, NO!" gli disse e capì di aver urlato perché il ragazzo apparve sgomento. Subito dopo, però, la guardo con sdegno e le disse:
"Che diavolo ti prende?!"
"Ti ho pregato di fermarti!"
Marco si mise a sedere e lo stesso fece Ornella.  La ragazza vide con la coda dell'occhio il ragazzo tirarsi su la zip e allacciarsi la cintura.
"Non pensavo dicessi sul serio!" disse il ragazzo stizzito.
"E invece lo ero."
"E allora perché cazzo mi hai seguito, Ornella? Che ti aspettavi che ci saremmo sdraiati sotto il cielo stellato e, mano nella  mano,  ci saremmo confidati i nostri segreti?! Era normale che ci avrei provato con te; Cristo! Cresci un po'!"
Il tono derisorio del ragazzo la fece andare su tutte le furie.
"Non mi aspettavo di certo che mi saresti saltato addosso!"
"Ripeto, pensavo lo volessi anche tu, ma mi sbagliavo. Aveva ragione Kevin,  sapeva non avrei ottenuto niente da una come te, avrei dovuto dargli retta e rivolgere la mia attenzione da un'altra parte!"
Senza lasciare ad Ornella il tempo di chiedere cosa intendesse con una come te, Marco si alzò in piedi e si allontanò verso i falò, lasciandola seduta sulla spiaggia con le gambe attaccate al petto.
Ornella era sul punto di piangere, si sentiva una cretina, riuscì però a ricacciare indietro le lacrime e, quando Marco non fu più visibile, si incamminò lentamente anche lei verso la festa.
Voleva tornare a casa, ma non sapeva come fare:  tornare a piedi era impensabile e la spiaggia dove si trovavano adesso era lontana da qualsiasi forma di vita, tuttavia sembrava l'unica soluzione che le avrebbe permesso di mantenere intatto l'orgoglio. Entrare di nuovo in auto con Marco era fuori questione e  chiamare la zia, ammettendo così che la sua diffidenza era giustificata, sarebbe stato un duro colpo per il suo ego.
Sul tavolo c'era un'altra soluzione, unirsi a Valeria e alle sue amiche, ma Ornella non era del tutto pronta a prenderla in considerazione. Innanzitutto, dopo il modo in cui Marco l'aveva trattata, non credeva di averne il diritto, inoltre spiegarle il motivo per cui non poteva tornare con i ragazzi avrebbe significato ammettere la sua scarsa capacità di giudizio.
Al diavolo tutti!  Sarebbe tornata in dietro a piedi a costo di camminare per tutta la notte.
Era lontana una cinquantina di metri dalla spiaggia quando qualcuno alle sue spalle le afferrò il polso.
"Dove stai andando?"
Questo sì che era un colpo di scena, pensò Ornella. Girandosi si era trovata davanti Roberto, che la guardava con gli occhi spalancati.
"A casa." rispose, sapendo di risultare ridicola.
"Come esattamente vorresti tornare a casa?" 
Ornella fece spallucce e distolse lo sguardo.
"Senti, so che è successo qualcosa con Marco," continuò Roberto "non siete tornati insieme e adesso sta ballando con un'altra ragazza. Non voglio che mi racconti niente, ma non avrai intenzione di tornare a piedi? A meno che non pensi di rubare un auto."
"Non so come rubare un auto, quindi...." disse Ornella sarcastica.
"Sai quanti chilometri sono?!" disse Roberto basito.
"Non ho altra soluzione, non ho nessuna intenzione di salire in auto con voi."
"Non stai da tua zia? Potresti chiamare lei."
"Non se ne parla."
"La tua amica?"
Ornella scosse la testa.
"Se è per quello che ha detto Marco in auto, lascia perdere sono stronzate...."
"Non è per quello," lo interruppe Ornella, "Marco l'ha trattata malissimo appena siamo arrivati, con che faccia vado da lei per chiederle un favore?"
Una lacrima  le rigò il viso. Ornella stava facendo fatica a mantenere la calma, soprattutto con Roberto davanti a lei che la guardava come se fosse pazza. Si passò la mano sulla guancia e fortunatamente quella lacrima rimase unica e sola.
Roberto si girò verso il falò e si mise una mano sulla bocca. Dopo aver riflettuto qualche secondo disse:
"Ti accompagno io e poi ritorno indietro."
"Impiegheresti troppo tempo, ci abbiamo messo mezz'ora ad arrivare!"
"Ci abbiamo messo mezz'ora perché abbiamo beccato traffico all'inizio. A quest'ora però non c'è nessuno in giro quindi me la dovrei cavare con quaranta minuti, andata e ritorno."
Intuendo quello che la ragazza stava per ribattere, aggiunse:
"Non ti preoccupare di quei due, non si accorgeranno della mia mancanza. Nel caso, mi inventerò una scusa. Ho quaranta minuti di viaggio per trovarne una."
Ornella sorrise e lo stesso fece Roberto.
In silenzio si diressero verso l'auto e in silenzio rimasero per buona parte del viaggio.
"Mi dispiace." disse a un certo punto Roberto.
"Per cosa?"
"Per come ti ha trattata Marco."
"Che ne sai che è colpa sua."
Roberto rise.
"Perché è sempre colpa sua. Anzi è sempre colpa loro."
Ornella sapeva che Roberto le stava facendo un enorme favore, tuttavia non poté trattenersi dal dire:
"Se sai che sono così stronzi, perché li frequenti?"
Roberto non rispose subito, tuttavia non sembrava indispettito dalla domanda.
"È dura separarsi da qualcuno che conosci da  molto tempo. Non hai qualcuno così, tu? Qualcuno che non ti piace ma da cui non riesci a separarti?"
Fece di no con la testa. Era triste sapere che Roberto provava quelle cose per quelli che sembravano essere i suoi migliori amici.
"Beh, per me è così. Sono dei coglioni patentati, eppure quando mi hanno chiesto di venire in vacanza con loro, non ho saputo dire di no."
"Forse è ora che cominci a farlo."
Roberto annuì.
"Mi sa che hai ragione."
Ornella addolcendo i toni, disse:
"Grazie mille, per il passaggio, non eri tenuto."
"Lo so, ma volevo farlo."
La ragazza sorrise e continuarono il resto del viaggio in silenzio. Unico rumore era la radio che Roberto aveva acceso a metà strada.
Ornella cercò di fare meno rumore possibile mentre rientrava a casa, ma la zia era evidentemente ancora sveglia perché spuntò dalla sua camera e ma prima che potesse dirle qualcosa la ragazza corse verso di lei e si buttò tra le sue braccia.
"Mi dispiace per prima!" disse.
"Fa niente, ne riparliamo in un altro momento."
La zia prima di lasciarla andare le diede un bacio sulla fronte. 
Grazie a quel gesto della zia, inconsapevole di quanto la ragazza ne avesse bisogno, Ornella riuscì nonostante la pessima serata ad andare a dormire con il cuore più leggero.

Se mi innamoro sotto le stelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora